Interventi

Kenya – Diocesi di Garissa – Inaugurazione cucina e refettorio a Bura Tana


Fondazione Santina costruisce un refettorio e una cucina al nord del Kenya a Bura Tana nella diocesi di Garissa. Ecco il video

L’INAUGURAZIONE DELLA CUCINA, REFETTORIO E DISPENSA A BURA TANA
Anni fa, guardando mensilmente i conti di Fondazione Santina trovo un bonifico di Euro 15.000. Guardo al nome del nostro benefattore e vi trovo un perfetto sconosciuto di nome Lino Urbani. Chiamo Emanuele per sapere se per caso lui conoscesse il benefattore, mi risponde di no. Inizio il giro delle telefonate tra i membri del Direttivo dell’Associazione e quelli del Consiglio di Amministrazione della Fondazione… nessuno sa nulla e nessuno conosce chi sia questo Lino Urbani. Non mi resta che mettere il nome in google, ma, a prima vista nulla.

Poi scorrendo le voci trovate in internet trovo un certo don Lino Urbani nell’annuario della diocesi di Como. E’ un prete di Valdidentro. Con una certa fatica la curia vescovile mi da un cellulare e finalmente ecco la voce squillante di un anziano: “Sono don Lino Urbani, chi mi desidera?” Mi qualifico: “Sono don gigi il presidente di Fondazione Santina, Lei ha fatto un generoso bonifico di euro 15.000?” Con un po’ di imbarazzo il vecchio di 85 anni mi dice: “Si don gigi, sono così felice di conoscerLa, ma non si doveva disturbare a ringraziarmi, la Carità la si compie senza aspettarci nulla!” Il tono secco ma pieno di dolcezza mi crea dentro il forte desiderio di incontrarlo… e così tre anni fa con Emanuele andiamo a trovarlo, facciamo una presentazione di un mio libro con una grande folla, interveniamo alla celebrazione eucaristica e così il prete di Isolaccia, frazione di Valdidentro diventa per me un mito e il buon prete negli anni seguenti ci regala sempre donazioni importanti. Prima di partire per il Kenya lo vado a trovare, ora ha 88 anni. Passiamo un’ora insieme e mi appare in ottima salute. “Don Lino, che medicina prendi per essere così in forma a 88 anni?” “Don gigi la medicina è semplice ogni giorno faccio a piedi 10 chilometri e mi sento bene!” Chiamiamo insieme Padre Ernesto in Kenya e rivelo a don Lino la sorpresa: “Sai che il Consiglio di Amministrazione della Fondazione ha deciso di mettere il tuo nome sulla targa della cucina in Kenya?” Scoppia a ridere divertito e mi dice: “Ma no, ma no!” Padre Ernesto dal Kenya è risoluto: “Abbiamo già iniziato a dipingere il tuo nome…” Don Lino arrossisce e mi dice: “Don gigi, con il covid e la guerra in Ucraina non ho più le disponibilità di tre anni fa, ma per questa opera oggi ti bonifico 2000 euro”. Lo ringrazio commosso tornato a Bergamo puntualmente vedo il suo generoso bonifico sul conto in banca della Fondazione. Parto per il Kenya e domenica 2 ottobre 2022 a Bura Tana avviene l’inaugurazione: un grande logo colorato trionfa sulla costruzione colorata di giallo e blu. Provo una grande commozione ad ogni inaugurazione e più la popolazione è povera e più la commozione è grande. Quella mattina, dopo la solenne messa, vi erano presenti più di 200 persone sotto i teloni allestiti per la festa. Il rigoroso protocollo uguale dal Perù al Kenya prevede diversi discorsi: il parroco, il capomastro, le rappresentati delle cuoche, della scuola, ecc. Poi il magico momento del taglio del nastro, l’applauso e infine la benedizione dei locali. Con una bimba tra le braccia carinissima passo per i locali benedicendo con acqua santa. Il tutto si conclude con il pranzo e l’inaugurazione del povero, colorato nuovo refettorio. Pur in piena crisi economica siamo riusciti a concludere questa opera e ringrazio Dio dal profondo del cuore perché è un grande incoraggiamento per tutti noi. Terminata la bellissima cerimonia non resisto più, sento forte il bisogno di mostrare al caro don Lino l’opera a Lui dedicata: With gratitude to Fr. LINO URBANI. Padre Ernesto è contento