Viaggi di Solidarietà

TREDICESIMO VIAGGIO DI SOLIDARIETA’ LA PORTA SANTA NELL’INFERNO DEL CARCERE PENALE DI JULIACA IN PERÙ 9- 20 Dicembre 2015


Il mio pensiero va anche ai carcerati, che sperimentano la limitazione della loro libertà. Il Giubileo ha sempre costituito l’opportunità di una grande amnistia, destinata a coinvolgere tante persone che, pur meritevoli di pena, hanno tuttavia preso coscienza dell’ingiustizia compiuta e desiderano sinceramente inserirsi di nuovo nella società portando il loro contributo onesto. A tutti costoro giunga concretamente la misericordia del Padre che vuole stare vicino a chi ha più bisogno del suo perdono. Nelle cappelle delle carceri potranno ottenere l’indulgenza, e ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre, possa questo gesto significare per loro il passaggio della Porta Santa, perché la misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori, è anche in grado di trasformare le sbarre in esperienza di libertà.

PAPA FRANCESCO

Lettera del Santo Padre Francesco  con la quale si concede l’indulgenza in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia, 1° Settembre 2015

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I. ROSA LUZ

Di nuovo in viaggio questa volta in Perù a 3800 metri alla mia sinistra le rive del lago Titicaca. È la festa della Madonna di Guadupe, il 12 dicembre. Sono fortunato nel piccolo pulmino in viaggio da Puno a Juli sono riuscito a prendere il posto vicino al guidatore, dietro di me un caos umano di persone assiepate nel viaggio, bambini, venditori, semplici passeggeri. Tra un mese saremo in estate il sole implacabile dei 3800 ti brucia anche dietro il finestrino dell’auto. Il paesaggio bellissimo non riesce a togliermi dal cuore il nome di Rosa Luz una bambina che ho incontrato ieri nell’orfanotrofio di Puno. Il nome Rosa Luz è falso e l’ho scelto per proteggere la piccola.

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Gli scossoni del combi e il vociare della gente non riesce a distogliermi da lei, scrivo nell’ iPad le ferite di una bimba di soli otto anni che difficilmente scorderò.  Entrato nell’orfanotrofio, Rosa Luz che conosco da due anni ruba un momento in cui sono solo per corrermi incontro. Due occhi neri come il carbone e che hanno la capacità di bruciare il cuore, la voce è quella di una bimba che ancora risente della cadenza infantile… La piccola inizia parlottando e chiedendomi di parlare in italiano… Ride divertita nel sentire l’espressione “come stai?” detta in italiano. È solo una scusa per iniziare un discorso ben diverso è ben più difficile. Chiedo a lei in spagnolo ” Come stai Rosa Luz?” E la piccolina attendeva questa domanda… Si siede sulle mie ginocchia e mi da un bacio… Io padre gigi non tornerò a casa per le vacanze estive. Non posso! La piccola sembra ora avere il cervello di una donna di 20 anni… Perché non puoi rosa Luz? Tu mi conosci da due anni ma non conosci la mia storia… È vero, hai ragione, conosco poco di te, conosco solo i tuoi occhi neri bellissimi ma che da sempre mi sono sembrati pieni di soffernza. Cerco di avvicinarmi a questo mondo delicato in modo da non rompere i fragili cristalli della sua interiorità. Il mondo di un piccolo è un tesoro prezioso, molto più grande e bello di quello di un adulto e sono sempre molto preoccupato quando incontro e parlo con un bimbo… Mi studio una strategia, la bambina visibilmente sente lo scarto con le altre bambine dell’orfanotrofio e per questo si avvicinata a me, forse per raccontare la sua storia, forse per una semplice carezza. Che c’è piccola? domando in modo diretto. In modo altrettanto diretto Rosa Luz risponde. Ti racconto la mia triste storia. Il tono mi sorprende sembra quello di un adulto. E la storia è pazzesca, un abisso di sofferenza. Don gigi parlo con te perché vieni da lontano, le mie sorelle più grandi hanno 23 e 27 anni mi vietano di parlare ma… Io oggi piango perché le altre bambine vanno a casa e io rimango qui. Sono qui perché il mio papà picchiava a sangue la mia mamma, poi picchiava le mie sorelle, mio fratello e picchiava anche me. Mi metteva angoscia e paura, paura, paura paura…. Una paura immensa che non riesco a dimenticare. Una notte vidi mio padre violentare mia sorella più grande tra urla e imprecazioni e botte…. E poi ci provò con me, gridavo come una matta, avevo paura e lui mi diceva di non urlare che mi avrebbe massacrato di botte… Poi miracolosamente mi lasciò. Forse per le urla delle altre mie sorelle o per quelle di mia madre sulla quale si scaravento massacrandola di botte, mia madre aveva lividi su tutto il corpo e un dente rotto alla fine della tragica notte.

