Emergenze

AIUTO A GAZA 7 OTTOBRE 2023


In questa pagina tento di descrivere la prospettiva in cui si situa l’aiuto che Fondazione Santina cerca di dare a Gaza ed alla sua infernale, quanto poco conosciuta situazione attuale. Iniziamo con un video di 11 secondi da Gaza è Shar, il 17 ottobre 2023. Si sente il rumore cupo degli aerei che bombardano

AIUTO A GAZA 7 OTTOBRE 2023
UNA PREMESSA
«È come se la guerra si appropriasse della nostra vita intima, la confiscasse, la nazionalizzasse. E quando ce la fa è come se gli esseri umani si accartocciassero su se stessi dalla paura, dall’odio, dal sospetto e cercassero di vivere al minimo, perché se per un momento ti concedi il lusso di provare un sentimento, sarai sopraffatto dalla violenza della realtà. Io invece voglio mostrare il potere e la forza della vita, come l’immaginazione possa cambiare la storia, come sia possibile non sentirsi sempre impotenti, dopotutto, ma riuscire anche a superare la paura della guerra, la paura costante di perdere i tuoi figli.»
David Grossman, 4 dicembre 2008
Dal finestrino dell’aereo osservo il tramonto del sole mentre stiamo volando sopra un tappeto di nuvole bianche sul Mar Mediterraneo. Sto ritornando a Roma da Israele dove mi sono recato in viaggio per cinque giorni. Il 12 settembre ho voluto incontrare i feriti della Guerra di Gaza ricoverati nell’ospedale San Giuseppe a Gerusalemme. Vogliamo con la nostra Associazione ONLUS Amici di Santina Zucchinelli dare un aiuto a queste persone sofferenti. In verità desideravo un incontro, ma non pensavo fosse così impressionante! Sono stanco, gli occhi mi si chiudono, i piedi fanno male per il troppo cammino. Sono indolenzito, ma la volontà è quella di scrivere durante le ultime ore di questo meraviglioso viaggio gli istanti passati vicino a sei feriti della assurda guerra di Gaza. La guerra sappiamo tutti che provoca feriti, è scontato: la televisione ed i film c’è lo raccontano…. Ma un conto è guardare da lontano, seduti in una comoda poltrona davanti al televisore, un conto è invece coinvolgerti con il dolore e farlo gridare nel cuore. Questo ti mette i brividi, questo ti fa vomitare! Piedi amputati, mani maciullate, ventri squarciati e ricuciti. Ma soprattutto gli occhi, gli occhi del dolore, e gli occhi di una persona precisa che ha un nome e cognome e una età precisa. Mohammed, Yussef, Imam… Sono alcuni dei nomi dei ragazzi, bambini e giovani che abbiamo incontrato.
Volo Tel Aviv – Roma, Domenica 14 settembre 2014, ore 17,30

SILENZIO
Ho deciso di parlare dopo più di un mese di silenzio sull’inferno di Gaza. Quando la televisione ci propone uno scenario di guerra il cielo si riempie di avvoltoi e corvi che speculano e parlano di Gaza, senza conoscere assolutamente nulla! E queste persone vanno da giornalisti insensati che al TG1 ed in altre importanti reti si qualificano come inviati sul fronte di guerra, a politologi, sociologi per finire con le guide di Terra Santa, spesso preti, o laici senza un minimo di istruzione politica sullo Stato di Israele, i Territori Occupati, l’Autorità Palestinese, Hamas (che è un partito politico molto differente dall’ala terrorista di Al Qassam) per finire con il Partito di Al Fatha. Bene questi nomi e queste realtà vengono messe in un frullatore e così dai bar, ai ristoranti, ai benzinai dove faccio il gas, tutti sono esperti di Medio Oriente, senza capire per nulla l’entità della ingiustizia e della tragedia.

Il numero di telefono di David Grossan l’ho avuto da Pierbattista Pizzaballa anni ed anni fa e con questo pezzo ho aperto “il testo del mio silenzio”. David ha perso un figlio nella guerra del 2006 in Libano, che ha avuto un profondo impatto sulla sua vita e sulla sua scrittura. E scelgo di continuare a non parlare di Gaza per non entrare nel calderone di chi pontifica in palcoscenici stupidi malato di visibilità. Scelgo di continuare a non parlare, ma non di non aiutare e lo vogliamo fare, come Associazione, nel silenzio e con metodo! Mentre a Gaza si vive una dimensione profonda dell’inferno, ad Acapulco in Messico un terribile uragano ha spazzato via l’80% delle abitazioni e 7 dei nostri 10 bambini in adozione a distanza hanno perso tutto. Ma in Europa ed in Italia nessuno parla di questo… e così continua il teatro dell’informazione dove la prima notizia è una bimba affetta da grave patologia che è morta in Inghilterra centro di una battaglia giudiziaria sull’opportunità di interrompere i trattamenti vitali per i quali i costi sono enormi, ma non si aprono mai telegiornali con foto di bambini palestinesi neonati morti in una incubatrice perché manca elettricità. Per rispetto di questi bambini ed ancora di più per rispetto di Indi Gregory non parlo perché non si spettacolarizza e polarizza la morte! Non parlo di una terra dove mia Madre è sepolta sulla Via Dolorosa ed è strano che solo in una Città del Mondo, Gerusalemme, vi sia una via dedicata al Dolore e i cui numeri civici sono le stazioni della Via Crucis.