e allora con whatsapp proviamo a fare videochiamata. L’anziano risponde commosso. “Ciao Don Lino, sono orgoglioso di mostrarti con Padre Ernesto l’opera a te dedicata e con scrupolo inizio a mostrare a lui il refettorio, poi la cucina e le due dispense: una per i fedeli della parrocchia e l’altra per le scuole elementari presenti nella missione di Bura Tana. Padre Ernesto aggiunge con il cuore alcune parole di ringraziamento e poi prende la parola Lui, il caro don Lino ed in tono scherzoso e simpatico mi dice “Don gigi cancella quel nome!!!” Rido divertito ed anche lui felice partecipa della gioia della festa con i bambini che felici per lui cantano un celebre canto africano: Jambo. E’ stata l’ultima volta che l’ho sentito. Lunedì 10 ottobre alle ore 17,52 a Msabaha, ormai ritornato nella zona costiera del Kenya è Michela da Valdidentro ad inviarmi un triste messaggio Whatsapp: “Ho appena appreso da mia cugina una triste notizia che mi dispiace doverti comunicare, stamattina in chiesa ci ha lasciati Don Lino è morto improvvisamente nel banco, nella casa di Dio e sicuramente sarà già con Lui. Un abbraccio”. Il fatto mi impressiona fortemente, mi raccolgo subito in preghiera e poi chiamo il Padre Ernesto. Anche lui si commuove profondamente: “Gigi lo dico subito alla comunità e domani mattina celebreremo per lui la Messa!” Rispondo a Padre Ernesto: “Questo santo sacerdote mi impressiona profondamente perché era molto schivo, faceva la carità senza attendere il grazie, senza farsi vedere. La sua morte ad 88 anni è la fotografia della sua santa vita: è morto nel banco in chiesa mentre la mattina presto si preparava scrupolosamente alla celebrazione. Me lo immagino in ginocchio cn gli occhi chiusi assorto nella preghiera! Ma se l’ultima cosa ha fatto quando era in vita è stata la preghiera, la penultima è stata domenica scorsa: un grande atto di Carità con il finanziamento del nostro Refettorio… e siccome dicono i santi che la Carità copre molti peccati, immaginiamoci la Carità unità alla preghiera. Penso che sia un Angelo che dal cielo veglia sul tuo refettorio e sulla nostra Fondazione: ricordiamolo così, come un angelo buono, dal tono un po’ burbero intento a fare la Carità e immerso nella quotidiana preghiera!” Ora ho lasciato il Kenya con tre promesse: costruire un pollaio in un povero orfanotrofio a Jakaranda, scavare un pozzo per irrigare la terra bruciata ed arsa nell’appezzamento di terreno delle carceri di Garissa in modo che i prigionieri possano lavorare nella coltivazione dei campi, ed infine ancora a Garissa fornire di acqua la scuola di Sister Josephine. I bambini non hanno acqua per lavarsi occorrono due grandi taniche di 10.000 litri di acqua. Il totale dei tre progetti è di euro 24.000. Ora che don Lino non vi è più, chi prende il suo posto? Don Lino: se dal cielo mi senti, ti prego compi il miracolooooo, hai fatto mircaoli in terra, chissà cosa puoi fare in cielo! Pensaci tu, ti abbraccio forte don Lino e continua a vegliare su di noi.

 

La notizia viene riportata da L’Eco di Bergamo in data 3 ottobre 2022
SOLIDARIETA’. IN KENYA LE NUOVE OPERE DELLA FONDAZIONE SANTINA (L’ECO DI BERGAMO, 3 OTTOBRE 2022 PAGINA 18)
È in partenza per Garissa, in Kenya, dove la Fondazione Santina inaugurerà un refettorio e una cucina a Bura Tana. Monsignor Luigi Ginami è sempre in movimento e solo poche settimana fa è tornato a Bergamo da un importante viaggio in Bolivia, Colombia e Perù. In Bolivia c’era anche il vescovo Francesco Beschi che, con una delegazione bergamasca, ha celebrato i sessant’anni di presenza missionaria orobica nel Paese sudamericano. A Munaypata, dove don Berto Nicoli e don Luigi Serughetti nel 1962 avviarono la missione diocesana, monsignor Beschi ha benedetto il muro di cinta della parrocchia finanziato da Fondazione Santina, nata proprio dall’impegno di don Gigi, come si fa chiamare da tutti.

