Interventi

NEL CARCERE DI YANAMAYO IN PERU’INAUGURATA CAPPELLA


In questa pagina viene illustrata la costruzione e poi l’inaugurazione di una nuova Cappella il 14 luglio 2023  nel carcere di Yanamayo a Puno sulle Ande del Perù, che Fondazione Santina.

In occasione del viaggio in Perù dello scorso anno 2022 è stato richiesto dai prigionieri un aiuto economico di euro 5000 per la costruzione di una cappella nel carcere di Yanamayo a Puno in Perù. In quell’occasione il Direttore del Penitenziario ed i carcerati stessi avevano chiesto la costruzione di un piccolo edificio in cui raccogliersi in preghiera. Ecco il documento prodotto lo scorso anno.


Il Consiglio di Amministrazione di Fondazione Santina approva la richiesta e decide di inviare la somma di Euro 5.000 al Vescovo di Puno perchè possa essere tramite con il Carcere di Yanamayo. Il nostro Tesoriere in data 15 maggio 2023 firma così il seguente ordine di bonifico:

Il Vescovo di Puno, ci invia lettera di ricevuta nei seguenti giorni ecco qui la ricevuta

Qui puoi vedere tutti i dettagli del progetto che stiamo realizzando

GERALD E L’INCONTRO CON IL NARCOTRAFFICO
Dopo l’ incontro con Carolina nel bordello del villaggio di Laberinto nell’Amazzonia del Perù in un viaggio estenuante e allucinante ma ricco di incontri, sono stanchissimo soffro un po’ il passaggio dal caldo tropicale dell’ Amazzonia con +37 gradi ai -4 di oggi qui sulle Ande a 4100 metri. Mancanza di igiene, devo poi lavare la poca biancheria che ho comprato perché manca la valigia, qualità del cibo che lascia a desiderare  e poi la prova dell’incontro con storie forti come quelle vissute nel bordello… ma sono davvero felice, vivo in un altro mondo e il sorriso di un bimbo o di un anziano mi riempie di gioia… anche  se stremato sarà dura ripartire per l’Italia. Sono anni che vengo in Perù e che mastico coca, qui è normale, ma in questo viaggio ho voluto cercare di capire un po’ di più il fenomeno della coca trasformata in cocaina qui in Perù. Da anni conosco la situazione del Messico come Paese che possiamo definire un narco-stato, vi è poi la Colombia dove sono stato in questo viaggio per tre giorni e dalla quale viene il nostro volto di speranza che è Mauricio, vittima della droga. Ma mi voglio spiegare meglio cosa avviene in Perù.

Nel lungo viaggio dall’Amazzonia alle Ande chiedo al nostro autista che ci porta da Mazuko a Juliaca, se lui conosce piantagioni di coca e se me li può mostrare. È un tipo strano di nome Giraldo. Parla un pessimo spagnolo ed è un tipo molto asciutto, poche parole ed un volto inquietante. Mi risponde subito di no. Poi dopo mezz’ora di silenzio mi dice: “Gigi salendo verso Juliaca quando saremo verso i 700 metri in quella regione di vegetazione ricchissima se vuoi e te la senti ti mostro una piantagione di coca”. Olinda ed Hernan non ne sono molto convinti, anzi sono un po’ spaventati! E mi dicono: “Meglio di no, monsignore può essere pericoloso”. Io sinceramente una piccola preoccupazione c’è l’ ho non per la mezz’ora a piedi nella foresta, ma per il mio autista e mi chiedo come lui può conoscere questo? Naturalmente so che coltivare coca in Perù non è contrario alla legge è illegale il narcotraffico, una coltivazione di coca di per sé non è contro la legge, ma quando l’estensione è grande, come quella che sto per vedere sicuramente non è tutta per la popolazione andina che mastica coca per reggere meglio la fatica, la fame e l’altezza! Purtroppo molti contadini coltivano coca perché è più conveniente e non vi è il problema della vendita perché i narcotrafficanti ci pensano loro a ritirarli. Ed una piantagione di coca normalmente se è grande viene collegata con una raffineria, uno schifo di impianto ben nascosto nella foresta in cui la coca diventa pasta e poi cocaina… Dico di sì a Giraldo con qualche protesta di Olinda e Hernan.

