Viaggi

36MO VIAGGIO. GALLARATE – ROMA.- FIRENZE 1-6 GENNAIO 2012


SCINTILLA DI LUCE

IN RICORDO DEL CARDINALE CARLO MARIA MARTINI

IO RITENGO INFATTI DI NON CONOSCER ALTRO IN MEZZO A VOI

SE NON GESÙ CRISTO E QUESTI CROCIFISSO

36mo Viaggio di Santina

Gallarate, Roma, Firenze 1-6 Gennaio 2012

 

 

I. INTRODUZIONE

Il 1° Gennaio 2012 è stata l’ultima volta che ho visto il Cardinale Carlo Maria Martini, e questo commovente incontro è avvenuto a Gallarate con Mamma ed Olinda. Del periodo delle vacanze natalizie e del 36mo viaggio di Santina dal 1 al 6 Gennaio quella giornata è destinata ad essere la più importante. Non avrei pensato che il Cardinale si sarebbe spento il 31 agosto 2012. Ed allora consacro lunga parte de diario del 36mo viaggio di Santina all’incontro con quella persona che tanto ho ammirato e che così tanto mi ha voluto bene. Il Cardinale è stato importante per me su tre aspetti importanti:

–         la Vicenda di Dolore di Santina

–         la condivisione con Lui del periodo della Sede Vacante per l’elezione del nuovo Pontefice

–         l’acquisto di casa a Gerusalemme

Della Vicenda di dolore di Santina e della casa di Gerusalemme ho parlato in alcune pagine del libro Roccia del mio cuore è Dio e nel libro La Speranza non delude. Del periodo del Conclave esiste un articolo apparso nel 2005 dal titolo Segregati dallo Spirito Santo in cui parlavo dell’esperienza della Sede Vacante con Martini. Inoltre nel 2005 avevo scritto una bozza di libro dal titolo Elogio della debolezza in cui parlavo dello spirito di obbedienza del Cardinale, riguardante il periodo a Gerusalemme, dopo il ritiro dall’Arcidiocesi di Milano, infine il Cardinale firma un’introduzione al libro ed al sito di Mia mamma dal titolo Una scintilla di luce sull’umanità sofferente. Conservo di lui alcuni appunti riservati della sede vacante, alcuni regali e preziose frasi sulla mia Bibbia, ed altri appunti da lui scritti su meditazioni spirituali.

 

Il commento di Martini a  1Cor 2,2 sulla mia Bibbia

 

 

In queste pagine vorrei tentare di mostrare come quando Dio invia una grossa prova nella nostra vita, Egli provvede con bontà a metterci vicino maestri e testimoni esemplari. Nella vicenda della prova di Santina, il Cardinale è stato tanto vicino a mia madre ed anche a me. Martini segue ogni evento, soprattutto quello del’ospedale con molta attenzione e quasi scrupolosità, e poi da grande maestro e testimone illumina quella croce con le forti parole della Sacra Scrittura che sono capaci di inondare di luce il buio del dolore della malattia. Con il passar del tempo e con la sua morte emerge con una straordinaria forza quanto Lui sia stato per noi importante. Martini è stato per me un padre e mi ha aiutato a leggere ed a misurare la croce che vivevo con mia madre alla luce del Vangelo. Con il suo aiuto sono riuscito a ricuperare calma, a fidarmi di più di Dio a trasformare la mia vita. Martini riesce a far emergere così tre grossi insegnamenti, mi mostra come per Santina Roccia del cuore sia Dio, come mia Madre si abbandoni ad una Speranza che non delude ed infine mi mostra come la debolezza di Santina sia la sua forza. Quando un dolore forte e lancinante entra nella vita esso toglie ogni facoltà e si rimane così inebetiti davanti alla propria sofferenza e davanti al male. Si è disorientati, si è incapaci di decisione, si diventa apatici e si intraprende un ciclopico sforzo di dominare la situazione, ma non ci si riesce. La solitudine entra nel cuore e lo ghiaccia. In quel preciso momento la presenza del Cardinale è quella di colui che con affetto paterno ti prende la mano e apre con te il libro della Sacra Scrittura, gira lentamente le sue pagine con occhio esperto e con il suo dito ti indica delle frasi che sono autentiche medicine alla tua esistenza disperata… te le legge lentamente a voce alta, ti chiede di meditarle e spiega a te ogni parola non con l’altezzosità del professore, ma con l’umiltà del Santo. Per descrivere bene la presenza del Cardinale nei mesi di ospedale di Santina riprendo le pagine scritte nel libro Roccia del mio cuore è Dio e che descrivono come il Cardinale stia vicino a noi, ascoltiamo.

