Viaggi di Solidarietà

COLOMBIA 30 APRILE – 11 MAGGIO 2023 56MO VIAGGIO DI SOLIDARIETA’


FONDAZIONE SANTINA ONLUS ASSOCIAZIONE AMICI DI SANTINA ZUCCHINELLI
56MO VIAGGIO DI SOLIDARIETA’
Roccia del mio cuore è Dio (Sal. 73,26)
Colombia 30 aprile – 11 maggio 2023
In questa pagina viene riportato il programma del 56mo Viaggio di Solidarietà in Colombia, dove Fondazione Santina inaugura un dormitorio per una struttura che ospita tossicodipendenti a Silvania nei pressi di Bogotá.
Ecco il video

Programma del viaggio

GIORNO MATTINO POMERIGGIO  – SERA
Sabato
29 aprile
INIZIO 56MO VIAGGIO DI SOLIDARIETA’ Ore 17,30 Messa prefestiva alla Madonna dei Campi di Stezzano
Domenica
30 aprile 

VOLO INTERCONTINENTALE

– Ore 6 Santa Messa

– Ore 7 partenza per aeroporto di Linate

– Ore 10.40 Volo Lufthansa LH 271 per Francoforte

– Ore 11.55 arrivo a Francoforte

– Ore 14.20 Volo AG (LH) 542 per Bogotá

– Ore 18.55 arrivo a Bogotà

– trasferimento parrocchia padre Jorge e pernottamento

Lunedì
1 maggio
Visita santuario Mariano Chiquinquira Ritorno alla sera da chiquinquira
Martedì
2 maggio
Visita a fundación Luz Y vida Pranzo Esperanza
Mercoledì
3 maggio
– Ore 8 partenza da Bogotá per Silvania

– Ore 11.00 Silvania celebrazione S. Messa e inaugurazione dormitorio con intervento di Franca Scordo

– pranzo di festa

– ore 15.00 visita alla struttura ed incontro con i giovani ivi residenti

– rientro a Bogotá

 

7pm servizio

Giovedì
4 maggio
Visita cacere modelo tutta la mattina Visita parroquia Campagna
Venerdì
5 maggio
 Visita a familias a Parroquia los dolores-Adopciones Fundacion San felipe-Pranzo

 

Sabato
6 maggio
Visita Domus Misericordia

Adopciones

Visita pastoral Migrantes, entrevista con Joven
Domenica
7 maggio
Colazione con fratelli di Strada.- las cruces

Mesa in parrocchia 12 mezzo giorno.

 

Partenza per Cartegena
Lunedì
8 maggio
Cartagena
Visita parte historica
Cartagena
Martedì
9 maggio
 Cartagena. Saluto arzobispo de Cartagena-visita a Barrios de periferia Ritorno a Bogotá
Mercoledì
10 maggio
Visita centro pastoral de calle.

3pm encuentro con Arzob Bogotá.

– Ore 19.30 trasferimento

 – aeroporto di Bogotá

– Ore 23.30 volo AG (LH) 543 per Francoforte

Giovedì
11 maggioVOLO INTERCONTINENTALE
Passaggio transoceanico – Ore 17.50 arrivo a Francoforte

– Ore 21.00 volo AG (LH) 278 per Milano Linate

– Ore 22.10 arrivo a Milano Linate

– trasferimento a Bergamo

Venerdì
12 maggio
TERMINE 56MO
VIAGGIO SOLIDARIETA’
Ore 17,30 Messa di ringraziamento

MAURICIO (#VoltiDiSperanza n.38)
Proponiamo un estratto dal libro Mauricio per capire bene l’opera di recupero di tossicodipendenti offerta dalla Fondazione Domus che ci ha richiesto il dormitorio.

Mauricio è il nuovo volto di speranza che incontro in Colombia, a Silvania, un paese a 69 chilometri da Bogotà. In questo paese c’è un piccolo centro di recupero per tossicodipendenti della Fondazione Domus Colombia diretta dal caro amico padre Giorgio, del quale sono ospite nei miei brevi giorni in Colombia. Quante volte il nome Colombia ci richiama la guerriglia delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) e i grandi cartelli della droga come quello di Medellín! Negli ultimi anni, la Colombia ha lasciato il triste primo posto del narcotraffico al Messico, ma ciò nonostante ancora oggi i narcos continuano a devastare il Paese.