Mio padre ora è in carcere perché coinvolto in traffico di droga. La bambina sta giocando con le mie dita… Sembra sentirsi per un momento al sicuro. Le do un bacio sulla fronte e quel bacio scatena in lei una formidabile forza: quella di vuotare il sacco. Padre ma ti devo raccontare un segreto, ti devo rivelare la mia profonda paura, la mia vera paura non è questa ma è un altra quella di mio fratello Adolfo (nome di fantasia) che oggi ha 25 anni ma che mi violentô l’anno prima di conoscerti. Io avevo 5 anni e lui 22. Era una notte che pioveva forte forte e faceva tanto freddo, mi saltò addosso come una furia…. Provai un dolore terribile e una vergogna profonda, lui gridò che se avessi parlato mi avrebbe ucciso! La piccola inghiottendo lacrime continua a parlare ma in modo glaciale, se non vedessi le lacrime mi sarebbe sembrata una bimba drogata che parla in modo asettico di qualche cosa successo ad un altra persona. Il dramma non era nel terribile stupro di una bimba di cinque anni ma era tutto nel modo in cui Rosa Luz descriveva quel fatto. Senza affetto, senza cercare considerazione ma rivelando un dramma metabolizzato in modo terribile, una vita spezzata e totalmente destrutturata da qualcosa che molto ha a che fare col demoniaco. Questa terribile storia mi viene raccontata da Rosa Luz in una manciata di minuti. La piccola mi vede sconvolto e incapace di reazione, attonito, allibito e pallido. Non mi era mai e poi mai capitato di tenere tra le braccia un piccolo gomitolo di atrocità come Rosa Luz. Mi chiedevo ma chi sono io per ricevere tale segreto. Al posto di rispondere con parole preferisco abbracciare la bimba e stare in silenzio. Ci pensa lei a parlare, mi da una carezza lenta mi guarda dritto negli occhi con i suoi neri occhi e mi brucia il cuore. Ricordati di me padre gigi in questo natale! Ti voglio bene e ti ho regalato l’ unica cosa che possiedo: il mio dolore. La piccolina poi estrae dalla sua felpa un braccialetto colorato di azzurro, verde nero e blu e me lo allaccia al polso destro, ma lo allaccia facendo in modo compulsivo uno, due, tre … Ho contato fino a sei nodi! Te lo regalo padre gigi e per la paura che tu possa perderlo te lo ho legato bene bene. Mi guarda felice, la bambina è così felice di avermi regalato un braccialetto. Questo fatto nuovamente mi fa tremare il cervello, quando mai mi è capitato di vedere un bambino felice di regalare più che di ricevere? uno schiaffo violento alla mia coscienza per bene, al mio modo di fare raffinatamente ipocrita. La piccola non voleva niente da me voleva solo… Regalare un braccialetto. Forse ieri sera sulle mie ginocchia non era seduta una bimba, ma un angelo venuto dal cielo. Me lo sto chiedendo ora mentre scrivo. No, non è stato un sogno la bimba era vera non era un angelo, ma era molto di più: era Gesù stesso. Il mio primo grave peccato mortale di ieri sera? ve lo rivelo? Si… Prima di dormire tentavo di sciogliere il primo dei sei nodi per liberarmi nel corso notte di quel bracciale. Quando mi resi conto…. Scoppiai in pianto, come potevo io sciogliere un dono messo con tanta passione da Rosa Luz perché non mi liberassi dal suo dolore? Recitai l’Atto di dolore… Ed ora sto cercando un prete per confessare la mia misera…. Sicuramente al polso porto il più bel regalo di Natale che abbia ricevuto nella mia vita! 12 Dicembre 2015 in combi da PUno a juliaca.

II. LA PORTA SANTA DEL CARCERE

Questo viaggio in Perù per un imprevisto si è trasformato in una occasione incredibile per vivere il giubileo della Misericordia. L’ incontro con le carceri del Perù. Il mondo carcerario in Italia è già difficile in questo paese è orribile.

Nel carcere femminile di Lampa ho acquistato il giubileo, ho baciato la porta santa costituita dall’ingresso in una cella multipla. Sono scoppiato letteralmente in pianto, un fulmine nella testa. Papa Francesco ha letteralmente sconvolto la mia vita, non ho mai immaginato un uomo, un sacerdote un papa simile. In un carcere abbandonato da tutti a 3800 metri, in una arida pianura andina, il secondino con pesanti chiavi mi apre la porta della cella. La ragazza che è guardia carceraria mi guarda tra l’incredulo e il perplesso. Dopo aver oltrepassato i controlli aver salutato le donne prigioniere, dopo aver benedetto tutte una per una e dopo aver Benedetto in special modo le te donne incinte e quelle 7 che avevano un bambino al collo, preparato da questo incontro, mi avvicino alla cella la pensate porta di ferro blu si apre e io mi inginocchio e paragono in modo forte stridente la bellezza e la solennità della porta santa di San pietro e la schifezza di quella porta, vecchia consunta in mezzo all’odore delle latrine, altro che porta di San pietro bella artistica e preziosa. Quella porta in un dimenticato carcere sull’altipiano andino non ha nulla di sacro,una lastra di ferro arruginita, pesante e piena di rumori nell’aprirsi. Eppure quella porta apre alla Misericordia in egual modo di quella di San Pietro, anzi io sono convinto più di quella di San Pietro. Piango, sono commosso, meno di dieci giorni fa attraversavo o a Roma la porta santa di San Pietro era l’ 8 dicembre, oggi 15 dicembre esattamente una settimana dopo attraverso nuovamente una porta santa bagnata da lacrime, da dolore, da delitti, sono donne che al novanta per cento sono colpevoli del traffico di droga oppure di traffico di minori…. Ma quella porta santa mi ha dato più forza della porta santa di Roma. Bacio con devozione gli stipiti di quella porta e chiedo a Gesù di avere misericordia con me. Baciando il volto di quelle carcerate capisco nuovamente che sono la carne di Gesù. Il pulmino corre veloce stiamo tornando da Lampa a Juliaca. Due momenti importanti ci aspettano la santa messa al carcere maschile di massima sicurezza e dopodomani nuovamente l’incontro con queste carcerate. Non sto scrivendo in modo ordinato è un ammasso di troppe idee da elaborare che risentono della durezza di un carcere latinoamericano in sovrappopolazione, dalla mancanza di igiene, della sporcizia e dove veramente sembra essere sulla porta di un inferno e che Papa Francesco ha saputo trasformare per il prossimo anno in porta di paradiso. Sono a Juliaca… Chiudo iPad mi preparo alla messa con i carcerati. Affido a questo post di Face Book una vostra più profonda meditazione su questa mattinata incredibile nella quale ho attraversato la porta santa di un carcere peruviano. Con una gioia e con un profondo dolore nel cuore.