Munaypata è il luogo simbolo delle missioni bergamasche in Bolivia: è qui, infatti, che nel 1962 i sacerdoti bergamaschi don Berto Nicoli e don Luigi Serughetti avviarono la missione diocesana. Un cammino che oggi, dopo sessant’anni, continua e che la Chiesa di Bergamo con il vescovo Francesco Beschi ha deciso di celebrare in un viaggio missionario, al 20 luglio al 5 agosto scorsi. Sul muro benedetto dal vescovo Francesco è visibile una targa con il logo della Fondazione Santina e il nome di Ada Miotti Parolin, mamma del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede. «Una signora di 94 anni che tanto prega per le nostre opere di solidarietà» ha spiegato durante la cerimonia Asunta Olinda Calderon Vega, rappresentante della Fondazione Santina per il Perù e la Bolivia.
E proprio il cardinale Parolin è protagonista dell’ultimo libro di don Gigi, dal titolo “Viva la Vida”, testo che è un po’ il bilancio degli ultimi anni della Fondazione Santina tra la pandemia e la guerra in Ucraina: nel libro è pubblicato il messaggio rivolto ai bambini dell’Adasm di Bergamo che con i loro risparmi e il loro impegno hanno aiutato i loro coetanei sieropositivi dell’orfanotrofio in Kenya che don Gigi incontrerà in questi giorni. «Penso a voi, bambini bergamaschi, che avete molte cose e che siete sensibili alle condizioni e situazioni invece di tanti bambini del mondo – son le parole del cardinale -.  È ciò che dice il Signore: che dobbiamo condividere. I doni, i beni che noi abbiamo. Voi lo avete fatto e questo, credo, vi ha dato grande gioia e continuerà a darvi grande gioia».
Un messaggio di speranza, di rinascita dopo il Covid, nel libro si parla anche del grande dolore che la guerra in Ucraina ha portato nel mondo e a Bergamo: «Per questo l’Associazione Amici di Santina ha risposto alla grande emergenza e ha stanziato lo scorso marzo i primi 5 mila euro a favore dei profughi ucraini ospitati nel Seminario di Bergamo» spiega don Gigi che aggiunge: «Spesso il  dolore  è  necessario  per  generare  bellezza, spesso la vita incontra il dolore ma aiutare e sostenere chi ne ha bisogno è la nostra reazione davanti alle fatiche». Ora il viaggio in Kenya, per nuovi bisogni e risposte da dare: «Così si semina speranza e si vive la vita, ogni giorno da celebrare».

LA RICHIESTA
Come potete vedere dal Video con il quale abbiamo aperto la pagina, Padre Ernesto missionario del Guatemala, in occasione del nostro recente viaggio in Kenya (1-13 marzo 2022), ci ha presentato la richiesta per la costruzione di una cucina ed i un refettorio per i bambini di scuola e per coloro che svolgono attività pastorali, come i catechisti e per i poveri che in emergenza non hanno nulla da mangiare. Ecco la sua richiesta, che riportiamo per un totale di Euro 6000.

ecco la seconda pagina della sua richiesta:

qui potete vedere i costi:

ed infine il progetto da noi realizzato

IL FINANZIAMENTO DEL PROGETTO
Dopo attenta verifica dei costi, il Consiglio di Amministrazione di Fondazione Santina approva il finanziamento del progetto per l’importo di Euro 6000. E’ doveroso rendere noto ai nostri sostenitori che nell’emergenza economica in cui l’Italia è caduta a motivo prima della pandemia e poi della guerra in Ucraina, il budget di tutti i progetti per l’anno 2022 e 2023 è limitato ad un massimale di euro 7500. Tale progetto presentato da Padre Ernesto risulta essere compatibile con le severe restrizioni decise dal Consiglio di Amministrazione. Per amore di chiarezza si deve aggiungere che il presente progetto è stato finanziato per l’importo di Euro 2000 da Don Lino Urbani, sacerdote di Valdidentro. Per tale motivo ed a motivo delle numerose donazioni effettuate dal benemerito sacerdote in passato, il refettorio e la cucina saranno a Lui dedicati con la scritta del suo nome sotto il logo di Fondazione Santina ONLUS.