Sono felice di essere in Colombia, ci arrivo il giorno dopo le calde elezioni presidenziali nelle quali ha vinto per la prima volta il candidato di estrema sinistra: infatti, al ballottaggio il candidato Gustavo Petro del Pacto Historico ha battuto il miliardario Rodolfo Hernández con tre punti di vantaggio. Novità assoluta anche l’afrocolombiana Francia Márquez alla vicepresidenza. Petro ha mitigato le sue posizioni negli ultimi tempi, anche per respingere le accuse di chavismo e antiamericanismo, ma propone una discontinuità netta anche sul fronte internazionale. La proposta di un patto di unità nazionale per governare con forze esterne alla sua coalizione è una necessità, perché la sinistra resta comunque in forte minoranza nel Parlamento. Il clima è ancora caldo per le elezioni, e i dibattiti continuano per le strade. Partiamo presto da Bogotá per Silvania, alle 5.30 siamo già in macchina. Il problema è riuscire a uscire, con il traffico intenso del mattino, da una città che conta 10 milioni di abitanti: le due ore che ci impieghiamo le usiamo per parlare… quella maledetta valigia persa ogni tanto rientra nei nostri discorsi, ma cerchiamo di non farci prendere troppo da un problema secondario rispetto ai grandi problemi della piaga della droga che sto per incontrare. Fuori da Bogotà la natura è lussureggiante e il verde e i colori dei fiori incantano gli occhi. Mentre parlo con Giorgio, lo sguardo segue la sua strada, letteralmente catturato dalla natura. “Gigi – mi dice don Giorgio – il piccolo centro di recupero che visiterai ospita otto uomini impegnati in un duro cammino di riabilitazione dalla droga. Celebreremo la Messa, faremo colazione con loro e trascorreremo un po’ di tempo ascoltandoli. In questo Centro della mia fondazione c’è anche Mauricio: con i suoi 36 anni, la sua storia potrebbe essere il volto di speranza di questo tuo viaggio che ha la sua prima tappa in Colombia. La sua storia è forte e incredibile e l’uomo di oggi è un uomo diverso. Ha perso l’occhio destro e la gamba sinistra e per questo cammina con le stampelle. Quando arriviamo al Centro, facci una chiacchierata”. La natura si fa ancora più intensa sulla strada sterrata e ci troviamo immersi nella foresta, un autentico toccasana per i tossicodipendenti che lì vivono. Arrivati al Centro, iniziamo la giornata celebrando la Messa. Subito riconosco Mauricio nell’uomo che non ha una gamba e non ha un occhio. La lettura del Vangelo ci dice che il male molte volte si presenta a noi con pelle di pecora, ma dentro c’è un lupo rapace: sembra il selfie della droga. La mia predica è proprio sulla droga, sul suo sembrare pecora ma essere un lupo rapace. Mauricio segue assorto e con grande concentrazione. Dopo la comunione si alza, viene verso di me e mi dice: “Padre, ti voglio regalare lo scapolare della Madonna del Carmine: indossalo, ti proteggerà dal male”. Poi a nome di tutti mi offre una corona del rosario e mi chiede di pregare per loro. Visitiamo la povera struttura che ha bisogno di ampliamenti, parliamo della necessità di un nuovo dormitorio al quale potremmo contribuire. Poi chiedo di poter parlare con Mauricio, lui volentieri acconsente.

Ci sediamo; siamo a 2300 metri, ma il caldo si fa sentire ugualmente. Il giovane uomo mi fissa e io parto subito con una domanda logica e legittima: “Mauricio, cosa ti è successo? Come hai fatto a perdere l’occhio e la gamba?”. “Padre, tutti mi chiedono questo ed è legittimo, ma voglio dirti che questa tragedia di dolore è alla fine un regalo della Provvidenza: se non avessi perso l’occhio e la gamba probabilmente avrei perso l’anima!”. Non mi aspettavo una risposta del genere – che mi incuriosisce. “Ho perso l’occhio e la gamba in due incidenti stradali che mi sono successi uno dopo l’altro. Sai, padre, io posso essere considerato uno dei tanti abitanti di strada di Bogotà. Un giorno chiedevo l’elemosina a un semaforo pulendo i vetri delle macchine, quando una macchina mi investe in pieno. Cado a terra, e quando mi sto rialzando una seconda macchina mi travolge passandomi sopra. Sono stato in coma per due mesi e diciassette giorni, e poi mi sono risvegliato senza una gamba e senza un occhio e ho dovuto affrontare dieci interventi al cranio e al volto, con dolori indicibili e tante lacrime. Questa prova durissima mi ha scavato dentro, mi ha messo con le spalle al muro sul significato della vita. Quando poi sono uscito dall’ospedale, avevo come compagne la derisione e la sofferenza e così ho iniziato a pregare, a leggere il Vangelo, a frequentare i sacramenti; mentre prima il vizio e la prevaricazione mi avevano spinto in una situazione di squallore morale profondo e totale. Ora in questo Centro, con l’aiuto delle preghiera sono un uomo nuovo, completamente diverso, e penso di poter dire che anche dal più profondo abisso di perversità e sregolatezza con la grazia di Dio si può uscire!”. Guardo Mauricio e gli chiedo: “Raccontami la storia della tua vita, vuoi?”. Sembrava che Mauricio aspettasse proprio quella domanda e con grande intensità inizia il suo racconto.