 

II. CARLO MARIA MARTINI TESTIMONE NELL’ESPERIENZA DI DOLORE DI SANTINA

Testimone di una vita vissuta nella fede: card. Martini La mia frequentazione con il card. Martini nell’anno 2005 è davvero singolare. Essa inizia con il corso di esercizi spirituali che lui mi ha tenuto personalmente a Gerusalemme durante la Quaresima. In quell’occasione il cardinale scrive sulla mia Bibbia: «Cercate anzitutto il Regno di Dio » (Mt 6,33); siamo al 13 Marzo 2005. Quanto profetica si rivelerà questa frase in quei duri mesi! In quest’anno decido di vivere il Triduo pasquale a Gerusalemme con Mamma e così si ha l’occasione perché Mamma e il cardinale si incontrino per pranzo il Sabato santo a Gerusalemme; partecipiamo poi con lui alla solenne Veglia pasquale. Alla morte del papa, Martini mi chiede di assisterlo durante il tempo della Sede Vacante e il periodo del Conclave: viviamo così insieme le giornate dal 2 al 24 Aprile 2005. È una esperienza meravigliosa che rimarrà per sempre impressa nella mia vita! Il 5 Maggio ci rechiamo insieme a Bergamo per una conferenza alla Scuola della Parola. In seguito vi è il suo ricovero al Gemelli per un problema di cuore; vi rimarrà più di una settimana per un piccolo intervento chirurgico; in quel tempo lo vado a trovare e gli faccio compagnia. Tali avvenimenti sono una sorta di preparazione a questo periodo nel quale il cardinale dimostra per me un affetto paterno.

 

L’anziano porporato, seppure con una salute fragile, dalla lontana Gerusalemme – appena conosciuta la grave situazione di Mamma – si affretta ad avere notizie, mi manda e-mail di incoraggiamento e ogni settimana mi raggiunge telefonicamente, parla con me e vuole parlare anche con i due primari che seguono Mamma: ringrazia Paolo e Luca per quanto hanno fatto per la signora Santina, ringrazia Clorinda per avermi concesso l’ospitalità in Sardegna. Anch’egli partecipa, da buon Cireneo, al calvario di Mamma. In ogni momento della malattia ha parole di conforto. Subito dopo il primo intervento chirurgico mi scrive in una e-mail: «Carissimo don Gigi, ti sono molto vicino in un periodo per te molto difficile. Ho letto con emozione quanto scrivi dell’operazione (io non avrei avuto il coraggio di assistervi). Ora prego soprattutto per tua mamma, perché superi questo momento delicato e per te. Spero di sentire anche la tua voce. Tuo, in profonda comunione Carlo Maria S.I. » (martedì 2 Agosto 2005, ore 10.52). Mamma sopporta un arresto cardiaco, un secondo intervento e tutte le altre tristi stazioni della sua Via Crucis durante le quali il cardinale mi raggiunge chiedendomi di vivere con fede i difficili momenti.

 

Nel mio disorientamento diviene un riferimento sicuro e contraccambio questa sua bontà con la promessa di una costante vicinanza per tutto quello di cui ha bisogno. Invio al cardinale la raccolta delle frasi di Mamma sulla mia Bibbia ed egli mi risponde con un’altra lettera elettronica: «Carissimo don Gigi, grazie per le notizie e le frasi bellissime e piene di fede di Mamma Santina. Sono unito a te e a tanti nella preghiera per lei. Coraggio e fiducia. Il Signore è vicino. Tuo Carlo Maria c. Martini, S.I. » (mercoledì 24 Agosto 2005, ore 19.29). Di nuovo il porporato interpreta la mia vicenda personale alla luce della fede e sa qualificare le frasi di Mamma come bellissime ma soprattutto piene di fede. Nel frattempo si succedono le telefonate con Luca e Paolo. Il cardinale torna in Italia nel mese di Settembre, mi vuole vedere a Galloro e venerdì 2 Settembre trascorriamo un pomeriggio insieme, qui riesco a raccontare ciò che c’è nel mio cuore; lui mi ascolta con bontà e con pazienza, sembra molto attento a quanto racconto di Mamma. Al termine di questo colloquio mi suggerisce di leggere il brano evangelico della tempesta sedata (Mc 4,35-41) e di avere fede in Gesù! La sera successiva sono a casa di Luca Lorini a Bergamo. Chiamiamo il cardinale e dopo alcune battute cordiali con il primario di rianimazione, il cardinale mi confida di volermi regalare un calice. Sono stupito dal gesto, un gesto tanto generoso quanto gradito perché segno di paterno affetto e di grande attenzione a questo momento per me difficile. Tornato a casa trovo ancora una e-mail del cardinale: «Carissimo don Gigi, volevo dirti che sento la grandezza della fede e della speranza della tua mamma e vedo che il Signore ti sta assimilando a questa fede anche nella prova. Certamente tu le starai vicino finché avrà bisogno di te e le sarai di molto conforto (…). L’importante è vivere ogni momento con fede e speranza e amore. Alla tua mamma dì che la ricordo continuamente nella preghiera e la benedico perché ti stia ancora tanto vicino e preghi per tutti noi. Grazie ancora per la visita di ieri. Avevo preparato per te il dono di un calice, ma poi ero così commosso che l’ho dimenticato. Sarà per la prossima volta. Tuo in Gesù, Carlo Maria c. Martini S.I. » (sabato 3 Settembre 2005, ore 17.01). Devo proprio ringraziare Dio per questo grande testimone che mi ha invitato a vivere con fede questo momento difficile.

