Eventi Fondazione

NONO ANNIVERSARIO NASCITA DI FONDAZIONE SANTINA 5 MARZO 2024


2015 – CINQUE MARZO – 2024
FONDAZIONE SANTINA COMPIE 9 ANNI
“Don Gigi riscopri la Chiesa vera delle persone semplici che vivono vicino a te: Emanuele, Blanca, Natale, Silvana, Gianfranco, Franca… e tutti gli Amici che condividono con te l’esperienza forte di Solidarietà e Carità attorno a Fondazione Santina!” (Card. Pierbattista Pizzaballa, Gerusalemme Esercizi Spirituali gennaio 2023).

Oggi si compiono 9 anni di vita della nostra Fondazione e sento l’esigenza di scrivere ed identificare i segni di una nuova vita che quasi da tre anni vivo fuori dal Vaticano. Certo potremmo parlare di cifre, cercare di definire un bilancio del tipo: sessanta viaggi di solidarietà, un milione di chilometri, quasi due milioni di euro in solidarietà, 4300 iscritti al canale youtube, più di due milioni di visualizzazioni, duecento soci, ecc. ecc. : Ma penso che questa sia una strada sbagliata se cerca di conferire a Fondazione Santina un qualche potere, qualche forma di evidenza… tutto questo mondo appartiene ad un mondo che ho lasciato e non ad una vita nuova che si basa sulla semplicità evangelica. Questa nuova vita non è impegnata a delineare un “fare” in virtù del quale si è potenti, si hanno ruoli di prestigio e di evidenza.

Questa nuova mia vita si impegna di più a delineare il “mio essere prete” e questo è possibile solo impegnandomi nella direzione lucidamente indicata da Pierbattista Pizzaballa. Lontano dunque da questi altisonanti luoghi romani, eccomi a scrivere alcuni tratti esistenziali della nostra Fondazione come mi giungono in questi giorni ed in queste settimane. Dove sia la forza di Fondazione Santina lo ha capito bene Sara, una detenuta nel carcere di Las Cruces, la quale nel discorso di inaugurazione della nuova infermeria del carcere messicano chiude il suo intervento con queste parole: “Si dice che ciò che non abbiamo non si può dare; allora mi chiedo Luigi ha denaro? Fondazione Santina è una fondazione milionaria? E giungo ad una conclusione: non è il denaro che muove i soci della Fondazione, ma l’Amore!”

Quando in Messico ho sentito questa frase dalla detenuta di 23 anni che sconta 50 anni per sequestro di persona ed estorsione, le parole del Card. Pizzaballa mi sono venute subito alla mente, e mi sono detto: Pierbattista aveva ragione! Questa ragazzina carcerata ha nel suo cuore una grande sapienza propria del Vangelo e mi sono commosso profondamente. E’ vero noi non abbiamo soldi e sul conto in banca abbiamo circa 200.000 euro, ma come di incanto il denaro per i nostri progetti è sempre giunto in questi anni e negli ultimi giorni tre fatti mi hanno riempito il cuore di profonda gioia e di intima convinzione di essere sulla strada giusta. Mi chiamano dalla parrocchia di San Giuseppe al villaggio degli sposi (un quartiere di Bergamo) per parlare di Gaza: sono ragazzi del catechismo di prima e seconda media.

Il nostro incontro è appassionante i ragazzi formulano domande, vediamo filmati, ci interroghiamo sulla sofferenza di quella terra ed alla fine dell’incontro il parroco, don Matteo, mi dice: “Don gigi i ragazzi vogliono sostenere il tuo aiuto a Gaza e hanno fatto una raccolta tra di loro, siamo lieti di contribuire con questa nostra offerta”. Ringrazio il parroco, Sara la catechista ed i ragazzi: due giorni dopo i soldi erano a Gaza per alimenti e beni di prima necessità per Shahar e le nostre famiglie. La cifra? Non andate ad immaginare cifre stratosferiche, quelle non vengono mai da Dio! Cento euro. Ma la meraviglia nell’aprire la busta a casa è quella di contare tanti piccole banconote da euro 5. Mentre contavo immaginavo ogni ragazzino porre il suo soldino nella busta: che magnifica scena quelle banconote piccole ma potenti nella loro forza di evocazione.