“Gigi, nella mia storia si uniscono le grandi sfide della Colombia, dalla guerriglia al narcotraffico fino alla corruzione!”. Questa risposta mi incuriosisce e mi preparo ad ascoltare la sua storia senza sapere a quale storia terribile sarei andato incontro. “Don Gigi, io sono nato a Medellín ed eravamo cinque fratelli. Quando avevo due anni mia madre morì e con lei morì anche il figlio che aveva in grembo: la suocera praticava la stregoneria e quel tentativo di aborto produsse la morte di mia madre. Mio padre alla morte di mia madre iniziò a drogarsi e così fu la mia nonna materna a prendersi cura di noi. Noi eravamo molto poveri e la nonna coltivava canna da zucchero. Quando avevo nove anni, mio fratello maggiore venne torturato e ucciso a causa del traffico di droga, mentre Henry e Juan Pablo lasciarono la nostra casa, dove rimanemmo mio fratello Andres e io. Ci volevamo molto bene e ci saremmo aiutati moltissimo. Quando Andres aveva 16 anni incontrò un uomo potente, tale Roberto. Venni a sapere in seguito che questo Roberto era uno dei capi di un cartello del narcotraffico. Bene, Roberto era omosessuale e chiese prestazioni sessuali a mio fratello Andres. Andres non ci dice nulla di questo; ci racconta soltanto che ha trovato un ottimo lavoro da questo narcotrafficante. In poco tempo Roberto si lega strettamente ad Andres e lo riempie di regali. Andres viene a casa con una moto di grossa cilindrata, bellissimi telefoni cellulari, è armato e scortato”. “Scusa, Mauricio – lo interrompo – ma non hai mai dubitato dell’origine di quella ricchezza?”. “Padre, io ero ancora minorenne e poi, quel nuovo lavoro di Andres cambiò la vita alla nostra famiglia. Iniziò ad arrivare tanto denaro e io avrei potuto finalmente incominciare ad andare a scuola; inoltre, ora la gente ci rispettava mentre prima ci ingiuriava e talvolta molestava! Vedevo in mio fratello un modello da seguire per la mia vita.

Pian piano, l’influenza di Andres su Roberto aumentava e più mio fratello era influente e potente, amministrando molti flussi di denaro del narcotrafficante, più era anche minacciato, tanto che un giorno confidò a Roberto che aveva paura di morire presto e che se ciò fosse accaduto lui avrebbe dovuto prendersi cura di me. Tutto questo accadde poco prima di una festa alla quale mio fratello mi aveva invitato; a quella festa partecipava un individuo oscuro, seduto a un tavolo bevendo un whisky. Inavvertitamente, Andres urtò il suo bicchiere che cadde a terra. E allora, don Gigi, successe un fatto incredibile: l’uomo, nei fumi dell’alcol e dell’ira, si alzò cercando di ammazzare mio fratello con il machete. Un mio cugino allunga la mano per proteggerlo e il machete quasi gli stacca la mano. A questo punto si fanno avanti i miei cugini, aggrediscono l’assalitore di Andres e lo spediscono irriconoscibile all’ospedale. Perfino dall’ospedale quell’uomo minaccia di ammazzare mio fratello”. Rimango allibito davanti a questa situazione drammatica e gli chiedo: “E tu?”. Mauricio continua: “Nei giorni successivi vedevo che mio fratello era seriamente preoccupato…