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III. LA PORTA SANTA NELL’INFERNO DEL CARCERE PENALE DI JULIACA IN PERÙ

Vi assicuro che pubblicani e prostitute vi passeranno avanti nel Regno di Dio. Mt 21,32b

Ecco la lettera che ho presentato al direttore del Carecre di Juliaca, cliccare qui

Scrivo tendendo tra le mani un lucchetto lucido di mezzo chilo è uno dei grossi lucchetti con i quali nel carcere di castigo, come si dice qui, di Juliaca i prigionieri vengono richiusi ogni sera al calar del sole. Carcel Penal de Juliaca, mi dicono è il secondo carcere di massima sicurezza del Perù. Il primo si trova a otto ore da qui a Challapalca a circa 4800 metri un freddo incredibile tutto l’anno e condizioni igieniche insopportabili. Si arriva al carcere di massima sicurezza di Juliaca da tutte le parti del Perù. Qui dove vuoi scappare a 3800 metri? Si arriva al carcere di Juliaca talvolta per permettere al prigioniero di adattarsi all’altezza prima di essere spediti a Challapalca. La popolazione carceraria è costituita da più di mille persone per un carcere che può ospitare solo cinquecento prigionieri. È un carcere maschile con una piccola succursale femminile. Tutti accuratamente selezionati, vi sono molti carcerati che scontano ergastolo, altre pene di trent’anni… Fino ad arrivare a quelle di dieci anni. I motivi sono traffico di droga, traffico di minori, omicidi, stupratori…. Entro nel carcere con molta emozione, supero i severi controlli che mi impongono di lasciare tutto fuori, cellulari, macchine fotografiche, l’arredo della messa viene accuratamente visionato dagli ispettori carcerari. poi è la volta della perquisizione personali. Grate di ferro si aprono, recinzioni di fili spinati, piano piano mentre entro nel padiglione stabilito per la messa la popolazione aumenta a dismisura. I corridoi sono stretti e sporchi, imbrattati, al pian terreno del padiglione vi sono servizi di spaccio per vendita di dentifrici, saponi, detersivi per biancheria. Ci si muove a fatica per il numero di persone, salgo al secondo piano per benedire una statua della Madonna custodita nel corridoio da un detenuto che sta scontando trent’anni per traffico di droga. I prigionieri mi accolgono con curiosità e rispetto, mi fermo davanti alla cella di Carlos e benedico la Madonnina. …e poi guardo e impallidisco. Sul lungo e stretto corridoio si affacciano le celle, sono celle impossibili da descrive e purtroppo oltre il grande lucchetto non ho nessuna fotografia del carcere e della cella carceraria. Nulla di queste celle ricorda quelle d’Italia, Europa o Stati Uniti. Entrando vi è uno spazio di circa un metro quadrato, difronte la latrina, sopra la latrina che emana un tanfo insopportabile, vi è un tramezzo di cemento che costituisce una specie di lavandino, il lavandino svolge funzione igieniche per lavarsi e per lavare le stoviglie del cibo. Il rubinetto è arrugginito e gocciola impietosamente su una scodella di metallo lurido, che non riconosce da molto tempo l’uso del sapone, come è possibile lavare stoviglie sopra la latrina? Alcune pentole sono poste vicino alla latrina e mi rendo conto che hanno un doppio uso quello di servire alla cucina, e alla latrina! Accanto a questa prima parte separati da un muro lungo circa settanta centimetri vi sono due posti letto in muratura sui quali sono appoggiati luridi materassi. Il carcere è colorato dalla biancheria stesa dei carcerati: mutande, canottiere, felpe colorate, tute da ginnastica, jeans sono dappertutto.. È biancheria molto povera e trascurata spesso lavata male. Sono davanti alla cella di Carlos trent’anni per traffico di droga. Guardo il suo volto segnato ormai dalla vecchiaia, un crimine commesso ormai molti anni fa ma che pesa ancora fortemente su di lui, vicino a Carlos vi è Rolando un uomo che ha stuprato e violentato donne e bambine e che sta scontando 27 anni di prigione, vi è poi il colombiano Leonardo con un enorme tatuaggio della Vergine con il bambino Gesù sul braccio sinistro che sta scontando 23 anni per aver ammazzato due uomini in una rapina a Lima. Un trafficante di droga, uno stupratore e violentatore di bambini, un assassino: Carlos, Rolando e Leonardo, tre storie terribili, tre uomini concreti davanti, tre storie delle mille chiuse a chiave in quel carcere maledetto. Provo un malcelato disagio, è la prima volta nella mia vita che palpo con le mie mani la vita concreta di tre criminali. Sono lì davanti a me, non sono al cinema o alla televisione, sono in un’ ala di un carcere di massima sicurezza e sono storie vere, ammesse dai tre carcerati. Provo ribrezzo guardando a Rolando e pensando a Rosa Luz la piccola di otto anni stuprata dal fratello e della quale porto al polso destro il suo braccialetto. Riesco a perdonare a Carlos e a Leonardo, ma non riesco a guardare negli occhi lo stupratore di bambini, anzi vorrei ingiuriarlo, vorrei dargli un pugno, uno schiaffo…. Non ci riesco ,proprio a guardarlo! Mentre nel cervello frullano tutti questi pensieri e sentimenti, guardo per caso la porta della cella. Se quella del carcere femminile era avvolta dal silenzio perché le carcerate erano tutte nel patio ed il silenzio conferiva a quella porta un alone di austerità, di questa porta non mi ero neppure reso conto. Come a Bangui si tratta non di una porta ma di un cancello, un piccolo cancello di ferro largo circa un metro, attorno alle sbarre vi sono legate pubblicità di auto potenti, una squadra di calcio, una corona del rosario di plastica bianca…. E questa, questa sarebbe una porta santa? L’ enorme stupore per quella porta santa, quasi blasfema riesce a distogliermi dal pensiero dei miei tre chierichetti vicini Rolando, Carlos e Leonardo e le loro terribili storie vomitevoli. Depongo il secchio con l’acqua benedetta e con lentezza accarezzo gli stipiti di quella porta, con calma la chiudo e cerco di fare pace con il cervello, non è facile. Attorno si fa silenzio. Inizio a parlare… “Forse una settimana fa avete visto al telegiornale che Papa Francesco a Roma nella Basilica di San Pietro ha aperto una bellissima e grande porta. Vedo dagli occhi dei miei chierichetti che almeno sono a conoscenza della notizia e quindi sono incoraggiato a continuare nel mio discorso. Quella bellissima e preziosa porta fatta da grandi