Catechesi

LA LITURGIA DELLA PAROLA DELLA DOMENICA


Una videoriflessione settimanale sulla Parola di Dio

02 Capitolo PrimoSantina con la Bibbia

Una videoriflessione sulla Liturgia della Parola della Domenica è l’offerta di questa pagina.  Ogni videoriflessione di tale Liturgia della Parola  si comporrà di video e di testo scritto. Le riflessioni sono tolte dal libro NEL CUORE DELLE SCRITTURE (Ed Piemme).

 Si pensa così di fornire a tutti gli amici di Santina una strumento utile alla preghiera ed alla riflessione. Qui sotto riportiamo le nostre ultime  video catechesi  tratte dalla raccolta già esistente nel canale youtube.  Si accolgono con molta gratitudine i vostri commenti.

PROMO LETTURA PAROLA DI DIO

<!– TEMPO ORDINARIO  ANNO C  2016
–> LA PLAYLIST DELLE VIDEOCATECHESI SI PUO’ TROVARE QUI

SE VOLETE LEGGERE TUTTO IL LIBRO NEL CUORE DELLE SCRITTURE CLICCATE QUI

Nel Cuore Delle Scritture_Fronte

 

LITURGIA DELLA PAROLA DOMENICALE DEL MESE DI APRILE E MAGGIO  2022
TEMPO DI QUARESIMA ANNO C

L’ESULTANZA DELLA RISURREZIONE
DOMENICA DI PASQUA ANNO C, 17 APRILE 2022
At 10,34.37-43
Col 3,1-4 opp. 1 Cor 5,6-8
Gv 20,1-9

Fratelli, in questa santissima notte, nella quale Gesù Cristo nostro Signore passò dalla morte alla vita, la Chiesa, diffusa su tutta la terra, chiama i suoi figli a vegliare in preghiera. Rivivremo la Pasqua del Signore nell’ascolto della Parola e nella partecipazione ai Sacramenti; Cristo risorto confermerà in noi la speranza di partecipare alla sua vittoria sulla morte e di vivere con Lui in Dio Padre (Breve esortazione, veglia pasquale nella notte santa, Domenica di Pasqua). Se qualcuno chiedesse quale celebrazione dell’Anno liturgico è la più importante, senza alcun dubbio, la risposta immediata deve essere: la solenne veglia pasquale! Spunto alla nostra riflessione in questa domenica di Pasqua sono le parole della breve esortazione della veglia. Cristo risorto confermerà in noi la speranza di partecipare alla sua vittoria sulla morte e di vivere con Lui in Dio Padre. Questa speranza di partecipare alla vittoria di Gesù sulla morte deve interpretare la nostra vita. Nessuna persona può sottrarsi alla domanda di senso che la vita ogni giorno ci pone. Perché viviamo, perché soffriamo e gioiamo? Se tutto avrà fine con il giorno della nostra morte la vita è veramente un assurdo, un non senso. Oggi molta gente pensa proprio così, pensa che tutto finisca con la morte e allora si vive di conseguenza. Se tutto finisce, ciò che passa deve essere vissuto con il criterio del piacere e del benessere. I pochi anni costituiti dall’esistenza umana devono essere comodi, piacevoli, pieni, stracolmi di benessere in modo tale da poter dire sulla porta del nulla costituita dalla morte, ho vissuto una vita piena di benessere. In questa concezione della vita ogni dispiacere, ogni dolore, ogni sofferenza devono essere sistematicamente eliminati. Nasce così una fortissima guerra tra disperati tentativi di benessere e situazioni di disagio profondo costituiti da insuccesso, malattia, incomprensione e solitudine: la vita diventa dramma. Un dramma consumato lentamente e il progetto originario di una vita da “paradiso terrestre” si trasforma in una realizzazione di “un inferno terrestre”. E’ solo la fede in Gesù morto e risorto che può radicalmente eliminare la fortissima guerra. Il cammino dell’uomo, disseminato di croci, deve essere da ognuno di noi vissuto con responsabilità, l’accettazione della propria Croce è l’unica strada che porta alla Risurrezione. Credere alla Risurrezione non è impossibile, ogni cuore umano nel suo profondo nasconde il desiderio di immortalità. La vita deve essere eterna. Noi oggi, giorno di Pasqua, vogliamo proclamare nuovamente e con rinnovata freschezza la nostra fede in Gesù risorto. E’ proprio questa fede che guiderà il nostro agire… nascerà la pace, quella pace tanto profonda della sera di Emmaus. La pace nel cuore nasce quando la Risurrezione entra nella nostra testa come una prepotente convinzione, come un pensiero dal quale non ci può più staccare. Un pensiero che vive con noi, una convinzione che diventa aria per i nostri polmoni, battito di un cuore che desidera eternità. Esulti il coro degli angeli, esulti l’assemblea celeste, un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto. Gioisca la terra inondata da così grande splendore; la luce del Re eterno ha vinto la tenebre del mondo (Canto dell’ Exultet).

