Qui trovare il testo dell’IstantBook ANASTASIA della collana #VoltiDiSperanza:
LE PAROLE DELLA SOLIDARIETÀ
Presentazione del Presidente Adasm – Fism di Bergamo, Giovanni Battista Sertori
Si sente il vento di una grande pagina
redatta da me, da te, da Dio,
rigirata in alto da mani straniere.
Si sente il bagliore di un foglio nuovo
su cui tutto potrà accadere
( Rainer Maria Rilke)
Mi ha sempre colpito questa poesia. Nel grande libro della vita ognuno è chiamato a scrivere la propria pagina con le parole dettate dalle proprie azioni e condizioni di vita.
Di fronte alla pagina che ci è stata assegnata, siamo chiamati a riflettere su ciò a cui realmente diamo valore, a interrogarci su quali strade abbiamo percorso e verso quale meta ci guida il nostro cuore.
Così ci accorgiamo che le parole più belle sono nate dall’incontro con gli altri e che una mano invisibile ci ha guidato per sentieri che non avremmo mai immaginato di percorrere.
Infatti, un avvenimento, un imprevisto, un ostacolo al programma preparato da noi ci fanno scoprire nuove possibilità e nuovi incontri che possono cambiare il nostro sguardo sulla vita portandoci a cancellare parole che ritenevamo importanti per scriverne altre che raccontano il gusto nuovo della nostra esistenza. Sono parole che nascono dalla capacità di prendersi cura e di pensarci fratelli, dalla presa di coscienza che la globalizzazione ha annullato le distanze fino al punto di renderci tutti vicini, ma non ha costruito la fraternità che è la condizione per far crescere l’umano. Riconoscere gli altri come fratelli chiede la forza di ripensare le priorità che diamo al nostro agire e il nostro stile di vita, perché non è sufficiente accettare il principio della pari dignità e uguaglianza, serve tradurre i principi e i valori in azioni e gesti. Allora sentiremo realmente “il bagliore di un foglio nuovo su cui tutto può accadere”. La pagina nuova che la Vita ci metterà a disposizione perché possiamo costruire la fraternità universale. Don Gigi con questo nuovo libro ci porta vicino vite e storie una volta lontane da noi, le fa entrare nella nostra vita e ci mostra come ognuno di noi può condividere storie e sofferenze per scrivere insieme una nuova riga sulla pagina della loro e della nostra vita.
Cosi ci sentiamo vicini a Anastasia, condividiamo il dolore della piccola e della sua mamma e ci accorgiamo come per noi molte volte il superfluo sia diventato il necessario per vivere e di come il necessario manchi a molti, al punto tale di non poter avere a disposizione medicinali dal costo di pochi euro per curare un’ustione a una bambina e calmare il dolore.Ci sentiamo vicini ai bambini dell’orfanatrofio Chembe Joyous Children Home nella zona di Chembe sulla costa dell’Oceano Indiano che non hanno nulla e ai quali l’orfanatrofio riesce a garantire solo riso, fagioli, pesce e frutta e uno o due ricambi di vestititi. L’aiuto a questi piccoli è venuto dai bambini di alcune scuole dell’associazione Adasm- Fism di Bergamo che, insieme alle loro insegnanti e genitori, hanno accolto la proposta di contribuire alla costruzione di un pollaio, all’acquisto di 1000 galline e di un’incubatrice capace di contenere 1000 uova.
Un gesto di solidarietà che permetterà all’orfanatrofio di avere uova e carne a disposizione e soprattutto di avere un ricavo dalla vendita di uova e pulcini tale da garantire agli orfani alimenti e aiuti per una vita dignitosa. Un piccolo gesto che unito a tanti piccoli gesti che si vivono nella quotidianità delle scuole dell’infanzia associate all’Adasm-Fism di Bergamo ha dato forma e concretezza alla parola solidarietà e fraternità portando la propria amicizia e vicinanza a bambini che sulla carta geografica sono lontani, ma che ogni bambino sente come amico compagno di giochi anche se non fisicamente presente. Per chi si occupa di educazione e della cura dei bambini, questo è un grande insegnamento: impariamo dai bambini e la fraternità non sarà solo un’utopia. Il libro ci presenta altri incontri e altre iniziative chedon Gigi, tramite la Fondazione Santina, sta realizzando nei luoghi più disparati e dimenticati: il progetto di un’irrigazione dei campi del carcere di Garissa, l’acquisto del sapone per tutti i detenuti del carcere, la costruzione di gabinetti per i bambini delle scuole elementari di Chakama e altre piccole grandi iniziative che il libro descrive e che ci stimolano a dare un aiuto per loro realizzazione.
Ne traggo un grande insegnamento: è la cura nelle necessità del quotidiano che cambia veramente la vita delle persone, è la capacità di leggere i bisogni che ci permette di dare risposte adeguate a chi ha bisogno della nostra cura e così facendo ci accorgiamo che anche la nostra vita, mentre ci priviamo di qualche cosa, viene arricchita di senso e soddisfazioni, perché, come diceva una canzone dello Zecchino d’oro, “sono le piccole cose belle che fanno bella la nostra vita”.
Le piccole cose belle che riusciamo a fare sono la base su cui costruire il grande progetto di una vita buona: l’ideale grande della fraternità, con quanto questo comporta per ogni persona e in termini di visione politica, ha bisogno delle piccole azioni che rispondono in modo efficace ai bisogni delle persone.
Voglio chiudere con un racconto di Italo Calvino tratto da “le Città invisibili”, romanzo composto da nove capitoli, ciascuno dei quali si apre e si chiude con un dialogo fra Marco Polo e l’imperatore dei Tartari Kublai Khan.
“Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra. – Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? – chiede Kublai Kan. – Il ponte non è sostenuto da questa o da quella pietra, – risponde Marco, – ma dalla linea dell’arco che esse formano. Kublai Kan rimase silenzioso, riflettendo. Poi soggiunse: – Perché mi parli delle pietre? È solo dell’arco che mi importa. Polo risponde: – Senza pietre non c’è arco.”
L’arco della vita buona che ci proponiamo di vivere e testimoniare è sostenuto dalle piccole azioni di solidarietà che quotidianamente siamo chiamati a fare e che portano speranza in chi li riceve. Grazie allora a don Gigi e alla Fondazione Santina che ci permettono di conoscere pagine di vita di chi è fisicamente lontano da noi e, al tempo stesso, di imparare le parole della solidarietà da scrivere sulla pagina della nostra vita.