artisti si chiama porta santa e viene murata per venticinque anni. Attraversando quella porta santa tutti i fedeli che hanno fatto la comunione dopo essersi confessati ricevono una indulgenza plenaria. Qui Rolando Carlos e Leonardo non mi seguono più. … Certo, cosa vuole dire indulgenza plenaria nella testa di un assassino, di un violentatore di bambini e di un narcotrafficante? Li vedo perplessi e sono perplessi anche gli altri carcerati… Non mi seguono più. Cambio registro. Papa Francesco ha proclamato un Anno Santo in cui vuole far capire a noi la misericordia di Dio e con il potere che gli compete come papa ci dice che chi attraverserà la porta santa dopo essersi confessato e comunicato tornerà ad essere amico di Dio qualsiasi peccato abbia commesso, anche se abbia ucciso, stuprato o commerciato droga! Anche per voi tre di cui conosco la storia…. E per la prima volta per un centesimo di secondo riesco a fissare negli occhi Rolando lo stupratore di bambini, ma subito li ritraggo spaventato. Vi sono venuto a dire una cosa bellissima questa porta davanti a noi con la pubblicità di una bella BMW, con la squadra di calcio del cuore di Carlos (Carlos ride divertito) con questo Rosario legato attorno alla sbarra e con questo grosso e pesante lucchetto chiuso ha lo stesso valore di quella di Roma! Tutti scoppiano a ridere e rido anche io. Ma come è possibile dico io? Papa Francesco vi vuole bene, ma non è lui a volervi bene e a trasformare questo cancello in una bellissima porta santa, è Gesù stesso! il Papa ci dice che ogni volta che attraverseremo una porta delle vostre celle pensando al male compiuto e chiedendo perdono noi torneremo ad essere suoi amici confessandoci e ricevendo la comunione. Sono commosso, molto commosso, tanto commosso! Ora io vi faccio una proposta Carlos, Leonardo e con un gesto di forza su me stesso alzo la fronte e guardo dritto a Rolando negli occhi, il giovane ha degli occhi azzurri chiari sembra essere devastato da problemi di alcol o droga… Riesco a mantenere gli occhi su di lui, e passando dal plurale al singolare dico a lui: “Rolando te la senti ti passare con me questa porta? ” Lui mi guarda sorpreso…. E incredulo ha bisogno di spiegazioni…. Se passerai questa porta pentendoti dei tuoi peccati sentirai la carezza di Dio sulla tua guancia. Il ragazzo sembra ora capire di più. Ma cosa può fare Dio di un avanzo di galera come me? Mi risponde, sta per iniziare a parlare…. Tu non sai le atrocità che ho commesso! Metto la mia mano sulla sua bocca e impedisco a lui di parlare. Non parlare, non raccontare, Gesù sa tutto e io non lo voglio proprio sapere, voglio solo che tu mi dia la tua mano e passi dopo di me la porta. Perché proprio me e non con Carlos e Leonardo…. Anche con loro, ma prima di tutto e soprattutto con te perché tu rappresenti per me un ragazzo di 25 anni che ha stuprato la sua sorellina di cinque. La bambina l’ho tenuta tra le braccia tre giorni fa. E per tre giorni ho sentito ribrezzo per lui. Ora io e te passeremo questa porta santa e io vincerò il mio ribrezzo e tu chiederai perdono di quello che hai fatto. I suoi occhi diventano lucidi. Ora non ho più bisogno di guardarlo! Ho bisogno di guardare alla porta, alla porta santa! Recitiamo insieme il padre nostro, per l’Ala del carcere la preghiera viene ripetuta da tutti i carcerati presenti. Mi inginocchio davanti al cancello della cella chiuso, lo apro lentamente dicendo: Signore Gesù abbi pietà di me peccatore!…lo passo e mi trovo in uno spazio piccolo è pieno di tanfo della latrina. Rolando è ancora fuori, gli tendo la mano…. E anche lui passa! È dentro nella cella con me con il volto letteralmente pieno di lacrime, bagnato, lavato dalle lacrime… Scoppia un applauso guidato dal secondino. Con le mie mani asciugò la sua faccia e lui mi abbraccia forte forte, sento i suoi singhiozzi e il tremito del suo pianto. Dopo di lui allungo la mia mano ed invito Carlos il narcotrafficante ormai anziano ad oltrepassare la porta della cella, anche lui è dentro e lo abbraccio forte, anche per lui uno spontaneo applauso, ed infine Leonardo l’ assassino che ha ucciso due persone in una rapina, l’ultimo applauso è particolarmente forte e Leonardo compie un gesto che mi commuove bacia con tenerezza la vergine tatuata sul suo braccio ed ad alta voce dice, perdonami Maria io confido in te! Tutte le sere mi addormento dando un bacio alla Madonna e dicendo questa preghiera, è una confessione semplice e spontanea che fa bene a tutti i carcerati presenti. La cella è davvero piccola per noi quattro e poi dobbiamo celebrare la messa nel patio. Certo il contrasto che provo è formidabile e ai miei tre efferati delinquenti dico…. Certo settimana scorsa ero a Roma ed ho attraversato la bella porta santa, ma mai avrei pensato che una settimana dopo una ben più formidabile cerimonia avrei vissuto con voi. A Roma Papa Francesco ha attraversato la porta santa e dopo di lui hanno attraversato la porta santa cardinali, vescovi, sacerdoti, capi di stato e diplomatici… Tutti ben vestiti ed eleganti, mai e poi mai avrei pensato di passare un ‘ altra porta santa così lontana da Roma, così umile così diversa da quella di Roma ma altrettanto potente. Ma quello che mi ha sconvolto non è stato passare questa porta santa, ma passarla dando la mano non a potenti e ricchi, ma ad uno stupratore di bambini, ad un assassino ed ad un trafficante di droga. I tre uomini mi fissano profondamente negli occhi e il loro sguardo è pieno di silenzio e di lacrime. Ogni sera prima di dormire, passando per la porta della vostra cella dite “signore Gesù abbi pietà di me peccatore… Sentirete la carezza di Dio sulla vostra guancia. Lentamente con la mano destra accarezzo la guancia di quei tre uomini quasi una liturgia, mentre accarezzo la loro guancia mi viene in mente una frase da brividi presente nel Vangelo…ero carcerato e siete venuti a visitarmi! ma allora? No! Non è possibile! Loro sono Gesù, loro sono la carne di Gesù, non riesco a capirlo che uno stupratore, un assassino ed un narcotrafficante siano Gesù, ma credo profondamente nel Vangelo di Gesù. Li abbraccio forte e dico andiamo a celebrare la messa. I prigionieri lentamente scendono nel patio e circa 200 persone si fanno attorno al tavolino sul quale ho preparato pane e