 “MIO SIGNORE E MIO DIO !”
SECONDA DOMENICA DI PASQUA ANNO C 24 APRILE 2022
At 5,12-16
Ap 1,9-11.12-13.17.19
Gv 20,19-31

“Moshel, tu che sei stato alla yeshivah, sai spiegarmi che cos’è un Talmud? “Te lo spiego con un esempio, Shomul, e ti pongo una questione. Due cadono attraverso il camino. Uno si sporca tutto di fuliggine, l’altro rimane pulito… quale dei due si laverà?” “Quello sporco, naturalmente.” “Sbagliato. Quello sporco vede quello pulito; dunque pensa di essere pulito anche lui. Quello che è invece pulito vede quello sporco e pensa di essere anche lui sporco; dunque si laverà… Ti pongo una seconda domanda: i due cadono una seconda volta attraverso il camino, chi andrà a lavarsi?” Beh, adesso lo so: quello pulito.” “Che errore! Lavandosi, quello pulito ha notato di essere pulito; quello sporco ha invece capito il motivo per cui quello pulito si è lavato; e dunque adesso si lava finalmente quello che ne ha davvero bisogno… Ti pongo una terza domanda: i due cadono per la terza volta nel camino: chi dei due si laverà? “Basta! Sempre quello sporco, non si può sbagliare.” Nuovo errore. Hai mai visto due che cadono nello stesso camino e che poi uno sia pulito e l’altro sporco? Vedi, questo è il Talmud.”(Ferruccio Folkel: Storielle ebraiche, Rizzoli 1991, p.41) La domanda che Tommaso si pone sulla Risurrezione di Gesù, non è una domanda sciocca, o di secondaria importanza come quelle narrate dalla nostra storia. Tutto il senso e il significato del vivere cristiano è giocato su questa domanda: “Ma Gesù di Nazareth è davvero risorto?” E’ una domanda che esige una risposta precisa esige o un “si” oppure un “no”, non esistono in merito alla vita delle vie di mezzo. Il nostro vivere quotidiano è un continuo rispondere a domande sciocche, a domande complesse e articolate, ma completamente superflue. Oggi gli uomini si trovano di fronte a tante domande e diventa difficile scegliere quelle che veramente valgono: esistono le richieste della moda, esistono le domanda del nostro lavoro, della nostra bella figura da difendere, per non parlare poi delle domande degli amici, dei parenti e dei familiari. Ma quali sono i quesiti importanti? Per quali richieste devo sprecare il prezioso tempo che Dio mi concede? Sono le questioni che riguardano il significato del mio vivere, il significato di un mio impegno, del mio pianto, del mio sorriso, dei miei affanni e delle mie gioie… L’interrogativo che la Pasqua ci pone è proprio questo: “Ma Gesù è davvero risorto?” Come rispondere a questa domanda, se seguiamo l’esempio di Tommaso, guardate come va a finire, ascoltate questa piccola novella: Un giudice disse ad un testimonio: “Teste, devo invitarla a dire soltanto quello che lei ha visto con i propri occhi e non quello che lei ha sentito dire da altri. Innanzitutto devo porle alcune domande. Incominciamo: quando è nato?” Il vecchio Rosenblum rispose: “Eccellenza, questo lo so soltanto per sentito dire”. Il nostro sapere molte volte si basa sulla fiducia, come la conoscenza della data della nostra nascita, ad esempio. Bene, la risposta alla domanda delle domande: “Ma Gesù è davvero risorto?” Si basa sulla fiducia, la fiducia nella Sua Parola, sulla testimonianza degli Apostoli, sulla Chiesa. Senza fiducia nessuno potrebbe vivere, con la fiducia la vita si apre alla speranza. Si, noi crediamo: Gesù è veramente risorto, ed è apparso ai discepoli! Allora l’esistenza diventa splendida, diventa gioia profonda di chi sa di essere amato. La vita si colora dei colori della vivacità, il nostro vivere diventa una bella giornata primaverile, la vita diventa stupore. Gesù morto in Croce per noi ci regala un’Esistenza eterna, allora tutto quello che facciamo e compiamo non è destinato a finire, non è destinato a morire! Allora mi impegno, dunque butto tutte le mie energie a servizio della Vita come raccomanda l’enciclica Evangelium Vitae, solo così la mia vita diventa un grido, un canto. Se Cristo ha vinto il mio grande peccato, se Cristo ha vinto la mia morte, io non posso fare a meno di Lui, farò a meno di una moglie, di un figlio, di un affetto, di una casa di un oggetto ricco, ma non posso proprio fare a meno di Lui! Allora mi impegno a vivere e non solo a scrivere che “Tu sei la mia vita altro io non ho”. Mi impegno a rendere vita la stupenda frase di Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!