 

Gallarate 1 gennaio 2012
Gallarate 1 gennaio 2012

 

 

III. CARLO MARIA MARTINI MAESTRO NELL’ESPERIENZA DI DOLORE DI SANTINA

Questo è stato il Cardinale Martini in questi anni per me, lo so io, lo sa mia Madre e ben lo sa la mia Bibbia… Vorrei affrontare la presenza del Cardinale nelle pagine del mio Nuovo Testamento in greco in particolare dalla frase forse più importante alla quale è dedicato un videoclip di 15 minuti ed è la frase Io ritengo infatti di non conoscer altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo e questi crocifisso. Inizio con un ricordo della Sede Vacante. Del periodo della Sede Vacante. Ecco il biglietto scritto al Cardinale al suo ingresso in Conclave:

Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso (1 Cor. 2,2) Nella convinzione che questa frase indica l’unica strada per cercare prima di tutto il Regno di Dio nella propria vita auguro a Lei Eminenza di vivere l’esperienza misteriosa e grande del Conclave alla quale il Signore ha voluto chiamarLa “fidandosi davvero della potenza di Dio e vivendo nascosto in Lui”. Eminenza, sorretto dalla Madonna si fidi totalmente e completamente di Dio in questi giorni e si abbandoni all’ispirazione dello Spirito Santo. Le sono vicino ogni istante con la preghiera e con tutto il mio affetto DON GIGI 18 Aprile 2005. Ancora una volta ritorna la frase suggerita dall’esegesi di Martini e dall’insegnamento di mia madre.

Ma per meglio mostrare il valore della frase di 1 Cor 2,2 riprendo ora le conclusioni del mio libro Quando sono debole è allora che sono forte. Ascoltiamo:

Avviandoci alla conclusione di questo libro nel quale abbiamo cercato di mostrare come nell’esistenza cristiana, e in quella di Santina, la debolezza mostri la forza di Dio, dobbiamo ritornare alla fede nel Crocifisso – come abbiamo detto concludendo il paragrafo precedente – l’unica ci conduce alla luce della Risurrezione pasquale. Dall’anno 2005 la vita di mia Madre si è trasformata in dolore e debolezza, un dolore e una debolezza che esige un senso e questo senso, voglio ribadire, lo offre solo la fede e la fede nel Crocifisso. Questi importanti anni della nostra vita sembrano essere stati preparati dallo Spirito Santo con una sorta di piccole profezie che disseminano l’esistenza di Santina e precedono la terribile prova del 2005 e degli anni seguenti.

Voglio raccontare questo simpatico episodio. Esso risale al 6 dicembre 1992 alle ore 19:10. Mamma ha una cultura e un’istruzione molto semplice ed elementare: ha fatto solo la terza elementare; vuol dire che più o meno la sua vita di istruzione scolastica era terminata alla tenera età di 8 anni con l’impegno di aiutare la numerosa famiglia contadina nei campi. Mamma non conosce quindi la lingua greca del Nuovo Testamento, ma il 16 ottobre 1982, quando avevo 21 anni in una sua venuta a Roma – dove veniva a trovare me giovane studente di teologia alla Gregoriana – mi regalò il Nuovo Testamento in Greco, sul quale ha scritto numerose frasi ed esortazioni raccolte nel libro La Speranza non delude.