vino. E durante questa messa seguita con devozione dai prigionieri di questo carcere di massima sicurezza, di questo carcere di castigo inizio a leggere il Vangelo e come a Garissa in Kenya nuovamente una atomica coincidenza tra Vangelo e la mia vita. Mentre a Garissa celebravo messa per i 148 martiri uccisi dagli islamisti il Vangelo proposto in quel giorno era ” verrà il giorno in cui vi uccideranno e uccidendovi penseranno di dare gloria a Dio , qui nel patio di questo schifoso carcere sull’altipiano delle Ande peruviane con attorno circa duecento efferati delinquenti ecco la frase che mi pugnala il respiro: Vi assicuro che pubblicani e prostitute vi passeranno avanti nel Regno di Dio. Mt 21,32b. Ero venuto qui per fare una predica ai carcerati ed invece…. Li guardo tutti uno per uno e dico a loro, voi tutti, tutti, mi passerete avanti in paradiso, lo dice Gesù! e io ci credo profondamente, e poi noi tutti abbiamo un caro amico nostro protettore in paradiso è il buon ladrone, unico esempio di santo canonizzato in vita e canonizzato non da Papa Francesco, ma da Gesù stesso… Se è entrato lui in paradiso entrerete anche voi e dopo di voi anche ioooo. Lo scambio della pace è sentito e commovente ci abbracciamo tutti tutti augurandoci buon natale. Terminate le comunioni chiamo Carlos, Rolando e Leonardo e li faccio venire al centro del cortile. Carissimi vorrei fare a tutti quello che farò ai miei tre amici con i quali ho acquistato il giubileo, non è possibile, lo faccio con loro, ma lo faccio con tutti e prometto di tornare presto a trovarvi! Mi inginocchio e lentamente bacio i piedi di Leonardo l’assassino colombiano, di Carlos il narcotrafficante e di Rolando lo stupratore di bambini…. Mentre mi alzo vedo gli occhi di questi tre uomini duri pieni di commozione, come tutti i carcerati. Leonardo si allontana e torna con un grosso lucchetto preso dalla guardia carceraria. Prende la parola… Padre vogliamo che tu ti ricordi di noi! Vogliamo che tu non ci dimentichi domani quando torni a Roma, vogliamo che tu ci porti con te… Sappiamo che non è possibile e allora ho chiesto al secondino se potevo regalarti il grosso e vecchio lucchetto che ogni sera chiude la porta della mia cella, quella che tu con fantasia chiami porta santa! Per me quel cancello di ferro pesante ed arrugginito non è una bella porta, mi priva della libertà e soprattutto odio il pesante lucchetto che alle sei la sera chiude la mia cella, in quel momento ogni sera mi sento morire, guardo la madonna tatuata sul mio braccio … E piango come un bambino chiedendo perdono dei miei orribili crimini. Ora tu mi dici di credere che passando quella porta sentirò la carezza di Dio, ma se tu non venivi qui, come potevo io sapere questa cosa? Non capisco ancora tutto il significato di quello che tu mi dici, ma ti prometto che ogni sera, quando le guardie chiuderanno a chiave la porta della cella , le darò un bacio fino al 15 dicembre 2016! E dirò questa preghiera: Gesù abbi pietà di me sono un assassino ed apri per me le porte del paradiso! Il giovane possente si avvicina a me e pone nelle mie mani il grosso lucchetto chiuso dal peso di mezzo chilo. Me lo stringo forte al petto ed avverto il forte potere e la grande forza di significato di quel pesante e vecchio lucchetto. I carcerati applaudono con forza…. Io bacio commosso quel grosso lucchetto che a fatica sta nelle mie mani. Lentamente escono dal mio cuore alcune parole… Mai avrei pensato di tornare in Italia dal Perù con il regalo di un. Assassino e di una comunità di prigionieri, mai avrei pensato il valore sacro. Del tuo dono Leonardo ! Porto a Roma un lucchetto arrugginito ma se in qualche modo mi dai quel lucchetto la porta rimane aperta, anche se sono sicuro che questa sera vi sarà un nuovo fiammante lucchetto… I prigionieri ridono… Ma Leonardo, sono sicuro che con questo regalo hai tolto il lucchetto dalla porta del tuo cuore e l’ hai aperta alla Misericordia di Dio e mi auguro che da oggi la tua vita abbia rimosso il lucchetto che ti chiude nell’ idea di essere un assassino e ti apra la porta di pensarti come un uomo amato da Dio nel più nero e profondo abisso di errore” . Grandi pentoloni dalle enormi dimensioni giungono al patio è quasi ora della cena… Si tratta di una specie di minestrone fatto da fegato e patate… E pasta . Niente più. Per me occidentale praticamente immangiabile denso di pesante olio, forse problematico anche per i poveri delle Ande, ma per quegli uomini nel regime di carcere di castigo unico cibo possibile. Il nostro incontro termina con la benedizione di medagliette, rosari di plastica, croci e di grandi tatuaggi dal significato sacro sulle braccia, sulle mani e sul collo di quei disperati. Esco dal carcere con un pesante lucchetto che chiudeva una delle tante porte sante di quelle celle del carcere duro di juliaca. Prima di tornare in Italia facevo incidere sul vecchio e pesante lucchetto le seguenti parole: Anno santo della Misericordia. Carcere penale di Juliaca, santa messa 15.12,15. Quel vecchio lucchetto è per me una reliquia dal grande valore spirituale e simbolico, da esso trasuda il groviglio dei peccati e degli errori umani tutti concentrati in quel carcere di castigo, ma da quel lucchetto una grande forza quella di una porta santa istituita da un papa venuto dalla fine del mondo e che si preoccupa non tanto di aprire la porta santa in San pietro, ma nel cuore dell’ Africa ferita dai conflitti…. Fino a giungere alle porte sante di questo carcere alla fine del mondo, a tremila ottocento metri di altezza, dove i lama fanno compagnia a questi poveri disgraziati che vivono in condizioni di castigo con grandi e lucchetti pesanti nel cuore… Forse come è avvenuto nel pomeriggio del 15 dicembre quei poveri disgraziati, come Carlos, Leonardo e Rolando, riusciranno ad aprire il pesante lucchetto del cuore e attraversando la porta santa della loro squallida cella intuire che Dio è più vicino al peccatore che al giusto e che …dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia. Ciao Juliaca, tra pochi giorni molte ore di aereo mi riporteranno dall’ altra parte del mondo a Roma con un pesante lucchetto e nel cuore il segreto desiderio di regalare questo lucchetto a Papa Francesco…. Sono sicuro che lo bacerebbe con devozione.