L ‘INVITO DEL RISORTO SULLA RIVA DEL LAGO
TERZA DOMENICA ANNO C, 1 MAGGIO 2022
At 5,27-32.40-41
Ap 5,11-14
Gv 21,1-19

 

L’odierno Vangelo pasquale nella sua forma lunga ci presenta la scena dell’incontro del Risorto con gli apostoli sulla riva del lago di Galilea. Principali protagonisti sono Gesù risorto e Pietro. Colpisce profondamente l’umanità di Simon Pietro quando scopre il Risorto sulla riva del lago: non può attendere come tutti gli altri che la barca, carica di pesci, tocchi riva: si butta nel lago e a nuoto giunge alla riva. Mi chiedo tante volte se la mia fede, se il mio affetto per Gesù di Nazareth è tale da farmi lasciare la pesante barca della mia vita stracolma di oggetti, incontri e situazioni inutili, per buttarmi a nuoto e affrettarmi all’unico decisivo incontro del vivere: l’incontro con Gesù risorto. La nuotata di Pietro è il modello della fede di ogni credente, ma è soprattutto il modello della fede della Chiesa. La Chiesa viene generata da questa fiducia, da questo affetto che spinge il rozzo e semplice pescatore della Galilea a nuotare tra quei flutti in cui rischiava di affogare qualche tempo prima. Tale fiducia è il tessuto connettivo che ancora oggi spinge i Vescovi, successori degli apostoli, a intraprendere nuove inaspettate e vigorose nuotate nella fiducia del Cristo risorto. E l’esperienza umana di un Vescovo, questa settimana, a guidare la nostra riflessione. Il nuovo Arcivescovo di Genova esprime, nel testo che abbiamo riportato, lo stato d’animo di chi deve cambiare la propria vita e di nuovo porla nelle mani di Gesù. Non so se esista un’esperienza più bella e affascinante di questa. So che è una esperienza singolarmente esigente, impegnativa, ardua: chiede tutto. Uno si sente del tutto impari, quasi nell’impossibilità. A meno di essere sostenuto dal pensiero di fare la volontà del Signore. L’esperienza di Pietro, l’esperienza di questo Vescovo sono un esempio per ciascuno di noi. Esse sono la risposta ad una domanda che Gesù oggi rivolge a ciascuno di noi: Simone di Giovanni, mi ami più di costoro? Sei disposto a rinunciare a tutto per me? A mettere tutto al servizio del Vangelo? A queste domande si deve rispondere con molta schiettezza, senza mezzi termini. E la risposta è…strana. Essa non è fatta di parole, di consenso: essa è costituita da scelte concrete. Tutti siamo capaci di dire che amiamo il Signore, ma la fede non è autentica senza le opere, essa è morta. Una fede morta contrasta con la vita della Risurrezione ed è inadeguata nel tentativo di comprensione della Risurrezione stessa. «Signore, donami il coraggio di abbandonare la pesante barca della mia vita. Essa è piena di tante cose inutili, essa è stracolma di attenzioni ad una vita comoda e piacevole dove tutto e tutti servono questo ideale. Aiutami, Signore, ad abbandonare la barca del mio gusto personale, della ricerca delle cose che mi piacciono, che mi gratificano, della ricerca delle persone come risposta a dei bisogni, a delle esigenze che sono quelle del dominio, della bella figura, dell’essere compreso. Dammi il coraggio di buttarmi tra i flutti del nuovo con lo sguardo rivolto e fisso su di Te. Solo allora potrò proclamare con la vita: “Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amo!”».