L’uomo in silenzio continua a guidare e circa dopo un’ora accosta la macchina: “Siamo arrivati, scendiamo qui dobbiamo prendere il sentiero!” Scendiamo dalla macchina, saluto Olinda ed Hernan e per un sentiero ripido entriamo nella foresta. Giraldo non parla molto, cammina svelto. La natura è bellissima, il sentiero è ripido e non ho con me gli scarponi che ho nella valigia che mi hanno perso. Faccio silenzio e cerco di mantenere il passo, sono sudato e stanco ma continuo con determinazione. Lasciamo il sentiero, non mi capacito come Giraldo conosca alla perfezione il luogo! Percorriamo una cinquantina di metri tra le felci e gli alberi verdi, finché appare una grande estensione di coca, tento di fare un video con alcune foto, me lo impedisce con sguardo severo. Non avevo mai visto una pianta di coca con le sue bacche rosse e le sue foglie, l’estensione è grande e sono impressionato da come sia ben nascosta dalla natura. Lui Giraldo sembra essere più nervoso, sceglie un posto ben preciso e mi dice “prete, qui possiamo fare il tuo video” Meglio che niente penso io ed effettivamente si vede una parte della distesa ben più ampia, ma per me va bene. L’uomo si presta a riprendere il video, io stacco un ramoscello della pianta di coca. E poi lo guardo dritto in faccia e secco dico: “Dove fanno la pasta?” mi risponde: “In cima a questa tenuta, lo vedi il fumo? È la! E non chiedermi nulla  di più; solo seguimi svelto e in silenzio.” Il suo ordine non ammette repliche, non incontriamo nessuno e dopo mezzora giungiamo alla macchina dove Hernan e Olinda mi attendono. Mostro a loro il ramoscello della pianta di coca ed Hernan mi risponde:”Non lo avevo mai visto monsignore!” Dico a Giraldo: “Presto, andiamo via!” L’ uomo si mette in bocca alcune foglie di coca e riprende la lunga strada verso le Ande. Mi lancia una frase inquietante: “Sai padre, ti ho visto a Puerto Maldonado domenica: tenevi in mano un serpente boa di grandi dimensioni. La droga può essere come un grande serpente boa che ti avvinghia e ti soffoca con incredibile forza!”

Mi guardo bene dal chiedere perché mi aveva visto… ci pensa Olinda a domandarlo: “ma come hai fatto a vederlo?” e lui risponde: “Tranquilla era domenica e libero dal lavoro facevo una passeggiata”. Recitiamo il rosario lungo la strada, parliamo di Puerto Maldonado, della prossima settimana a Juliaca, le lunghe ore passano e verso le nove della sera giungiamo a Villa San Romano con il mio ramoscello di coca tra le mani. Morto per la stanchezza crollo nel letto caldo del freddo delle Ande, negli occhi la piantagione di coca e nella mente l’incontro del giorno dopo con il grosso narcotrafficante peruviano in carcere Geraldo Oropeza, conosciuto anche come Tony Montana peruano, “un vecchio amico” che ho conosciuto a  Challapalca, il carcere di massima sicurezza alcuni anni fa. La mattina dopo accompagnato dal Direttore regionale dell’IMPE entro ad Yanamayo, oltre al Direttore vi è con me Wilber che avevo conosciuto come direttore al penale di Challapalca, il carcere di massima sicurezza a 5100 metri. Insieme parliamo del boss dei narcos peruviani chiamato Gerald Oropeza in carcere proprio con l’ accusa di narcotraffico. Chiedo all’ amico di spiegarmi bene chi sia quel personaggio che avevo incontrato per la prima volta il 17 dicembre 2015.