Ma torniamo alla sera del 6 dicembre 1992. Siamo in cucina nella nostra casa in Città Alta e prima di cena prendo la Bibbia e dico a Santina: “Mamma mi fai un regalo?”. “Cosa vuoi Luigi?”. “Ascolta, apri a caso la Bibbia che mi hai regalato e a caso scegli una frase, vorrei avere uno spunto di meditazione!”. “Ma io non capisco niente di greco, cosa vuoi che ti scelga io, una povera contadina che ha fatto solo la terza elementare tanti anni fa?”. “Non fa nulla Mamma, prova. Ti prego”. Santina un po’ impacciata più per compiacermi che per altro, prende la Bibbia, apre e poi pone il suo dito sulla pagina di destra, proprio al centro. Quale frase avrà scelto Santina? Mi domando… con molta curiosità inizio a leggere: ou gar ekrina… Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso (1Cor 2,2). E l’intero brano è ancora più intrigante: Fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso. Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio. Tra i perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo che vengono ridotti al nulla; parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Sta scritto infatti: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano”. Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito (1Cor 2, 1-10). Ma che scherzo incredibile dello Spirito Santo! Pensai quella sera, quando non conoscevo ancora l’autentico valore di quel testo e della profezia di Santina che mi si sarebbe rivelato nel 2005. Lo Spirito Santo utilizza mia Mamma che non possiede sublimità di parola o di sapienza, che non ha alcuna cultura per indicarmi proprio questo brano, tra i tanti che a caso poteva scegliere… Mamma quella sera veniva a me nella sua ignoranza e anche nella sua perplessità, ma proprio Lei mi indicava un brano che riguarda proprio la sapienza di Dio, tanto lontana dalla sapienza degli uomini e… vicina invece alla semplice fede di Santina. Rimasi molto ammirato da questa folgorazione. Mamma mi chiese: “Mi dici che cosa c’è scritto?”. “Certo: Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso”. “Mi sembra di non aver scelto male, vero?”. Presi una penna ed annotai La pagina 581: 1Cor 2,2 me lo ha indicato la Mamma il 6 dicembre 1992 alle ore 19:10. Scrissi con una penna blu per non dimenticare quella sua citazione. Il risvolto simpatico avviene circa un anno dopo, siamo al 26 ottobre 1993 a Collevalenza in un’Assemblea Generale della CEI. Sono a tavola con il Card. Martini e stiamo parlando della mia Bibbia in greco e dell’utilità di imparare a memoria alcuni brani. Chiedo al Cardinale, esperto biblista, di commentarmi un versetto. Martini a conclusione della cena, mi dice: “Prendo la tua Bibbia e te la riporto domani a colazione”. Passata la notte il giorno dopo ci troviamo per la colazione. Il Cardinale giunge con il Nuovo Testamento sotto braccio e mi dice: “Ho scelto la stessa frase di tua Madre!”. Non ricordo ormai più il fatto dell’anno precedente e dentro di me dico, come è possibile, mia Madre non conosce il greco! Mi avvicino a Martini e Lui prosegue: “Non immaginavo che tua Madre conoscesse il greco” ed apre la Bibbia… Solo allora ricordo. Divento tutto rosso e dico: “Eminenza in effetti mia Madre non conosce il greco, e non è per nulla istruita, ma penso che sia stato lo Spirito Santo con la Sua sapienza a guidare la mano di Santina nel scegliere un brano che riguarda l’autentica sapienza e l’evanescenza della sublimità di parola e della sapienza del mondo. Il Cardinale mi guarda con un misto di curiosità e di stupore: “Vuoi dire che ha scelto quello che non conosceva?”. “Esattamente Eminenza!”. “Ti ho scritto un commento Fidarsi davvero della potenza di Dio e vivere nascosti in Lui (cfr Mt 6,4.6.18).

In quello straordinario brano l’uomo erudito e colto e la vedova semplice ed ignorante si sono incontrati producendo una delle più potenti esegesi del brano per la mia vita e costruendo insieme un’autentica profezia che si sarebbe realizzata per Mamma anni dopo, nel 2005, quando Santina e il Padre Martini si sarebbero incontrati nuovamente in un anno per entrambi singolare e nel quale avrebbero realizzato la loro profezia: Martini entrando in conclave non con la sapienza del mondo con l’unica certezza di non conoscere altro se non Gesù Cristo e questi crocifisso e di vivere quell’appuntamento così importante della sua vita Fidandosi davvero della potenza di Dio e vivendo nascosto in Lui. E Santina invece entrando in sala operatoria ed iniziando un calvario nel quale con la vita oggi insegna a tutti “di non sapere altro in mezzo a noi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso” (1Cor 2,2). Che potente profezia è contenuta nella mia usata Bibbia: è un sole dal quale oggi continuo a ricevere una forte e calda luce con la quale vedere e giudicare questi anni, che pur nel dolore sono i più profondi e densi di significato di tutta la mia vita.