LA SCONVOLGENTE NOVITA’ DI DIO
QUARTA DOMENICA ANNO C , 8 MAGGIO 2022
At 13,14.43-52
Ap 7,9.14-17
Gv 10,27-30

«Vieni, o Santo Spirito, / illumina con la luce della verità il nostro cammino / verso il Convegno ecclesiale di Palermo / e il grande Giubileo del 2000. / Donaci di confessare con fede ardente / Gesù Cristo, Signore e Redentore, morto e risorto per noi, Colui che sempre viene. / Egli è il Vangelo della carità di Dio per l’uomo, / della comunione fraterna e dell’amore senza confini. / Egli è il germoglio nuovo, fiorito nei solchi della storia: / da Lui solo può maturare il vero rinnovamento della Chiesa e della società. / Vieni, o Santo Spirito, e rinnova la faccia della Terra!» (preghiera per il Convegno ecclesiale: «Il Vangelo della carità. Per una nuova società in Italia», Palermo 1995). La seconda lettura che oggi la liturgia ci propone è estremamente ricca di significato per la Chiesa in Italia. La nostra preghiera ben si situa nel periodo pasquale che stiamo vivendo: Gesù Cristo, Signore e Redentore, morto e risorto per noi, Colui che sempre viene. Egli è il Vangelo della carità di Dio per l’uomo, / della comunione fraterna e dell’amore senza confini. / Egli è il germoglio nuovo, fiorito nei solchi della storia: / da Lui solo può maturare il vero rinnovamento / della Chiesa e della società. I diversi tentativi politici che nella confusione anche oggi si compiono per cambiare la situazione della società, i tentativi nel mondo della salute, dell’economia, della scuola (… e chi più ne ha, più ne metta.) producono solo disorientamento, affanno, depressione. Abbiamo tutti l’esigenza di qualcosa di nuovo, l’esigenza del nuovo non è sentita come una teorica possibilità, ma come una urgente e concreta necessità. Anche noi cristiani dobbiamo farci carico di questa necessità del nuovo, della volontà di cambiare le cose. Come fare? «Ecco, io faccio nuove tutte le cose», tale è la nostra convinzione: il Signore Gesù Risorto è la sconvolgente novità che rende nuovo tutto ciò che si lascia da Lui catturare. Egli è un germoglio nuovo in una foresta di alberi morti, per la mancanza di valori, per la mancanza di speranza, per la terribile fragilità in cui sono cresciuti . Noi cristiani crediamo che non sia né la sinistra, né il centro, né la destra del governo a rendere possibili delle soluzioni nuove: noi crediamo in un uomo risorto, in Gesù Cristo, Lui solo può rifare il tessuto sociale, economico, culturale della nostra Nazione, dell’Europa e del mondo intero. Solo il Vangelo che ha saputo contrassegnare profondamente per duemila anni la civiltà in Europa potrà costituire il segreto del successo. Ma come è possibile questo se i nostri grandi politici, economisti, medici e professori universitari disprezzano il Vangelo, ridono di fronte alla nostra certezza? Sta a noi uomini e donne di buona volontà convincere queste persone, con l’esempio e con la preghiera e con l’offerta di sacrifici.