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IV. INTERVISTA RADIO VATICANA. IL RACCONTO DELLA PORTA SANTA DEL CARCERE PENALE DI JULIACA IN PERÙ. IL CARCERE DI JULIACA IN PERÙ – RV. 18/12/2015 16:52

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TESTIMONIANZA DI MISERICORDIA

“Scrivo tenendo tra le mani un lucchetto lucido di mezzo chilo è uno dei grossi lucchetti con i quali nel carcere di castigo, come si dice qui, di Juliaca i prigionieri vengono richiusi ogni sera al calar del sole”. E’ il Carcel Penal de Juliaca, scrive dal Perù mons. Luigi Ginami, presidente della Fondazione Santina Onlus, “il secondo carcere di massima sicurezza del Perù”. “Il primo si trova a otto ore da qui a Challapalca a circa 4800 metri un freddo incredibile tutto l’anno e condizioni igieniche insopportabili. Si arriva al carcere di massima sicurezza di Juliaca da tutte le parti del Perù. Qui dove vuoi scappare a 3800 metri? Si arriva al carcere di Juliaca talvolta per permettere al prigioniero di adattarsi all’altezza prima di essere spediti a Challapalca. La popolazione carceraria è costituita da più di mille persone per un carcere che può ospitare solo cinquecento prigionieri. È un carcere maschile con una piccola succursale femminile. Tutti accuratamente selezionati, vi sono molti carcerati che scontano ergastolo, altre pene di trent’anni… Fino ad arrivare a quelle di dieci anni. I motivi sono traffico di droga, traffico di minori, omicidi, stupratori….”

IL CARCERE PENALE DI JULIACA SULLE ANDE

“Grate di ferro si aprono, recinzioni di fili spinati, piano piano mentre entro nel padiglione stabilito per la messa la popolazione aumenta a dismisura. I corridoi sono stretti e sporchi, imbrattati, al pian terreno del padiglione vi sono servizi di spaccio per vendita di dentifrici, saponi, detersivi per biancheria. Ci si muove a fatica per il numero di persone, salgo al secondo piano per benedire una statua della Madonna custodita nel corridoio da un detenuto che sta scontando trent’anni per traffico di droga. I prigionieri mi accolgono con curiosità e rispetto, mi fermo davanti alla cella di Carlos e benedico la Madonnina”. “Sul lungo e stretto corridoio, ci scive mons. Ginami in questa testimoninza di Misericordia, si affacciano le celle. Sono celle impossibili da descrivere. Entrando vi è uno spazio di circa un metro quadrato, sopra la latrina che emana un tanfo insopportabile, vi è un tramezzo di cemento che costituisce una specie di lavandino, il lavandino svolge funzione igieniche per lavarsi e per lavare le stoviglie del cibo. Il rubinetto è arruginito e gocciola impietosamente su una scodella di metallo lurido, che non riconosce da molto tempo l’uso del sapone, come è possibile lavare stoviglie sopra la latrina?” “Alcune pentole sono poste vicino alla latrina e mi rendo conto che hanno un doppio uso quello di servire alla cucina, e alla latrina! Accanto separati da un muro  lungo circa settanta centimetri vi sono due posti letto in muratura sui quali sono appoggiati luridi materassi. Il carcere è colorato dalla biancheria stesa dei carcerati: canottiere, felpe colorate, tute da ginnastica, jeans sono dappertutto.. È biancheria molto povera e trascurata spesso lavata male”.