 

Gerusalemme, firma del contratto dell'appartamento marzo  2007
Gerusalemme, firma del contratto dell’appartamento marzo  2007

 

 

LA FESTA DI SAN GREGORIO MAGNO E DI SAN MATTEO 2012

In questo ultimo anno il valore di questa frase si è arricchito smisuratamente in due momenti. Il primo momento è la festa di San Gregorio Magno. Dobbiamo premettere che durante il periodo della Sede Vacante dal 4 al 27 aprile 2005, il Cardinale predilige come Maestro spirituale il Papa Gregorio Magno e mi chiede di vedere la sua Regola Pastorale sulla quale si sofferma in meditazione sulla parte prima i requisiti del pastore di anime (Gregorio Magno, La regola pastorale, pp.41-64 Ed Città Nuova). Quel Santo monaco divenuto Papa, affascinò molto il mio Maestro e spesso ritornava con il pensiero a Lui. L’attenzione a Gregorio Magno fu costante durante la Sede Vacante.

Con Santina, quest’anno ho vissuto in modo del tutto particolare questa festa, perché in essa si sono celebrati i funerali del Cardinale a Milano, ma aldilà di questa coincidenza, nel mio animo, forte appare un’altra emozione: la prima lettura della Messa della festa di Gregorio Magno pone al suo centro la frase della Prima Lettera di San Paolo ai Corinti, quella che Martini mi aveva indicato a Collevalenza e che Santina aveva scelto nel 1992! Anche il giorno del suo funerale il Cardinale Martini ha continuato ad insegnarmi l’autentico valore di quella frase da Lui sottolineata nel testo greco.

 

La seconda importante data è stata la festa di San Matteo, il 21 settembre 2012. Scendo in cappella alle 6,30 per la meditazione e quasi per ispirazione vado al brano suggerito dal Cardinale… e leggo con attenzione la sua frase: Fidarsi davvero della potenza di Dio e vivere nascosti in Lui (cfr Mt 6,4.6.18). Negli anni precedenti avevo letto con attenzione le tre citazioni di riferimento del Cardinale, concentrandomi sulla parola nascosti, il nascondimento:

–         Matteo 6,4: la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

–         Matteo 6, 8: Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

–         Matteo 6,18: la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

Come tutte le volte che si guarda e rigira un testo tra le mani, nella testa e nel cuore ci si concentra su un particolare ed il Cardinale nella sua dedica avendomi sottolineato la parola nascosti mi spingeva a considerare l’atteggiamento del nascondimento, e così passando gli anni si era radicalizzata in me la forza della frase sul nascondimento e sulla capacità di Dio di vedere nel segreto… Ho guardato e riguardato quella frase per anni, senza vedere il tesoro dietro, così chiaro forse a tutti e così nascosto alla mia superficialità! Cosa si deve vivere nel segreto? Ecco la domanda decisiva! Forse con l’aiuto di San Matteo, dato che stavo facendo meditazione proprio nella sua festa mi sono reso conto che le citazioni provenivano tutte e tre proprio dal Vangelo di Matteo e che Matteo chiede di vivere nel nascondimento l’elemosina, la preghiera ed il digiuno. Eccolo qui il testamento spirituale di Martini per me, ecco qui cosa il Cardinale ha voluto dire a me, e come ogni testamento questo mi è stato svelato alla sua morte, forse Lui stesso ha chiesto a Dio di farmi capire bene quella frase. In chiesa rimasi meravigliato di questa scoperta nel Testo sacro, una scoperta che ancora rimandava all’esempio di Santina e della sua vita di nascondimento nella preghiera, nell’elemosina e nel sacrificio. Ma l’esperienza concreta con mia madre in questi anni non è stata davvero questa? La sua sofferenza in ospedale e ancora oggi, la nostra preghiera costante e quotidiana, le nostre opere di solidarietà erano già presenti nell’ispirazione profetica di quella frase a me scritta da Martini nell’anno 1993. Questa frase ha davvero un sapore di grande mistero e di profezia che si svela nel tempo: la scelta di mia madre nel 1992, il commento del Cardinale Martini nel 1993, il mio biglietto di augurio al Cardinale al Conclave nel 2005, la frase al centro della prima lettura il 3 settembre 2012, giorno del suo funerale e festa di San Gregorio Magno, ed infine in questi giorni nella festa di San Matteo il 21 settembre 2012 il disvelarsi pieno di quelle tre citazioni a commento che riportano alla vita vissuta con Mamma in questi anni. Davvero un caso unico nella mia vita.

 

Gallarate 1 gennaio 2012
Gallarate 1 gennaio 2012

 

 

LE FRASI NELLA BIBBIA ACCOMPAGNANO LA SOFFERENZA DI SANTINA

Mentre Santina soffriva in ospedale, ed uscita poi dalla clinica, il Cardinale ci sta vicino e ci aiuta a vivere la sofferenza con indicazioni preziose tolte dalla Sacra Scrittura. Le ho radunate tutte nella seguente tavola con la data di quando suggerito ed eventuale suo commento.