MENO MAESTRI, PIU’ TESTIMONI
QUINTA DOMENICA ANNO C,  15 MAGGIO 2022
At 14,21-27
Ap 21,1-5
Gv 13,31-33.34-35

«Dio solo può dare la fede; / tu, però, puoi dare la tua testimonianza. / Dio solo può dare la speranza; / tu, però, puoi infondere fiducia nei tuoi fratelli. / Dio solo può dare l’amore; tu, però, puoi insegnare all’altro ad amare. / Dio solo può dare la pace; tu, però, puoi seminare l’unione. Dio solo può dare la forza; / tu, però, puoi dare sostegno a uno scoraggiato. / Dio solo è la via; / tu, però, puoi seminare l’unione. Dio solo può dare la forza; / tu, però, puoi dare sostegno a uno scoraggiato. / Dio solo è la via; tu, però, puoi indicarla agli altri. Dio solo è la luce; / tu però, puoi far rinascere negli altri il desiderio di vivere. / Dio solo può fare ciò che appare impossibile; / tu, però, potrai fare il possibile. / Dio solo basta a se stesso; / egli, però, preferisce contare su di te (Canto brasiliano). Le parole di questo bel canto sono scritte con le note difficili e dure che vengono descritte nel brano degli Atti degli Apostoli che oggi la liturgia ci propone: digiuno, sofferenze, meditazione e preghiera, sono le note che compongono il successo pastorale di Paolo e Barnaba. Essi potrebbero cantare in modo molto intonato il bel canto brasiliano perchè si sono comportati proprio come le parole del canto proponevano. Sono diventati testimoni e non maestri del Vangelo per le strade del mondo. Oggi il mondo disdegna la preghiera, il digiuno e la sofferenza. Tutte queste realtà vengono svuotate di significato e le nostre comunità non sono più in grado di annunciare con forza il Vangelo. La gente non viene più in Chiesa, la nostra catechesi perde di significato. Abbiamo accompagnato Paolo e Barnaba fino ad Antiochia di Pisidia, attraverso le gelosie e le persecuzioni di quanti resistono all’annuncio del Vangelo; oggi li seguiamo nel viaggio – missione di ritorno da questa prima fatica pastorale. Visitano, come Apostoli e Vescovi che vigilano, le comunità fondate, le confermano nella fede, eleggono gli anziani (i presbiteri) a capo di esse e le affidano al Signore. Ad Antiochia di Siria, da dove erano partiti, inviati dalla comunità tra i pagani, rendono conto della loro opera e raccontano le meraviglie operate da Dio mediante la loro predicazione come anche tutta la gioia dei pagani venuti alla fede. La nostra riflessione si sofferma sul ruolo singolare della comunità che unisce e poi esige il rendiconto. Accade altre volte nella vita della Chiesa apostolica. Per i due apostoli è garanzia di fedeltà al Vangelo e il mandato che era stato loro affidato. La comunità è il luogo dell’ascolto della Parola di Dio; in essa e per essa si ricevono i ministeri e si è inviati; in essa e con il suo aiuto si opera il discernimento che libera da visioni personali e da scelte errate; ad essa si rende conto. Pare di scorgere la necessità di riscoprire comunità così, per il bene di tutti, anche della società in cui viviamo e di cui siamo parte.

HO SOGNATO UNA STRADA DESERTA
SESTA DOMENICA ANNO C , 22 MAGGIO 2022

 