Wilber inizia a raccontarmi: “ Vedi don gigi Il  1 aprile 2015, gli occupanti della Porsche D7Q-298 sono stati attaccati con proiettili da una banda di sicari, nel 7° isolato di Av. Insurgentes, San Miguel a Lima. A bordo c’era un giovane conosciuto all’ippodromo ‘La Chutana’ per il suo amore per i veicoli di lusso, identificato come Gerald Oropeza Lopez  alias ‘Tony Montana’ o ‘Caracorta’, e tre compagni con cui era tornato da un viaggio a Cancun, in Messico. Erano Carlos Sulca Cruz, Luis Berríos Navarro, Luis Acuña Pomar e Ruth Cuba Veramatos. Il principale sospettato di aver diretto il brutale attacco è uno dei ‘partner’ che Gerald Oropeza aveva da anni  per spedire la droga dal porto di Callao all’Europa: Gerson Gálvez Calle ‘Caracol’. Il primo motivo di questo attacco che cambiò radicalmente la vita a Oropeza per alcuni dei miei colleghi è il fatto che  dopo aver effettuato un carico di droga, Gerald Oropeza non ha rispettato la distribuzione di 5 milioni di dollari a “Caracol” e Christian Valle Ibáñez, alias “Drácula”, un altro membro del clan criminale che ha tenuto sotto controllo il porto di Chalaco. Secondo altri don Gigi “Tony Montana” ha ricevuto una grossa somma per inviare cocaina, ma non l’ha mai confermata. Da allora la sua testa ha avuto un prezzo e “Caracol” ha cercato di eliminarlo. A quel tempo, però, Gerald Oropeza operava già separatamente in collusione con Renzo Espinoza Brissolesi, un criminale di Callao  Il cui padre, Luis Espinoza Oroche, lavorava come caposquadra al terminal marittimo e, a quanto pare, sapeva bene come portare a termine il contrabbando.

Infine don Gigi per non annoiarti troppo, una terza congettura parla della rivalità all’ultimo sangue tra Junior Tarazona Acher, alias ‘Jota’, anch’esso dedito al traffico di droga dal terminal marittimo, e Gerald Oropeza, per una donna. ‘Jota’ avrebbe chiesto a ‘Caracol’ di farsi carico dell’eliminazione di Oropeza e quindi di vendicarsi. Quando “Tony Montana” è stato catturato in Ecuador, si è scoperto che stava anche cercando di uccidere “Jota”. L’attacco alla Porsche sarebbe stato compiuto da una banda di sicari vicina a “Caracol” e composta dai fratelli Nick e Magnun Romaní Tuanama, nonché dallo spietato Jhairol Torres Cáceres “Chato Jhairol”. Due settimane dopo l’attacco a San Miguel, la stessa banda uccise Patrick Zapata Colleti, un amico di Gerald Oropeza che era anche lui in viaggio a Cancún ma non salì sulla Porsche di Gerald. L’escalation di sangue e morte è continuata sei giorni dopo e ha avuto luogo nel blocco 1 di via Santa Luisa, a San Borja. Lì Antonio Amadeo Saucedo Mendoza, ‘Chino Saucedo’, personaggio legato all’ambiente di ‘Caracol’, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco all’interno di un taxi. Con lui c’erano le ballerine Nadeska Widausky e Carla Salas. Questa sarebbe stata la risposta di Gerald Oropeza alla morte di Zapata Colleti.
Cinque mesi dopo la sparatoria a San Miguel, Gerald Oropeza è stato catturato in Ecuador come ti ho detto. In quel momento, Brian Camps Gutiérrez, il suo uomo di fiducia che controllava se le spedizioni fossero arrivate a destinazione, fu catturato e rilasciato in Italia. A Lima è caduto Jhairol Torres, il giovane sicario che ha guidato la sparatoria di Patrick Zapata.  Don Gigi il caso è nelle mani di Lucio Sal y Rosas, un procuratore della criminalità organizzata, che sostiene che Oropeza López guidasse una mafia dedita all’invio di droga all’estero dal porto di Callao.