L’INCONTRO CON I CARCERATI

“Sono davanti alla cella di Carlos trent’anni per traffico di droga. Guardo il suo volto segnato ormai dalla vecchiaia, un crimine commesso ormai molti anni fa ma che pesa ancora fortemente su di lui, vicino a Carlos vi è Rolando un uomo che ha stuprato e violentato donne e bambine e che sta scontando 27 anni di prigione, vi è poi il colombiano Leonardo con un enorme tatuaggio della Vergine con il Bambino Gesù sul braccio sinistro che sta scontando 23 anni per aver ammazzato due uomini in una rapina a Lima”. “Un trafficante di droga, uno stupratore e violentatore di bambini, un assassino: Carlos, Rolando e Leonardo, tre storie terribili, tre uomini concreti davanti, tre storie delle mille chiuse a chiave in quel carcere maledetto. Sono lì davanti a me, non sono al cinema o alla televisione, sono in un’ ala di un carcere di massima sicurezza e sono storie vere, ammesse dai tre carcerati. Riesco a perdonare a Carlos e a Leonardo, ma non riesco a guardare negli occhi lo stupratore di bambini, anzi vorrei ingiuriarlo… Non ci riesco, proprio a guardarlo! Mentre nel cervello frullano tutti questi pensieri e sentimenti, guardo per caso la porta della cella”. “Come a Bangui, prosegue mons. Ginami, si tratta non di una porta ma di un cancello, un piccolo cancello di ferro largo circa un metro, attorno alle sbarre vi sono legate pubblicità di auto potenti, una squadra di calcio, una corona del rosario di plastica bianca….”

LA PORTA SANTA DEL CARCERE 

“E questa, questa sarebbe una porta santa? L’ enorme stupore per quella Porta Santa, quasi blasfema riesce a distogliermi dal pensiero dei miei tre chierichetti vicini Rolando, Carlos e Leonardo e le loro terribili storie. Depongo il secchio con l’acqua bendetta  e con lentezza accarezzo gli stipiti di quella porta, con calma la chiudo e cerco di fare pace con il cervello, non è facile. Attorno si fa silenzio. Inizio a parlare… “Forse una settimana fa avete visto al telegiornale che Papa Francesco a Roma nella Basilica di San Pietro ha aperto una bellissima e grande porta. Vedo dagli occhi dei miei chierichetti che almeno sono a conoscenza della notizia e quindi sono incoraggiato a continuare nel mio discorso. Quella bellissima e preziosa  porta fatta da grandi artisti si chiama porta santa e viene murata per venticinque anni. Attraversando quella porta santa tutti i fedeli che hanno fatto la comunione dopo essersi confessati ricevono una indulgenza plenaria. Li vedo perplessi e sono perplessi anche gli altri carcerati… Non mi seguono più”. “Cambio registro. Papa Francesco ha proclamato un Anno Santo in cui vuole far capire a noi la misericordia di Dio e con il potere che gli compete come papa ci dice che chi attraverserà la porta santa dopo essersi confessato e comunicato tornerà ad essere amico di Dio qualsiasi peccato abbia commesso, anche se abbia ucciso, stuprato o commerciato droga! Anche per voi tre di cui conosco la storia….”

IL LUCCHETTO DELLA MISERICORDIA

” Esco dal carcere con un pesante lucchetto che chiudeva una delle tante Porte Sante di quelle celle del carcere duro di juliaca. Prima di tornare in Italia facevo incidere sul vecchio e pesante lucchetto le seguenti parole: Anno Santo della Misericordia. Carcere penale di Juliaca, Santa Messa 15.12.15.” “Quel vecchio lucchetto, scrive ancora mons. Ginami, è per me una reliquia dal grande valore spirituale e simbolico, da esso trasuda il groviglio dei peccati e degli errori umani tutti concentrati in quel carcere di castigo, ma da quel lucchetto una grande forza quella di una Porta Santa istituita da un Papa venuto dalla fine del mondo e che si preoccupa non tanto di aprire la Porta Santa in San Pietro, ma nel cuore dell’ Africa ferita dai conflitti….”. “Fino a giungere alle Porte Sante di questo carcere alla fine del mondo, a 3.800 metri di altezza, dove i lama fanno compagnia a questi poveri disgraziati che vivono in condizioni di castigo con grandi e lucchetti pesanti nel cuore… Forse come è avvenuto nel pomeriggio del 15 dicembre 2015, Carlos, Leonardo e Rolando, riusciranno ad aprire il pesante lucchetto del cuore e attraversando la Porta Santa della loro squallida cella, intuire che Dio è più vicino al peccatore che al giusto e che …dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia”.

IL RITORNO A ROMA

“Ciao Juliaca. Tra pochi giorni molte ore di aereo, conclude mons. Luigi Ginami, presidente della Fondazione Santina Onlus in questa testimonianza di Misericordia inviata dal Perù, mi riporteranno dall’ altra parte del mondo a Roma, con un pesante lucchetto e nel cuore il segreto desiderio di regalare questo lucchetto a Papa Francesco….”

(Luca Collodi)

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V. ALLEGATO. LETTERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO  CON LA QUALE SI CONCEDE L’INDULGENZA  IN OCCASIONE DEL GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA

Al Venerato Fratello Mons. Rino Fisichella Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione

 

La vicinanza del Giubileo Straordinario della Misericordia mi permette di focalizzare alcuni punti sui quali ritengo importante intervenire per consentire che la celebrazione dell’Anno Santo sia per tutti i credenti un vero momento di incontro con la misericordia di Dio. È mio desiderio, infatti, che il Giubileo sia esperienza viva della vicinanza del Padre, quasi a voler toccare con mano la sua tenerezza, perché la fede di ogni credente si rinvigorisca e così la testimonianza diventi sempre più efficace.