Ho sognato una strada/ sconfinata e deserta/ Io era là tutto solo/ Tremavo di paura/ Mi sentivo morire/ Ho gridato/ “Perché mi hai abbandonato/ in un momento così difficile?”/ Avevi promesso/ “Io sarò con voi tutti i giorni”/ Mi sei apparso e mi hai detto/ “Tu sai che io ti amo/ Non ti abbandonerò mai/ Ti ho disegnato sulla palma/ della mia mano”/ Ho visto improvvisamente lontano/ una figura d’uomo/ Camminava lentamente/ Ho aspettato con gioia e paura/ Passando accanto mi ha preso per mano/ Percorreva la mia strada/ Quella della vita . Questa bella e semplice poesia l’ho trovata una mattina di questa settimana sul mio tavolo in ufficio. Nella piccola immaginetta vi è la fotografia di un uomo di colore che tiene per mano un bimbo ed entrambi camminano su di un sentiero. Una eloquente frase che si ispira al Salmo 37 commenta: “C’è sempre Uno che ci prende per mano”. Il Vangelo domenicale di oggi ci parla del nostro cuore: “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”, ci dice Gesù. Questa frase per essere bene compresa deve essere confrontata con un’altra frase del Vangelo di Giovanni. E’ la frase che apre il capitolo 14; essa recita: “Non abbia paura il vostro cuore abbiate fede in Dio e abbiate fede in me”. Il segreto del cuore in pace è la fiducia e confidenza in Dio. Sul letto di morte S. Gregorio Barbarigo continuamente ripeteva: “In te, Domine, speravi non confundar in aeternum”. Oggi i cuori degli uomini sembrano essere in preda alla confusione, alla paura, alla solitudine. La nostra società ci garantisce grande benessere, ma crea uomini e donne profondamente soli. Quante volte nel ministero sacerdotale si incontrano persone che pongono interrogativi veri e profondi: “Oggi mi hai accecato. Pensavo di essere alle prese con un problema dai contorni ben definiti e chiari come quelli di un affetto da incanalare e da ben guidare con decisione all’equilibrio. Invece mi trovo di fronte a una persona che sperpera atteggiamenti molto profondi con persone e situazioni che incontra. Senza riflettere, senza chiedersi cosa provoca quell’atteggiamento al posto di un altro, queste sensazioni si sviluppano e si attorcigliano attorno a te strangolandoti. Hai detto la verità, semplicemente la verità: una verità che brucia, una verità che ti rompe tutti i falsi equilibri e ti fa sentire sempre di più uno “: ma come uscirò da questo terribile vortice peggiore di una malattia dalla quale non riesco a liberarmi: mi sento sfinito, schiacciato, umiliato, sono esausto ho perso ogni voglia di lottare, ho perso l’interesse a cambiare: mi sento terribilmente morire… e non posso e non devo cercare riferimenti. Non posso costruirmi case dorate, rifugi segreti di affetto e di comprensione, non posso riposare: nella notte mi sveglio, di giorno mi turbo facilmente, sono confuso, assente, mi cerco di inebriare di persone, di divertimenti: sempre fuori la sera, sempre in compagnia di qualcuno. Tu Dio terribile che trasformi gli amici in concorrenti con te, che trasformi il rifugio in trappola, i sorrisi in lacrime. Tu che sconvolgi ogni piega del mio esistere e del mio pensare… Rispondimi Signore: io sono cieco, io sono nauseato, malato, piagato dappertutto, coloro che ben mi conoscono e mi amano, proprio per questo provano ribrezzo e mi riempiono di parolacce: io non trovo più gusto in questo fidarmi di te!”. Che medicina dare a questa persona per guarire? Il Vangelo di oggi. “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.” Ed ancora: “Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”. La pace vera viene da un cuore che nonostante la miseria e il peccato confida nel Signore. “Gesù mai ti lascia solo, tutto possiamo in Lui. Ogni giorno si da a noi nell’Eucaristia e si vede presente nella Sua Parola, che è una lettera d’amore che ogni giorno Gesù ci scrive, perché è eternamente innamorato di noi. Che bello!” La bella poesia-preghiera che abbiamo citato di A. Meingold è la medicina a questo cuore terribilmente provato, ma che allora possiede anche il coraggio di gridare:”…dammi una mano te ne prego: sono infinitamente solo, ma ti amo infinitamente: e porca miseria, tu sai quanto: nessuno può strapparti dal mio cuore marcio: guariscimi Signore! da una lettera scrittami il 2 maggio 1995.

ASCENSIONE: DESIDERIO DI PARADISO
DOMENICA DELL’ASCENSIONE ANNO C, 29 MAGGIO 2022
At 1,1-11
Eb 9,24-28 ;10,19-23
Lc 24,46-53

 