Padre Ernesto Contreras Gonzales ci fornisce i dettagli del conto in banca in data 25 luglio 2022
Il nostro Tesoriere e Vicepresidente, in data 27 luglio 2022 provvede all’invio di Euro 6.000 come si può vedere sopra riportato. L’inaugurazione del refettorio siamo in grado di dirvi  avverrà Domenica 2 ottobre 2022, a tale inaugurazione parteciperanno il Presidente, Jimmy da Msabaha, Susie con il marito dagli Stati Uniti. Al rientro in Italia in questa pagina metteremo ogni ricevuta per mostrare a don Lino ed a tutti voi come il denaro è stato speso. Nel frattempo vogliamo proporvi un brano dal libro AMANI, che ben descrive la terra in cui lavoriamo, una terra nella quale piccoli ma violenti conflitti tra pastori ed agricoltori insanguinano la regione, terra di mutilazione genitale femminile, oltre alla presenza di Al Shabab, terroristi islamici, che uccidono i cristiani solo per il fatto che sono cristiani e come ben sapete è avvenuto il 2 aprile 2015, quando morirono 148 ragazzi, di questa strage purtroppo più nessuno parla. Prima del brano del libro di Amani, ecco il video promo del 53mo Viaggio di solidarietà

Ed ecco il brano La terra dei Baobab all’interno del quale abbiamo messo foto e video sullo stato dei lavori

LA TERRA DEI BAOBAB (DAL LIBRO AMANI PAGINA 57 #VOLTIDISPERANZA N. 36)
Ecco la terra dura e difficile dove abbiamo costruito il refettorio. Sono seduto sotto un enorme baobab in compagnia di Awa, una donna del villaggio di Madogo mutilata nei genitali. La donna è velata (cioè, è musulmana), ma si ribella alla pratica inumana della mutilazione genitale femminile. Awa ha grandi occhi neri, il tramonto caldo colora il cielo d’Africa di rosso, le gazze gracchiano lontano. Dico ad Awa che i baobab mi piacciono moltissimo, poggio la mano sulla corteccia della grande pianta accarezzandola lentamente. Awa parla correntemente inglese e apre il nostro incontro con un racconto. “Devi sapere, don Gigi, che Dio diede a ogni animale il seme di un albero da piantare, e il seme di questo baobab lo diede alla iena. Quella sventurata creatura piantò il suo seme al contrario e così questo albero è nato al contrario: con le radici fuori e i rami sotto terra. Quando la iena vide cosa aveva fatto iniziò a ridere e per punizione Dio ha conservato alla iena il suo stupido ghigno.

 

Ecco, Gigi, io sono come questo bellissimo baobab: una pianta storta, e come me sono storte tutte le dieci bambine che oggi vorrai adottare a distanza perché mutilate nei genitali!”. La guardo in silenzio. È vero, le donne mutilate nei genitali sono piante magnifiche ma storte, e non è facile e spesso impossibile raddrizzarle. Ogni volta che torno a Madogo mi vengono i brividi: tutte le donne del villaggio hanno la mutilazione genitale! Forse ti sembra un argomento scabroso, di che un prete non dovrebbe nemmeno conoscere e di cui non dovrebbe parlare, ma la nostra associazione da alcuni anni è impegnata concretamente nella lotta contro questa piaga che riguarda molti paesi rurali dell’Africa. A tale riguardo ho scritto un primo libretto dal titolo “Esha” con Fatma Naib, giornalista di Al Jazeera; poi ho raccolto la disperazione della mia piccola Asma nel 2020 e ho scritto un altro libro; ed ora no, non scrivo un nuovo libro, ma vengo a Madogo con la ferma intenzione di raddoppiare il nostro programma di adozione a distanza e di portare il numero delle bambine a 10. Mi vuoi aiutare? Abbiamo fatto una piccola verifica con Esha e con sister Josephine, ed il programma della durata di tre anni che si conclude a settembre 2022 è andato molto bene, anche se nelle capanne musulmane si deve entrare in punta di piedi, parlando solo di povertà e senza affrontare il tema della mutilazione genitale femminile. In effetti, le dieci splendide bambine che fanno parte dell’attuale programma triennale vivono nella più grande miseria ed i genitori non hanno nessun tipo di lavoro.