Questi ragazzini si sono privati del loro denaro e lo hanno offerto ad altri ragazzi che soffrono più di loro. Probabilmente anni fa, sarei rimasto deluso, oppure non avrei fatto caso ai 5 euro… ed invece? Una grande luce e una grande gioia nel cuore: questi denari vengono da Dio! Questi denari sono la vita di questi ragazzi e valgono molto più di centomila euro. Domenica sera finita la Messa delle 18,00 alla parrocchia che aiuto di Cenate Sopra, il mio parroco don Nunzio si avvicina e mi dice: “Tieni don gigi per il tuo viaggio in Kenya, tanto anche privandomi di questi soldi vivo comunque bene!” Cento euro. Ancora una volta percepisco la sacralità di quel gesto di elemosina. Un bravo prete mi regala dei suoi soldi, non quelli della sua gente e questo mi dice molto della ricchezza interiore di questo prete meraviglioso e colgo anche una fraterna stima e fiducia in quello che in Kenya facciamo. A casa mi raccolgo in preghiera e nuovamente la frase di Sara mi torna nel cuore: Fondazione Santina non ha la sua forza nei soldi, ma nella Carità.

A Roma settimana scorsa incontro il Cardinale Comastri, che ancora ritengo un grande riferimento spirituale per me, parlo a lui di Amalia in Messico e della sua miseria, sofferenza, come della grande gioia di un figlio in seminario. Il Cardinale apre il portafoglio “ Tieni don gigi voglio aiutare Amalia, falli giungere a lei!” Centocinquanta euro. Con il Cardinale ho una grande confidenza e scherzosamente prendo il suo portafoglio dal quale ha estratto i 150 euro e lo guardo: completamente vuoto! “Eminenza, Lei non ha perso questo splendido vizio. Ogni volta che mi offre qualcosa per i miei poveri svuota da incosciente il portafoglio”. Ride l’anziano Cardinale e lo abbraccio forte. Anche questa somma mi colpisce per ciò che dietro rappresenta una grande, sconsiderata ingenuità frutto di preghiera e di devozione a Dio, e per la terza volta la frase di Sara mi stampa nel cervello. La forza di Fondazione Santina non è nel denaro ma nella Carità che anima le persone che offrono i loro contributi. E ieri sera? Sono a cena a casa di Blanca, chiamo un amico Domenico è un ricco imprenditore di Roma e quando scartava i suoi vestiti io li riciclavo, è per me un grande amico ed un grande amico di mia madre Santina. Scherzo sui suo pantaloni che ancora porto… e lui scherzando mi dice che me deve regalare un altro paio.

Ecco articolo de L’Eco di Bergamo per la nascita della Fondazione, lo puoi leggere qui