Per sminuire il lavoro di un altro, sussurrasti: non ha fatto altro che compiere il suo dovere. E io aggiunsi: – Ti pare poco?… Per aver compiuto il nostro dovere il Signore ci dà la felicità del cielo: “Euge serve bone et fidelis… intra in gaudium Domini tui”- molto bene, servo buono e fedele, entra nel gaudio eterno! (Josemaria Escrivà de Balaguer, Solco, n. 507, Ed Ares Milano 1992) Nel 1950 il Servo di Dio Josemaria Escrivà de Balaguer (fondatore dell’Opus Dei) aveva promesso nella Nota alla settima edizione spagnola di Cammino, un nuovo incontro in un altro libro chiamato Solco. Questo desiderio del fondatore dell’Opus Dei diventa realtà in occasione dell’undicesimo anniversario del suo transito in cielo. Il piccolo libretto è suddiviso in mille punti. Citiamo oggi nella nostra riflessione il punto 507. La Chiesa, oggi, celebra l’Ascensione di Gesù al cielo. E’ proprio su questa parola cielo, che oggi vogliamo fermare la nostra attenzione. Il brano tolto da S. Luca e gli Atti degli Apostoli ci descrivono molto bene l’accaduto. Gesù sale al cielo. Oggi purtroppo non pensiamo più al cielo, che potremmo anche chiamare, con una parola più bella, Paradiso. I santi, tutti i santi, hanno in comune il pensiero forte e vivo del Paradiso. La strada della santità si percorre solo spinti dal desiderio del Paradiso, il luogo della beatitudine eterna e infinita. Ma perché desiderare e credere in questa gioia nell’altra vita, sacrificando tutta la felicità di questa vita all’altra? Ma io sto tanto bene così. Ho tutto quello che mi piace: vacanze molto belle, bella macchina, telefono cellulare, sport, buon cibo, tanti amici… cosa mi importa del Paradiso? … A me sinceramente non interessa, sono interessato dai più concreti e sicuri piaceri della terra, felicità è infatti per me sinonimo di piacere, più godi e più stai bene: questo è l’autentico motivo del vivere, tutto il resto non importa. E per quanto riguarda la parola Paradiso, cielo? Roba dei miei nonni e delle vecchiette che vanno in chiesa, non per una persona brillante e promettente come me. La strada dell’Inferno parte proprio da tutto questo, tutti i paradisi artificiali che ci costruiamo con scrupolo, fatica e determinazione sostituiscono il paradiso vero, ci fanno dimenticare sia il Paradiso e …sia l’Inferno. La dimenticanza dell’Inferno è la strada più veloce per andarci diretti, purtroppo non avviene così per il Paradiso, la dimenticanza del Paradiso è una premessa per non andarci proprio. Noi uomini terribilmente imprigionati dal benessere che ci siamo costruiti, siamo storditi dalle cose e dagli avvenimenti che viviamo. Essi diventano per noi una droga… Non riusciamo più a decifrare il senso del benessere. La solennità dell’Ascensione ci impone una revisione profonda: quante volte il nostro agire è indirizzato al nostro vivere per l’eternità in Dio? Quante volte pensiamo ai Novissimi . Quante volte il nostro agire si pone degli obiettivi a lunga scadenza? E quante volte invece il nostro agire è guidato da un “vedere corto”, immediato, dalla logica infantile del tutto-subito? La concezione cristiana del vivere impone a noi una serena ascesi interiore. Lo stesso termine ascesi è molto adatto al termine ascensione sul quale stiamo riflettendo. Una forte ascesi, una disciplina interiore di vita, la strada del sacrificio, ecco le medicine amare che l’uomo oggi deve bere per guarire. Ti pare poco?… Per aver compiuto il nostro dovere il Signore ci dà la felicità del cielo, la strada del dovere quotidiano è quella della santità; è la via che ci conduce al cielo: è l’Ascensione riservata a ciascuno di noi… Gesù ci ha insegnato la strada: quella della Croce e della Risurrezione, che si compie esclusivamente guidati dallo Spirito Santo.

DOMENICA DI PENTECOSTE ANNO C, 5 GIUGNO 2022
SOFFIO CHE ARDE E PURIFICA
At 2,1-11
Rm 8,8-17
Gv 14,15-16.23-26
Qualcosa discese su di noi, qualcosa cadde dall’alto: un’invisibile pienezza di ardore e di forza: Cadde in un turbine di vento bruciante e aleggiò nella sala, simile a un uccello le cui ali sfiorassero i nostri volti intimorendoci col solo fruscio, ma il cui volo fosse pacifico e sicuro. Tracciò invisibili cerchi intorno a noi, si abbassò sempre più e finalmente si posò sulle nostre teste. Avrebbe potuto incenerirci, ma non lo fece. Lingue di fuoco turbinarono nell’aria fermandosi infine sulle nostre fronti, penetrando nelle profondità del nostro pensiero. Questo soffio si introdusse in noi, bruciando le nostre labbra, come il carbone ardente bruciò la bocca di Isaia, e raggiungendo il cuore e il cervello. La forza che era discesa su di noi ci lacerava nonostante la sua soavità. Se fosse rimasta più a lungo su di noi avremmo cessato di esistere. Il suo contatto ci liberava dai legami della nostra propria volontà. Ancora un momento, e noi saremmo diventati fiamme trasvolanti nell’aria, ma questo soffio possente e terrificante si era già allontanato da noi. Ci aveva toccati con la carezza capace di trasformare un pugno di argilla in un corpo vivente, e poi era sparito. Tuttavia, ci aveva completamente trasformati; noi racchiudevamo ormai in noi un fuoco capace di infiammare il mondo. C’era una impazienza di agire, una energia nuova. Jan Dobraczynski, Lettere di Nicodemo, La vita di Gesù, Ventiquattresima lettera, p. 377, Reprints, Morcelliana, 1984.