 

Il tentativo di mitigare la fame e la povertà ci consente di entrare nelle loro case portando cibo, piccoli lavori e un po’ d’istruzione soprattutto alle [bambine, quelle bambine che già hanno subito questo trauma, perché una volta adulte non ripetano questo scempio e questo crimine orrendo sulle loro figlie! Vedere il corpo delle bambine mutilate nei loro genitali esterni è ripugnante. Questa pratica barbara è ovviamente associata a un grande dolore, tremendo e pericoloso – oltre che inutile. Talvolta usano una lametta o un coltello poco più che affilato e poi disinfettano la deturpazione nientemeno che con il sale… Awa mi racconta la sua mutilazione e il trauma di quel giorno. Io rabbrividisco; sgomento, le chiedo, incredulo: “Ma come è possibile?”.Awa ha 28 anni ed è davvero intelligente. “Vedi, Gigi, in questa terra di baobab non c’è molta istruzione, in questa bellissima, insanguinata terra dei baobab la cultura ha solo due matrici. Ci sono le tribù che coltivano la terra, e sono gli agricoltori, i contadini; poi ci sono le tribù di pastori. Ed è la natura stessa che spesso li mette in conflitto”.

 

La fermo: “Awa, cosa vuoi dire? Che c’è guerra tra contadini e pastori?”. “Sì, Gigi, e sono guerre fatte di dispetti, di soprusi ed occasionalmente di morti. Sono soprusi e dispetti che si ricevono e non si dimenticano, che si accumulano e crescono nel cuore e preparano gesti più grossi come la bastonata, la coltellata e … la morte. La guerra nasce nel cuore e quando è matura, esplode! Ti porto un esempio di questi mesi: sono mesi che a  Madogo non piove e le bestie non trovano il verde da brucare, gli animali muoiono e il pastore, disperato, cosa fa? Porta il suo gregge nel campo faticosamente irrigato dal contadino. Ti immagini il contadino, padre?  Con fatica porta la poca acqua che già comunque scarseggia al suo campo… e quando sbucano le verdi piantine, arriva il gregge affamato del pastore disperato che si mangia tutto quello che il contadino ha costruito con tanta fatica. Nel suo cuore si accumula rancore che si trasforma in odio. E cosa fa, il contadino? Ammazza una pecora del pastore. Il pastore, a sua volta risentito, risponde all’affronto e così iniziano le bastonate, poi si usa un coltello, e alla fine ci scappa il morto: muore un pastore o muore un contadino e la popolazione invece sprofonda in un rancore profondo, duro che si cristallizza  in un conflitto latente e continuo! E allora ti chiedo: come pensi di poter eradicare il concetto – e quindi la pratica – di mutilazione genitale femminile in un contesto simile, semplicemente dichiarandola illegale?”. “Hai ragione, Awa. Per questo, vogliamo prima di tutto capire, non condannare, ma poi cercare di formare le bambine che oggi Esha ci presenterà…”. “Gigi , io ricordo ancora molto bene quella mattina all’alba, a pochi chilometri da qui, sulle rive del fiume Tana: due mie zie mi tenevano immobilizzata a terra, una mi bloccava le braccia e l’altra le gambe divaricate. La vecchiaccia tira il labbro sinistro della mia vagina forte forte, sembra volerlo pizzicare e poi, con una lametta da barba, usata già su un’altra bambina, taglia lentamente; io sprofondo in un vortice di dolore atroce, poi la manciata di sale mi manda il cervello alla pazzia, per il dolore!”. Le lacrime scendono copiose dai suoi bellissimi e grandi occhi neri! E io inghiotto amaro e scrivo con disgusto queste righe per te, soprattutto per te che sei ragazza o donna adulta e che puoi immaginare cosa significhi mutilazione genitale femminile! Chi paragona la mutilazione genitale femminile alla circoncisione maschile è un idiota: qui si parla di labbra vaginali, di clitoride… si parla dell’organo genitale femminile! Forse sarebbe più esemplificativo paragonare questa mutilazione alla castrazione maschile! Scusate se sono rude e diretto, ma forse così riesco a rendere l’idea ai maschietti che leggono questo report, impastato di polvere, arsura e lacrime.