Il mio pensiero va, in primo luogo, a tutti i fedeli che nelle singole Diocesi, o come pellegrini a Roma, vivranno la grazia del Giubileo. Desidero che l’indulgenza giubilare giunga per ognuno come genuina esperienza della misericordia di Dio, la quale a tutti va incontro con il volto del Padre che accoglie e perdona, dimenticando completamente il peccato commesso. Per vivere e ottenere l’indulgenza i fedeli sono chiamati a compiere un breve pellegrinaggio verso la Porta Santa, aperta in ogni Cattedrale o nelle chiese stabilite dal Vescovo diocesano, e nelle quattro Basiliche Papali a Roma, come segno del desiderio profondo di vera conversione. Ugualmente dispongo che nei Santuari dove si è aperta la Porta della Misericordia e nelle chiese che tradizionalmente sono identificate come Giubilari si possa ottenere l’indulgenza. È importante che questo momento sia unito, anzitutto, al Sacramento della Riconciliazione e alla celebrazione della santa Eucaristia con una riflessione sulla misericordia. Sarà necessario accompagnare queste celebrazioni con la professione di fede e con la preghiera per me e per le intenzioni che porto nel cuore per il bene della Chiesa e del mondo intero.

Penso, inoltre, a quanti per diversi motivi saranno impossibilitati a recarsi alla Porta Santa, in primo luogo gli ammalati e le persone anziane e sole, spesso in condizione di non poter uscire di casa. Per loro sarà di grande aiuto vivere la malattia e la sofferenza come esperienza di vicinanza al Signore che nel mistero della sua passione, morte e risurrezione indica la via maestra per dare senso al dolore e alla solitudine. Vivere con fede e gioiosa speranza questo momento di prova, ricevendo la comunione o partecipando alla santa Messa e alla preghiera comunitaria, anche attraverso i vari mezzi di comunicazione, sarà per loro il modo di ottenere l’indulgenza giubilare.

Il mio pensiero va anche ai carcerati, che sperimentano la limitazione della loro libertà. Il Giubileo ha sempre costituito l’opportunità di una grande amnistia, destinata a coinvolgere tante persone che, pur meritevoli di pena, hanno tuttavia preso coscienza dell’ingiustizia compiuta e desiderano sinceramente inserirsi di nuovo nella società portando il loro contributo onesto. A tutti costoro giunga concretamente la misericordia del Padre che vuole stare vicino a chi ha più bisogno del suo perdono. Nelle cappelle delle carceri potranno ottenere l’indulgenza, e ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre, possa questo gesto significare per loro il passaggio della Porta Santa, perché la misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori, è anche in grado di trasformare le sbarre in esperienza di libertà.

Ho chiesto che la Chiesa riscopra in questo tempo giubilare la ricchezza contenuta nelle opere di misericordia corporale e spirituale. L’esperienza della misericordia, infatti, diventa visibile nella testimonianza di segni concreti come Gesù stesso ci ha insegnato. Ogni volta che un fedele vivrà una o più di queste opere in prima persona otterrà certamente l’indulgenza giubilare. Di qui l’impegno a vivere della misericordia per ottenere la grazia del perdono completo ed esaustivo per la forza dell’amore del Padre che nessuno esclude. Si tratterà pertanto di un’indulgenza giubilare piena, frutto dell’evento stesso che viene celebrato e vissuto con fede, speranza e carità.

L’indulgenza giubilare, infine, può essere ottenuta anche per quanti sono defunti. A loro siamo legati per la testimonianza di fede e carità che ci hanno lasciato. Come li ricordiamo nella celebrazione eucaristica, così possiamo, nel grande mistero della comunione dei Santi, pregare per loro, perché il volto misericordioso del Padre li liberi da ogni residuo di colpa e possa stringerli a sé nella beatitudine che non ha fine.

Uno dei gravi problemi del nostro tempo è certamente il modificato rapporto con la vita. Una mentalità molto diffusa ha ormai fatto perdere la dovuta sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita. Il dramma dell’aborto è vissuto da alcuni con una consapevolezza superficiale, quasi non rendendosi conto del gravissimo male che un simile atto comporta. Molti altri, invece, pur vivendo questo momento come una sconfitta, ritengono di non avere altra strada da percorrere. Penso, in modo particolare, a tutte le donne che hanno fatto ricorso all’aborto. Conosco bene i condizionamenti che le hanno portate a questa decisione. So che è un dramma esistenziale e morale. Ho incontrato tante donne che portavano nel loro cuore la cicatrice per questa scelta sofferta e dolorosa. Ciò che è avvenuto è profondamente ingiusto; eppure, solo il comprenderlo nella sua verità può consentire di non perdere la speranza. Il perdono di Dio a chiunque è pentito non può essere negato, soprattutto quando con cuore sincero si accosta al Sacramento della Confessione per ottenere la riconciliazione con il Padre. Anche per questo motivo ho deciso, nonostante qualsiasi cosa in contrario, di concedere a tutti i sacerdoti per l’Anno Giubilare la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono. I sacerdoti si preparino a questo grande compito sapendo coniugare parole di genuina accoglienza con una riflessione che aiuti a comprendere il peccato commesso, e indicare un percorso di conversione autentica per giungere a cogliere il vero e generoso perdono del Padre che tutto rinnova con la sua presenza.

Un’ultima considerazione è rivolta a quei fedeli che per diversi motivi si sentono di frequentare le chiese officiate dai sacerdoti della Fraternità San Pio X. Questo Anno giubilare della Misericordia non esclude nessuno. Da diverse parti, alcuni confratelli Vescovi mi hanno riferito della loro buona fede e pratica sacramentale, unita però al disagio di vivere una condizione pastoralmente difficile. Confido che nel prossimo futuro si possano trovare le soluzioni per recuperare la piena comunione con i sacerdoti e i superiori della Fraternità. Nel frattempo, mosso dall’esigenza di corrispondere al bene di questi fedeli, per mia propria disposizione stabilisco che quanti durante l’Anno Santo della Misericordia si accosteranno per celebrare il Sacramento della Riconciliazione presso i sacerdoti della Fraternità San Pio X, riceveranno validamente e lecitamente l’assoluzione dei loro peccati.

Confidando nell’intercessione della Madre della Misericordia, affido alla sua protezione la preparazione di questo Giubileo Straordinario.

Dal Vaticano, 1 settembre 2015

Francesco