Un pomeriggio, mentre usciva di casa, un sicario gli spara nel petto e lui cade morto davanti a me! Non ti dico lo spavento, padre. Per diverse notti sono stato terrorizzato che qualche cosa di male potesse accadere anche a me. Appena ucciso Andres, arrivò Roberto con macchine di scorta e soldati della guerriglia; quando mi vide, scoppiò a piangere e intanto mi regalò 300.000 pesos: mai in vita avevo visto una somma del genere! Roberto decise di prendersi cura di me… e così incominciai a vivere in un lusso sfrenato del quale però facevano parte anche alcol – conoscevo tutti i migliori whisky – marjuana e crack. Questo fu l’inizio della fine: la mia vita iniziò a sprofondare nella perversione, padre: donne, soldi, fumo… ogni sorta di piacere. Giravo scortato, con armi… Roberto mi diede una lussuosa auto che era stata di mio fratello, mi regalò 23 cavalli e molti, molti denari. Finché un giorno Roberto stesso, sprofondato nel tunnel della droga, fu ricoverato in manicomio”. Guardo Mauricio: questa storia mi sembra una collezione di schifezze da pattumiera, un insieme di perversità che superano l’immaginazione. Mauricio intuisce quello che sento e mi domanda: “Gigi, ti fa schifo tutto ciò?”. Prendo il coraggio e gli rispondo: “Devo essere sincero? Veramente sì, non schifo, di più: disgusto!”. Lui tace un momento e poi continua a parlare. “Io non provavo alcuna vergogna per quanto facevo, e non mi accorgevo che intanto la mia vita sprofondava nella droga e nell’alcol. Ma pensa però a che punto ero arrivato”, mi dice: “volevo uccidere mio fratello Henry perché avevo scoperto che mi rubava denaro… Per fortuna, lui se ne accorse e riuscì a sfuggire all’attentato che avevo commissionato ai suoi danni. Poi, quando Roberto entrò in manicomio, le cose per me cambiarono radicalmente: la sua famiglia ereditò tutti i suoi beni e mi tolse l’incarico di amministratore; al resto ci pensai io, sperperando tutta la ricchezza che avevo nelle mie mani con donne, alcol e droga. Lasciai Medellín ridotto in povertà e mi spostai a Cali, dove iniziai a chiedere l’elemosina ai semafori, finché trovai un lavoro come meccanico riparando moto… Solo che iniziai a rubare per arrotondare il mio stipendio e passai a rubare moto; mi denunciarono e quindi fui costretto a scappare a Bogotá dove in preda alla tossicodipendenza iniziai di nuovo a chiedere l’elemosina ai semafori: sporco, senza lavarmi, senza nulla: adesso avevo proprio toccato il fondo! Finché ecco, il 23 maggio 2018, mentre pulivo i vetri di una macchina a un semaforo in preda alla droga, un’auto mi investì violentemente; provai a rialzarmi faticosamente, ma una gamba non funzionava più. Allora mi alzai sull’altra e una seconda macchina mi investì in pieno!”. Mentre racconta, Mauricio sembra commosso – io sono sconcertato! “Ti hanno investito per ben due volte, una dopo l’altra?”. “Sì, padre! È stato terribile: un dolore incredibile e poi ho perso i sensi! Un dolore incredibile. Sono rimasto in coma per più di due mesi e fino ad oggi ho come compagna la sofferenza! Dei bravi dottori con una decina di interventi cercarono di ridare dignità alla mia vita… mentre io iniziai finalmente un percorso interiore. Chiesi loro di essere aiutato, volevo assolutamente recuperare il cervello dalla droga! La sofferenza dura e acerba divenne la mia maestra”.

“Padre, ho sofferto tanto e soffro ancora tanto: non ho una gamba e non ho un occhio, sono un handicappato in miseria, ma proprio in tutto questo scopro che nella mia miseria Dio mi ama. Arrivato in questo centro di recupero, ho iniziato a pregare e a leggere il Vangelo e sento che la mia vita sta cambiando profondamente”. Guardo l’uomo menomato e mi rendo conto che, all’inizio del mio lungo viaggio in America Latina, quell’uomo raccattato da Dio dalla spazzatura diventa per me la carne di Gesù, proprio come ci dice Papa Francesco!

Mauricio si alza in piedi e prende nelle sue mani lo scapolare che mi aveva messo al collo: “Grazie, don Gigi, per avermi ascoltato, grazie di voler raccontare la mia disgustosa storia, disgustosa di spazzatura, ma grazie anche per avermi dedicato il tuo tempo. Pregherò per te, tanto, perché tu possa essere vicino tutta la tua vita ai poveri con la tua Fondazione come hai fatto oggi con me”. Abbraccio forte Mauricio: “Non ti dimenticherò: tornerò l’anno prossimo a inaugurare il dormitorio e per quell’occasione ti porterò un piccolo libretto di 120 pagine che si intitolerà MAURICIO”. Gli mostro il libretto di SOL che sto portando in Perù… e l’uomo trasformato dal dolore riempie il suo unico occhio di meravigliose lacrime. Lo abbraccio nelle stampelle sulle quali si regge e mi avvio alla macchina: con padre Giorgio devo continuare il programma di una giornata intensa e piena di significato, in cui le parole di Frida Kahlo – che era esperta di sofferenza – emergono con inaudita forza di significato e mi gridano attraverso la voce del povero Mauricio: nonostante tutto e soprattutto, Viva la Vita!