 

Frase Cit. Luogo e data Annotazioni
1 Il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria 2 Cor 4,17 Gerusalemme 21.3.04 Scritta di suo pugno su copertina termine esercizi spirituali
2 E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Filippesi 3,10-11 Galloro 30.01.05 h 18,10
3 Cercate prima il Regno di Dio Mt 4,33 Gerusalemme 13.3.05 Domenica di Lazzaro, scritta di suo pugno
4 Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù. Filippesi 4,4-7 Galloro 20.9.05
5 Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa Col.1,24 Galloro, 20.09.05
6 Leggere tutto il capitolo: camminiate in modo degno del Signore, per piacergli in ogni cosa Col. Cap 1 Galloro 22.02.2006
7 Tutto il capitolo: Rallegratevi nel Signore, sempre Filippesi 4 2 volte Gerusalemme 13.06.06 Galloro13.10.06 Confessione
8 Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù,  il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana,umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. Fil. 2, 5-11 13.9.06 ore 19,30 Confessione
9 Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi. Romani 8,18 1.11.06 Non c’è paragone! + Carlo Maria Martini
10 Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi.Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi. 1Pt 5,6-7 Abu Gosh, 1.1.07, h 17,10

 

A queste dieci frasi vanno aggiunte diverse frasi che il Cardinale mi ha lasciato, ne scelgo quattro delle tante che mi ha scritto e che servono a completare il quadro tracciato con i dieci passi del Nuovo Testamento

– “Esse cum Iesu dulcis paradisus” Gerusalemme 11.3.06 scritto di suo pugno sulla copertina della Bibbia, chiaro è il riferimento a De Imitat., l. II, c. 8. per il Cardinale questo libro dell’Imitazione di Cristo è stato importante e me ne regalò una copia con la seguente dedicca:

– Carissimo don Gigi, Dedico a te questo libro, che S. Ignazio ha molto amato e raccomandato (cfr Ex 100) e da cui ho tratto alcune sue formule che scrisse per gli esercizi. In molte sue pagine applica il logos tou staurou alla quotidianità. E’ perciò un libro insieme sapienziale ed evangelico, Tuo in Cristo + Carlo Maria Martini 12.05.2005 (Dedica dell’Imitazione di Cristo)

– A Don Gigi custode del Mistero. Con gratitudine!

Galloro 24.02.05 +Carlo Maria Martini (Dedica al libro di Damiano Modena: Carlo Maria Martini Custode del Mistero nel cuore della storia

– A Don Gigi perché preghi Dio con le parole di Dio! La mia benedizione! Gerusalemme 8.3.06 Carlo Maria Martini (Libro dei Salmi)

 

Con il Cardinale alla fine del Conclave per l'elezione di Benedetto XVI
Con il Cardinale alla fine del Conclave per l’elezione di Benedetto XVI

 

 


IV. CONCLUSIONE. CARLO MARIA MARTINI UNA SCINTILLA DI LUCE SULL’ESPERIENZA DRAMMATICA DELL’ESISTENZA

A conclusione di questo percorso di testimonianza e insegnamento voglio porre un testo che il Cardinale aveva scritto in presentazione del libro La Speranza non delude. Lo aveva scritto pensando a Santina, ma oggi non lo si può leggere senza pensare a Lui! Con commozione propongo anche a voi il testo noto, ma sempre di grande forza.