Per raccogliere ulteriori prove a sostegno della sua denuncia, Sal y Rosas si è recato in passato in Italia per intervistare Salvatore Zazo ‘Zazá’, il più grande capo del paese europeo che, secondo alcuni audio, avrebbe avuto contatti con Oropeza. Questo in definitiva è la situazione di Gerald oggi, quel Gerald che stai per incontrare. In effetti Oropeza è il capo di uno dei grandi cartelli della droga peruviano. Passare dalla piantagione di coca del giorno prima ad un grande narcotrafficante il giorno dopo non è facile, ma i diversi elementi mi aiutano a meglio capire quanto la droga sia un elemento importante in questo paese. Non è la prima volta che incontro grandi delinquenti e Gerald Oropeza è tra di questi. Lo incontro nel patio insieme agli altri detenuti, mi riconosce ho con me la bibbia sulla quale aveva scritto. Sono anni che frequento il mondo del narcotraffico in Messico, in Perù e, con questo viaggio, Colombia. Se vi sono vittime come Mauricio lo si deve a questi ricchi e potenti uomini signori della droga che senza scrupoli amministrano tonnellate di droga per profitti da capogiro. Se tutto in questo paese parte dalle piantagioni di coca viste ieri, tutto finisce nelle mani potenti di pochi uomini che vivono la vita con altri criteri. Oropeza è in carcere e non mi viene facile vedere in lui quella carne di Gesù che vedevo più facilmente in Carolina… ma in questo viaggio lunghissimo che sto compiendo voglio incontrarmi con lui e misurarmi con lui sulla logica del vangelo. Gerald è nella parte del carcere di massima sicurezza, lascia il patio e ci dirigiamo verso una sala che il direttore del penale ha destinato per il nostro incontro. Mi abbraccia e rimango con lui ed una guardia carceraria che sorveglia il nostro incontro. “Come stai Gerald?” Inizio io, “Padre sto meglio da quando mi hanno fatto scendere da quel carcere duro a questo carcere le cose stanno andando meglio. Penso che ci siano due luoghi al mondo che ti spingano a pensare a Dio: l’ospedale ed il carcere! Non mi sento di dire che sono cambiato, ma di sicuro ho pensato molto di più a Dio ed alla mia vita. Come sai sono cattolico! E tu come stai don Gigi? Come sta il papa?

Ti ricordi la statua di Gesù che ci hai regalato da parte sua a Challapalca? In effetti non ricordavo il regalo… “Gerald, ho cambiato vita, non lavoro più con il papa, sono tornato a Bergamo nella mia diocesi e nella mia casa… anche io ho avuto più tempo di pensare a Dio ed alla mia vita nella solitudine della mia casa”. E allora cosa fai? Non sei più prete? “Scherzi? Lo sono ancora di più! Ho lasciato Roma per vievere più profondamente il mio essere prete ed in accordo con il mio vescovo lo sto facendo con la mia fondazione. Aaaah la fondazione Santina don Gigi, quella per la quale ti avevo incontrato a Challapalca dove hai costruito il campo da pallone vero? Si Gerald proprio questa nello scorso anno mi sono dedicato a tempoi pieno ad essa, ho viaggiato molto, abbiamo fatto diverse Inaugurazioni, non ho più alcun prestigio, ma incontri come questi, oggi con te, mi riempiono la vita! Vedi domani inaugurerò l’illuminazione elettrica in un asilo nel mio Barrio dove vivo a Villa San Roman a Juliaca! Il giovane boss dei narcos peruviani ha due orecchini, veste in modo sportivo e mi guarda intensamente. E poi mi dice, meglio così, io ti vedo meglio di alcuni anni fa, più sereno, più concentrato forse più maturo. Davvero una grande scelta che ti ha fatto bene! Il prigioniero non si rende neppure conto di quanto bene mi facciano le sue parole. Il lunghissimo viaggio di 23 giorni si sta facendo sentire, ma le sue parole hanno il potere di rinfrancarmi. Lo guardo e dico: “ Mi stai facendo la predica meglio di  un prete!” scoppia a ridere divertito, “ti ho portato un regalo, lo scorso anno appena lasciato il vaticano sono volato qui sulle Ande ed entrato nel santuario della Candelaria a Puno ho comperato un rosario che mi ha accompagnato tutto l’anno, lo voglio regalare a te e se vuoi recita una preghiera per me!” prendo dalle tasche la corona e gliela metto al collo, la riceve volentieri e con un sorriso mi dice: “un Ave Maria da un narcos? Ma non lo trovi fuori posto? Quella la recitano i preti e le suore…” “Beh in questa settimana ho recitato un’ Ave Maria con una prostituta in un bordello dell’Amazzonia!” “Padre mi prendi in giro?” “No si chiamava Carolina. E mi ha regalato questo bracciale che portò al polso!” Mi guarda ed in silenzio mi abbraccia forte e mi dice: mai conosciuto un tipo così che passa da una puttana ad un narcos recita di Ave Maria? Qualche rotella non ti funziona proprio, certo con questi incontri che cosa ci facevi a Roma? Meglio ora che sei più libero. Apro la mia Bibbia, il tempo passa veloce e dico ad Oropeza:

“Senti Gerald vorrei chiederti di lasciarmi in regalo una tua frase, un augurio per questa mia nuova vita, l’ augurio di un narcos te la senti di scrivermi un bell’ augurio? Oropeza mi appare orgoglioso di scrivere e mi dice, certo padre con grande piacere! “Scrive lentamente il boss del narcotraffico ed in modo pensieroso e concentrato ed il suo augurio è tra le più potenti stimolazioni ed incoraggiamenti del viaggio, lo trascrivo dallo spagnolo in questa sera ghiacciata mentre scrivo a Villa San Roman dove per scaldarmi i piedi ghiacciati ho chiesto ad Olinda di mettere acqua calda in una bottiglia di plastica… ecco la frase del re dei narcos peruviani : “Amico Luigi grazie per interessarti sempre a noi, se tu prosegui nel tuo cammino e non cadi, anche noi non cadremo, abbiamo bisogno della tua Forza, non lasciarci e noi così non cadremo nel male, sei assolutamente forte. Grazie per essere come sei! Dal tuo amico e fratello Gerald Oropeza Lopez (Yanamayo 6/7/2022 ore 1 pm). Ascolto con commozione la sua dedica e la registriamo anche per te in giù tube, che potrai ascoltare nell’allegato che ti invio unitamente a questo report. Mi abbraccia forte e scherzando dico a lui: “Certo ricevere da te questo complimento che sei un narcotrafficante è meglio che riceverlo dal papa! Lo dice convinto e lui mi sorride… ci lasciamo chiudo la Bibbia ed accompagnato da Wilber sto attraversando il patio. Un prigioniero si avvicina e mi saluta: “Ciao Padre, mi chiamo Ammon e sono in carcere per aver trasportato droga, mi hanno sorpreso con 100 chili di droga nella macchina, non sono Oropeza, ma il traffico di droga mi ha rovinato. Grazie per essere stato con noi, volevo farti un regalo: un maglione che facciamo noi qui in carcere. Lo seguo al laboratorio e con grande emozione mi regala un bellissimo maglione. Mi tolgo la felpa e la lascio a lui in mio ricordo. Mi inginocchio e gli bacio i piedi, mi rialza con la mano e mi dice: “Padre, raccomanda ai tuoi giovani ed a tutti i tuoi amici di non commettere mai il mio errore, perché questi errori lasciano una profonda traccia nel cuore!” Lo abbraccio forte ed invito anche lui a registrare un semplice messaggio che vi giro unitamente a questo report. Recitiamo un’ Ave Maria e lascio il carcere con la pace nel cuore.