Poi si fa serio: “Gigi come va la tua Fondazione?” “Domenico, si fa fatica ma stiamo continuando bene, tra alcuni giorni partirò per il Kenya dove inauguriamo un impianto di irrigazione nel carcere di Mtangani; poi sarà la volta della Colombia in maggio, dove il 3 maggio inaugureremo un refettorio per bambini poveri di un quartiere misero di Bogotà, poi viene la volta del Perù dove a Puerto Maldonado stiamo lavorando nel ristrutturare la lavanderia di un ricovero, a fine giugno inaugureremo quell’opera. Sono quasi due milioni di euro in solidarietà in questi anni” Il vecchio amico sorride e poi mi dice, come solo lui sa fare: “Senti ti dono volentieri 20.000 euro perché so che vanno a finire bene, come in Africa quando hai inaugurato quella aula scolastica dedicata a me. Scopro nuovamente una Chiesa diversa da quella della Curia romana fatta di persone come Domenico, Gianfranco, Novella, Vittorio, Bedy, Faustino ed Antonella, ecc… la litania dei nomi potrebbe continuare. Tutte queste persone sicuramente hanno dato il loro contributo piccolo o grande scoprendo nella nostra Fondazione qualcosa di semplice ed efficace, mentre quando ero a Roma… certamente nel denaro che raccoglievamo vi erano logiche differenti per il prestigio del posto che occupavo. In questi giorni sono questi i fatti con i quali festeggio i nove anni di Fondazione Santina, sono fatti nascosti, ma non per questo meno veri, sono fatti grandi che raccontano il cuore delle persone, che rendono vero il profondo pensiero della carcerata messicana. In questo nuovo stile di vita devo riscoprire quindi il mio “esser prete” e non “quello che faccio” il fare ed il ruolo non può rispondere alle esigenze profonde di fede… e quando il ruolo viene meno si soffre. In questo nuovo tempo di vita in cui Fondazione Santina respira un’aria più evangelica mi sto interrogando se essere ancora presidente oppure no, rimanere come socio fondatore… non è ora il momento di dare questa risposta, ma certamente questa Fondazione non viene da me, ma dalla sofferenza di mia madre Santina e dai suoi lunghi anni di calvario. Potrebbe chiudere anche oggi, ma rimane il fatto che in questi anni, dopo la sua morte, ha dato il vero senso del suo soffrire in modo evangelico. Ma il Signore mi rincuora in questo anniversario con altri meravigliosi segni ben più spirituali: i due ritiri spirituali mensili di Roma e Bergamo hanno visto la presenza di circa cinquanta persone ed a Montello sabato sera è stato bellissimo cantare insieme “Color Esperanza” e “Vive”. Mai avevamo avuto tanta gente negli anni scorsi! Anche questo è un grande segno… vado a trovare Ada Parolin alla Casa di Riposo e con la vecchietta recito il Rosario e dopo aver pregato per il figlio don Pietro e per don Gigi il terzo mistero lo dedica al fatto che Fondazione Santina possa ricevere maggior offerte, la simpatica e dolce vecchietta sembra avere un singolare potere sul cuore di Dio se nei giorni seguenti i ragazzi delle medie di Bergamo, il cardinale Comastri, il parroco di Cenate Sopra e l’imprenditore romano compiono questi bellissimi gesti di elemosina. Pregare insieme ad una anziana in una casa di riposo mi determina come prete: io comportandomi così sono prete e non è il fare che determina chi sono ma l’essere! Suona il telefono dalla Curia di Bergamo mi chiedono di amministrare le cresime a Rota Imagna: mi commuovo per la fiducia che il Vescovo in me ripone e per l’incontro che avrò con i ragazzi cresimandi di questo paese di montagna… ancora una volta scopro il mio “essere prete” che non sta nello svolgere un incarico di prestigio. Nel silenzio e nella solitudine dell’appartamento nel quale vivo da pochi mesi ho più tempo per pregare, per studiare e per prepararmi ai prossimi viaggi. Don Lino, il mio padre spirituale, mi ha proposto come lettura quaresimale  Il Grande Inquisitore di Dostoevsky alla luce di quelle stupende e profonde pagine trovo forza per guardarmi dentro e scoprire l’essenza del mio essere prete che non risiede nel miracolo, mistero e autorità come si parla nelle grandi pagine letterarie, ma nel servizio pastorale della preghiera, dell’annuncio e dei sacramenti.

In questo anniversario della nostra Fondazione chiudo con un fatto che mi ha profondamente colpito anche se assolutamente semplice. L’altra sera ero in cattedrale in ginocchio nei banchi per la mia preghiera. Si avvicina a me don Francesco un anziano e santo sacerdote di 91 anni, dal quale spesso mi confesso e mi domanda: “Don gigi mi puoi confessare?” Lo guardo folgorato e dico: “Scusi? Non ho capito…” Il vecchio ripete: ”Don Gigi, mi puoi confessare?” Lo guardo e dico: “Monsignore, se si accontenta di me… ne sono onorato!” E così quella sera un prete pieno di peccati e miserie umane si trovò a confessare un santo ed anziano prete… per poi scappare davanti al tabernacolo e gridare a Lui: “grazie per avermi fatto prete! Grazie di avermi fatto prete nonostante i miei limiti e le mie miserie… sono così felice di essere prete e nulla potrà mai togliere questa gioia profonda di vivere la realtà misteriosa e tremenda di agire “in persona Christi”. Giovanni Paolo II un giorno mi disse: “Sai don Gigi quale è stato il giorno più bello della mia vita? Quello in cui sono diventato prete! E sai perché? Il Papa è Vicario di Cristo, ma tu ed io quando celebriamo la Messa siamo la persona di Cristo e questo è molto più importante di essere Papi”. Ho scritto queste pagine per una festa interiore e chiedo al Signore di accompagnare la nostra Fondazione per molti anni sapendo però sempre e prima di tutto che la mia vita è “essere prete”! Se questa Fondazione potrà continuare la sua vita non è mia preoccupazione, si arrangi Dio con questa Fondazione, ma anche se domani finisse questi anni “sono e saranno i migliori anni della nostra vita!” Con buona pace di Renato Zero.