Carissimo don Gigi, scorrendo le pagine del libro che hai voluto preparare per invitare i tuoi amici alla preghiera per tua madre, da cui risalta la grande fede di lei e anche la grande fede tua, mi è venuta in mente quella pagina del Libro del Siracide che parla dell’onore che ciascuno deve rendere ai suoi genitori. È in qualche modo un commento al precetto del decalogo « Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore tuo Dio » (Es 20,12), precetto di cui san Paolo dice che « è il primo comandamento associato a una promessa ». Il Siracide ricorda che « il Signore vuole che il padre sia onorato dai figli, ha stabilito il diritto della madre sulla prole », per cui « chi riverisce la madre è come chi accumula tesori » (Sir 3,3-4). E tu hai davvero accumulato tesori di fede nel tuo libro, ricordando le cose che tua madre ti ha detto e scritto in questi anni sul tuo essere prete. Il Siracide ricorda ancora che « chi obbedisce al Signore dà consolazione alla madre » (Sir 3,6), e tu hai avuto in questo tempo tante occasioni di sofferta obbedienza e adorazione del mistero di Dio che si manifesta anche nel tempo del dolore e della malattia. Ben Sira ci dice anche che dobbiamo curare i genitori particolarmente nella vecchiaia, perché il loro onore è onore dei figli. La pietà verso i genitori « non sarà dimenticata, ti sarà computata a  sconto dei peccati. Nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di te; come fa il calore sulla brina, si scioglieranno i tuoi peccati ». E ciò riguarda anche tutte le nostre inevitabili negligenze e fragilità che al calore dell’amore di Dio si scioglieranno come neve al sole. Questa visione serena e positiva ti sia di conforto in questo momento di sofferenza fisica della tua mamma, sofferenza che è destinata a mettere in luce la grande fede che l’anima e che essa ti hanno trasmesso. Perché, come diceva sant’Ambrogio prima di morire: « Abbiamo un Signore buono » e non dobbiamo temere di affidarci a Lui. Il libro di don Gigi – in cui si racconta la sofferenza sopportata con sorprendente serenità cristiana da un’anziana madre e nel quale si mette in evidenza la professionalità e l’impegno di valenti medici durante lunghe e specialistiche cure – ripropone altresì alla mia mente alcune riflessioni sul libro di Giobbe. L’esperienza del personaggio biblico viene presa, infatti, in considerazione anche dal libro di mons. Ginami nel paragrafo titolato Un tempo di profonda purificazione umana e spirituale attraverso un romanzo dello scrittore ebreo Joseph Roth. « La sacra rappresentazione di Giobbe è troppo poderosa per ammetter lettori indifferenti. Chi non entra nell’azione con sue domande e risposte interiori, chi non prende posizione con passione, non comprenderà un dramma che per sua colpa rimarrà incompleto. Ma se entra e prende posizione si scoprirà sotto lo sguardo di Dio, messo alla prova dalla rappresentazione del dramma eterno e universale dell’uomo Giobbe »1. A partire da questa 1 Cfr. Alonso Schökel, Giobbe, Roma 1985, p. 108. citazione di un noto biblista propongo alcune riflessioni sul tema della prova, utili a comprendere anche l’esperienza di Santina Zucchinelli e la nostra personale vita quando attraversa la prova.

1. La prova c’è e c’è per tutti, anche per i migliori. Giobbe non offriva nessun motivo per essere tentato perché era perfetto in tutto. È dunque necessario prendere coscienza che la prova o tentazione è un fatto fondamentale nella vita.

2. Dio è misterioso. Egli sa benissimo se l’uomo vale o non vale, lo sa prima di provarlo, eppure lo prova. Io ti ho fatto passare per quarant’anni nel deserto per metterti alla prova e per vedere se veramente mi amavi (cfr. Dt 8,2), dice il Signore agli Israeliti esprimendo lo stesso concetto. Questo comportamento di Dio è parte, mi sembra, di quel mistero impenetrabile per cui, pur conoscendo il Figlio, lo mette alla prova nell’Incarnazione. Perché anche l’Incarnazione e la vita di Gesù sono una prova.

3. L’atteggiamento a cui tendere nella prova è la sottomissione, l’accogliere e non il domandare. Nel Prologo emerge come conclusivo e risolutivo ma verrà poi elaborato nelle sue tappe lungo il corso del poema. «Nudo uscii dal seno di mia madre e nudo vi ritornerò; il Signore ha dato, il Signore ha tolto; sia benedetto il nome del Signore. Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male? » (Gb 1,21; 2,10). Questa misteriosa sottomissione, culmine dell’esistenza umana davanti a Dio, è presentata fin dall’inizio come l’atteggiamento a cui ispirarsi. Ciò non vuol dire che è già in noi, perché in Giobbe stesso sarà il frutto di tutto il suo travaglio. Tuttavia viene messa in evidenza perché, sola, è capace di gettare una scintilla di luce sull’esperienza drammatica dell’esistenza.