 

Sono le eloquenti righe di un grande autore polacco, autore di altri romanzi sacri, – quali L’ombra del padre e L’invincibile armata – ad introdurre la nostra meditazione sull’odierna solennità della Pentecoste. Il bel brano che abbiamo citato ci dice qualcosa di ciò che accadde in quello stupendo giorno. L’orazione Colletta di oggi chiede al Padre: “Diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo, e continua oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo.” Con queste parole oggi noi dovremmo pregare! Ancora oggi lo Spirito Santo agisce nella Sua Chiesa e crea dei grandi testimoni. E’ nota a tutti la vicenda di alcuni anni fa la vicenda delle sei Suore delle Poverelle morte nello Zaire per il terribile morbo di Ebola. La loro morte è stata capace di sensibilizzare tutto il mondo sulla epidemia che anni fa aveva colpito quel Paese senza minimamente destare preoccupazione alla popolazione mondiale. Lo Spirito Santo agisce oggi attraverso uomini e donne che vengono innalzati alla santità, dalle frequenti canonizzazioni che il Santo Padre compie. Il Paraclito ha agito nella nostra terra anche attraverso l’opera dei santi bergomensi…. Quanti segni dello Spirito. Le persone di cui abbiamo parlato si sono sforzate di trasformare in vita l’odierno Vangelo: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre.” E’ inutile pregare lo Spirito Santo se non osserviamo i dieci comandamenti. E’ la loro osservanza che dà la possibilità allo Spirito di venire ad abitare in noi. E’ l’osservanza soprattutto del comandamento dell’amore a “far posto allo Spirito in noi”. Ma noi non sappiamo più chi è lo Spirito Santo… la nostra fede ci propone la fede in un Dio in tre persone, Trinità. Ogni volta che nella nostra vita spirituale ignoriamo lo Spirito Santo rischiamo di non essere cristiani. Il nostro rivolgerci a Dio non può ignorare lo Spirito, assecondando il nostro gusto, al Padre o a Gesù, dimenticando lo Spirito Santo. La nostra preghiera deve essere trinitaria. Ricordiamoci che il Primo Mistero Principale della fede ci dice che Dio è Trinità. Ma quanti sono i Misteri Principali delle fede? Che cosa sono? Purtroppo non lo sappiamo più e stiamo diventando dei “pagani anonimi”, degli atei che ritengono di essere cristiani, ma che con i fatti vivono una vita agnostica perché non sono più in grado di conoscere il contenuto della propria fede. “Veni Sancte Spiritus, et emitte caelitus lucis tuae radium”.

 

SE VUOI CONOSCERE IL RAPPORTO SPIRITUALE TRA SANTINA ED IL CARDINALE MARTINI CLICCA QUI 

copertinaIl Card. Martini e Santina  in cielo sono accomunati da una pagina della Sacra Scrittura

ED ANCHE IL SEGUENTE VIDEO E’ MOLTO UTILE PER CAPIRE IL VALORE DELLA PAROLA DI DIO PER LORO DUE

Qui trovate invece una galleria in cui potete vedere tutte le frasi che Santina ha scritto sul mio Nuovo Testamento: sono per me un tesoro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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QUI INVECE POTETE  SCARICARE IL LIBRO: SEGUO IL MIO RE! UNA REGOLA DI VITA PER GIOVANI

07 Seguo il mio Re! Una regola di Vita per Giovani 13-01-2001