Davanti alla Via Dolorosa dove abito in un appartamentino e non visito come pellegrino faccio silenzio. Non parlo di Gaza e di Gerusalemme che ho autenticamente inciso nel cuore e nella pelle come un tatuaggio sacro,! Gli occhi si riempiono di lacrime ogni sera ascoltando Shahar da Gaza e gli altri amici che sono sotto le bombe. Si deve ascoltare e non parlare! Si deve fare silenzio e non spettacolarizzare scegliendo maldestramente la parte ebraica o palestinese. Si deve pregare: tanto! E si deve aiutare con intelligenza, scrupolo e metodo nel silenzio. Ed il contributo che viene da Fondazione Santina a Gaza parte proprio dal silenzio e dalla preghiera di un monastero di clausura, quello di Bergamo, che sapendo di mia Madre e della sua sepoltura a Gerusalemme, sapendo della Via Dolorosa, del mio abitare e non visitare mi ha consegnato la grande cifra di Euro 2.000 per aiuti umanitari. Le monache vivono in grande povertà, ma senza clamore, senza parole: dalla loro povertà estraggono Euro 2.000! Questo forse sarebbe un gesto da spettacolarizzare, da ospitare in una pagina di giornale, non stupide teorie sociali o sulla mondializzazione in eventi creati ad hoc.
 Scelgo di non parlare di Pierbattista Pizzaballa per non essere preso in una forsennata corsa di dare a Lui aiuti, non perché vive sulla sua carne le piaghe delle bombe e dell’allucinazione della Guerra, ma perché ora è un Cardinale…. Ma Lui fugge perché non ama parlare, ma da buon bergamasco ama fare, come ha fatto il funerale di mia Madre a Gerusalemme, oppure ha partecipato alla mia gioia per i miei venticinque anni di sacerdozio ancora a Gerusalemme. Eravamo all’altare della Maddalena nella Basilica del Santo Sepolcro era il 21 giugno 2011… A Lui ho deciso di inviare quei soldi santi, frutto delle privazioni di Donne sante dediche alla preghiera per una Terra Santa come è quella di Gaza. Perché oggi la Via Dolorosa si trova proprio a Gaza.

Non voglio parlare dei nostri diversi interventi a Gaza, della nostra presenza nelle guerre di Gaza, perché: udite udite questa non è la prima Guerra a Gaza. Gaza è stata massacrata in passato in modo furente, ma nessuno più ricorda… bene noi li vi eravamo! E conosciamo: per questo faccio silenzio. Silenzio di quando con Carlo Nicora, Direttore dell’ospedale Papa Giovanni a Bergamo abbiamo visitato i feriti di allora, eravamo nel 2014… ragazzi senza gambe, pance rattoppate orrendamente da interventi chirurgici senza anestesia.

Cinque volte siamo stati a Gaza per aiuti umanitari: settembre 2014, ottobre 2014, gennaio 2015, marzo 2015 e gennaio 2019. Sono tutti aiuti umanitari – come la ricostruzione dell’oratorio della parrocchia cattolica della Sacra Famiglia – da quando è stato costruito il terribile muro, senza contare le volte che ho visitato prima Gaza, da quando nel 2005 è stata definita Autorità Palestinese. Oggi, tutti coloro che come pellegrini hanno visitato la Terra Santa si improvvisano esperti. Soprattutto le guide di pellegrinaggi… sembra che Gaza sia la porta accanto. Non voglio parlare del sangue che si versa a Gaza, sangue che ho conservato come reliquia in quegli anni. Sangue che ha imbevuto terra: proprio quella reliquia ho voluto regalare ad un caro Amico in una cena a casa a Bergamo. Oppure non voglio parlare di una pantofolina azzurra appartenuta ad una bimba morta tra le macerie di Gaza e che ora è nella chiesa parrocchiale di San Leone a Cenate sopra, quale reliquia di innocenza massacrata. Di tante cose non voglio parlare come le ore di angoscia recluso da Hamas in una centrale di Gaza, oppure il duro ed umiliante interrogatorio al muro di valico di Herez in cui gli israeliani mi hanno denudato e tenuto nudo per più di un’ora! Ancora Pierbattista conosce questo fatto e come Lui Leopoldo Girelli che era nunzio a Tel Aviv. Presto tornerò a Gerusalemme spero in occasione del compleanno di Santina il 29 dicembre e mi accingo a celebrare con amici gli 11 anni di morte di Santina il prossimo 4 dicembre. Sotto casa a Gerusalemme ogni anno ammazzano 4 o 5 o palestinesi o feriscono bambini come Famhi, ma nessuno ne parla se non un libretto a Lui dedicato (Fahmi, #VoltiDiSperanza n. 10) perché Volto di Speranza, oppure nessuno parla di Alima (Amina #VoltiDiSperanza n.20) una donna che a Gaza usa la stessa siringa monouso diverse volte per curare con antibiotici il piccolino che sta morendo per setticemia. Quando sento parlare di Gaza e come la Striscia si trasformi in palcoscenico di idioti inviati di guerra o di tuttologi pronti a parlare di qualsiasi cosa chiedo a tutti voi di fare silenzio e di venire al monastero di Montello dove si prega, ci si mortifica e si inviano euro 2000 per la carità di aiuti umanitari a Gaza. Chi di noi ha inviato tanto? Ecco la notizia che in questa pagina riproponiamo.