4. Nella prova corriamo anche il rischio della riflessione. L’uomo, per grazia di Dio, può rapidamente assumere l’atteggiamento della sottomissione, ma subito dopo sopravviene il momento della riflessione che è la prova più terribile. Il Libro di Giobbe si sarebbe potuto concludere alla fine del secondo capitolo, dimostrando che Giobbe aveva resistito perché il suo amore per Dio era vero, autentico. In realtà, bisogna attendere e la situazione concreta di Giobbe non è quella di chi se la cava con un sospiro, con una accettazione data una volta per tutte; piuttosto è la situazione concreta di un uomo che, avendo espresso l’accettazione, deve incarnarla nel quotidiano. Tutto questo dà adito allo sviluppo drammatico del Libro. Talora noi sperimentiamo qualcosa di simile: di fronte a una decisione difficile, a un evento grave, li accogliamo presi dall’entusiasmo e dal coraggio che ci viene dato nei momenti duri della vita. Dopo un poco di riflessione, però, si fa strada un tumulto di pensieri e sperimentiamo la difficoltà di accettare ciò a cui abbiamo detto di sì. Questa è la prova vera e propria. Il primo sì detto da Giobbe è proprio di chi istintivamente reagisce al meglio; la fatica è di perdurare per una vita in questo sì sotto l’incalzare dei sentimenti e della battaglia mentale. La prima accettazione, dunque, che spesso è una grande grazia di Dio, non è ancora rivelativa completamente della gratuità della persona. Occorre sia passata per il lungo vaglio della quotidianità. La prova di Giobbe, non è tanto l’essere privato di ogni bene e l’essere piagato, ma il dover resistere per giorni e giorni alle parole degli amici, alla cascata di ragionamenti che cercano di fargli perdere il senso di ciò che egli è veramente. Da questo punto la prova comincia a snodarsi dentro l’intelletto dell’uomo e la vera e diuturna tentazione nella quale noi entriamo e rischiamo di soccombere è quella di perderci nel terribile travaglio della mente, del cuore, della fantasia. Aggiungo un’ultima annotazione che potete tenere presente meditando su Giobbe come libro dei più poveri dell’umanità. Tutti soffriamo a causa di errori anche nostri, e tuttavia c’è una gran parte degli uomini che soffre più di quanto non meriterebbe, che soffre più di quanto non abbia peccato: è la gente misera, sofferente, oppressa, che costituisce forse i tre quarti dell’umanità. Questa folla immensa fa nascere il problema: perché? Che senso ha? È possibile parlare di senso? L’affrontare un interrogativo così drammatico è proprio di un libro fuori degli schemi ordinari della vita, come è il Libro di Giobbe. E noi, che vogliamo essere fedeli a Gesù nelle sue prove e sappiamo che le sue prove sono quelle del popolo messianico, del popolo dei sofferenti, dei popoli della fame e della povertà, cerchiamo, attraverso le nostre riflessioni, di farci loro vicini e di accettare le nostre prove, spesso piccole pensando a quelle tanto grandi che affliggono molta parte dell’umanità.

+ CARLO MARIA CARD. MARTINI Arcivescovo emerito di Milano

 

Gerusalemme sulla terrazza sulla quale sorgerà il nuovo appartamento, marzo 2012
Gerusalemme sulla terrazza sulla quale sorgerà il nuovo appartamento, marzo 2012

 

 

APPENDICE DIARIO DEL 36 VIAGGIO DI SANTINA

 

GIORNO MATTINA POMERIGGI0
Domenica 1 gennaio Ultimo incontro con il Card. Martini e Messa a Galloro Rientro a casa e preparativi per paratenza
Lunedì 2 gennaio Olinda esce, banca per conto corrente, pranzo Viaggio per Roma, arrivo a Roma ore 22,30
Martedì 3 gennaio Lavoro, riposo mamma Pomeriggio Piazza Navona, via dei Coronari, Piazza dei Coronari, cena con Francesca
Mercoledì 4 gennaio Lavoro, riposo mamma Visita s. Pietro, incontro con il Card Comastri, cena con P Luigi
Giovedì 5 gennaio Lavoro, riposo per mamma Firenze, visita ponte vecchio, piazza signoria, esterno Uffizi, Duomo, Campanile di Giotto
Venerdì 6 gennaio Visita Piazzale Michelangelo e partenza per Bergamo, pranzo a Bergamo Messa Epifania e Viaggio di rientro a Roma

 

Gerusalemme, la sera della firma del contratto per la costruzione del nuovo appartamento
Gerusalemme, la sera della firma del contratto per la costruzione del nuovo appartamento

 

 

* * *

 

Il Cardinale chiese di me diverse volte nel mese di agosto, mi informarono al mio rientro da Fatima con Mamma, ma non mi dissero la reale gravità della Sua malattia. Nella mia vita di 51 anni è l’unica persona che ha chiesto di me prima di morire… è stato per me un grande onore ed è un’enorme sofferenza. Mi dissero di scrivere una mail alla quale il Cardinale mi rispose con queste parole da Gallarate:

 

Caro d. Luigi, ti ringrazio di cuore per la tua lettera e per la fiducia che hai in me. Ti benedico Tuo CMM

 

furono le ultime parole di Carlo Maria Martini per me, era il 22 Agosto 2012, Festa di Maria Regina, verso le 4 del pomeriggio…

 

IO RITENGO INFATTI DI NON CONOSCER ALTRO IN MEZZO A VOI

SE NON GESÙ CRISTO E QUESTI CROCIFISSO

 

Il-Cardinale-Mons.-Carlo-Maria-Martini1
Riposi in pace