#VoltiDiSperanza

MARIA – 14: IL LIBRO GRATUITAMENTE


Ecco in formato elettronico l’Instant Book dal titolo Maria. con la introduzione scritta dal Cardinale Angelo Comastri, Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, Arciprete della Basilica Papale di San Pietro

MARIA

IN CIELO PORTEREMO SOLO LA VALIGIA DELLA CARITÀ. DI ANGELO COMASTRI
Il 22 maggio 1997 ho avuto la grazia e la gioia di incontrare Madre Teresa di Calcutta nella casa del noviziato romano delle Missionarie della Carità in Via Casilina 222. La Madre era molto affaticata ed io ebbi il presentimento che quello sarebbe stato l’ultimo incontro: e fu così. La Madre mi disse: “Vengo da New York, dove abbiamo aperto una casa per malati di AIDS: li circondiamo di amore e di rispetto e, in molti casi, li accompagniamo tra le braccia di Dio. Ora sono qui a Roma per visitare le nostre case di carità. Poi devo andare in Irlanda dove abbiamo aperto una casa per alcolisti. Poi devo andare a Londra dove soccorriamo i poveri che dormono sotto i ponti del Tamigi. Poi devo andare a Varsavia… poi devo andare in Georgia… poi devo andare a Mosca… poi devo andare a Tokio… poi devo andare ad Hong Kong e poi torno a Calcutta”.Mentre la Madre mi dipingeva le tappe del viaggio, io la guardavo e notavo che il suo respiro era affannato e i suoi occhi erano sereni ma stanchi. Mi permisi di dire: “Madre, lei non può fare questo viaggio: è troppo faticoso!”.“Finché vivo – mi rispose – devo seminare amore fino all’ultimo respiro. Quando morirò, porterò con me soltanto la valigia della carità. E debbo riempirla finché ho tempo”. A questo punto, Madre Teresa mi fissò negli occhi e poi con delicatezza e con fermezza insieme, mi disse: “Attento! Vale anche per te. Finché hai tempo, riempi la valigia della carità”. Monsignor Luigi Ginami è ben consapevole di questo. E, con zelo ammirevole, sta riempiendo più di una valigia da portare a Gesù nel giorno decisivo.Grazie, Monsignore, per questo esempio, che è un messaggio bello per tutti.

Card. Angelo Comastri
Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano
Arciprete della Basilica Papale di San Pietro

MARIA
Questa sera l’umidità è molto forte qui a Saigon, soprattutto per un europeo non abituato al clima equatoriale, ma raccolgo le mie forze al termine di questa intensa e calda giornata fatta di incontri, visite a famiglie ed ad un orfanotrofio per parlare di lei, di Maria, una anziana di 77 anni che mi ha rapito il cuore con i suoi occhi chiari e dolicissimi. È una storia di grande fede e di grande sofferenza. Se lo scorso viaggio avevo cercato di capire il Vietnam delle carceri del regime comunista nelle quali aveva per 13 anni passato la sua vita padre Dominic, questa volta ho cercato di capire cosa avveniva invece ai cristiani rimasti in libertà, libertà per modo di dire? Guidato da padre Dominic ho incontrato lei ed il suo esempio edificante, forte e bellissimo. Il suo nome in vietnamita è Nguyen Thang Tran, ma per noi italiani sarebbe Maria Vittoria e per semplicità la chiamerò semplicemente Maria. “Fragili, ma portatori di un tesoro che ci rende grandi” è una frase che ben si addice a questa signora che ho incontrato nella sua umile e piccola casa nel primo pomeriggio di oggi. Un piccolo vialetto ci conduce alla casupola costruita non lontano dal fiume Saigon che attraversa la città, siamo in una povera zona di periferia. L’ anziana signora è vestita con la classica casacca vietnamita di colore bianco e con pantaloni neri, magra piccolina ma con occhi pieni di forza, la fronte adornata da bianchi capelli ed un viso scarno che si riempie di un sorriso pieno, stracolmo di pace. Ecco questa è la mia prima impressione a pelle… Una donna che ha nel cuore una grande pace, forse frutto di una conquista dura e fatta di sofferenze per il nome di Gesù. Maria non parla una parola di inglese, impossibile il dialogo con lei, questa volta padre Dominic non è intervistato, ma traduttore. … E così ha inizio la solita trafila in giro per il mondo, quando per capire una persona si passa si devono passare tre o quattro lingue, come in questo caso dall’italiano all’inglese inglese e dall’ inglese al vietnamita; oppure se va peggio in Iraq: dall’italiano all’inglese, dall’inglese all’ arabo e dall’arabo al curdo. Si finisce sempre con il perdere qualche parola o qualche concetto, ma al tempo stesso ad assicurarsi i contenuti fondamentali che scrupolosamente cerco di intendere fino a domandare al mio traduttore due otre volte se ho capito bene. Maria si sposa con Giuseppe nel 1965, lui è un autista e lei è casalinga con un piccolo bazar. Il marito muore dopo alcuni anni e rimane vedova con ben 5 figli: Tommaso, Maria, Teresa, Giovanni e Giacobbe. Maria decide di non sposarsi e si dedica completamente al servizio della chiesa mantenendo al tempo stesso i piccoli bambini con il lavoro nel suo bazar. Le cose cambiano radicalmente per lei, quando nell’ anno 1975 i comunisti vanno al potere e, mentre i sacerdoti come padre Dominic vengono messi in carcere, la gente del popolo subisce durissima discriminazione per essere cattolica. Prima di tutto il regime decide di trasformare il nome di Saigon in Ho Chi Min City e di riempire tale capitale con gente fedele al partito,e proveniente da Hanoi, dal Vietnam del Nord e per lasciare posto a loro tutti i cristiani vengono costretti a lasciare Saigon ed ad abitare in zone rurali. A Maria prima di tutto il regime comunista vieta di vendere nel suo locale, impedisce a lei il lavoro e poi?

Poi la costringono a lasciare la sua piccola e povera casa.Guardo Maria negli occhi, il suo volto è sereno… Inizio con le mie domande. Maria come è avvenuta la tua deportazione? Padre Dominic traduce il mio inglese in una lingua dai suoi dolcissimi, una cantilena in cui i suoni sono per noi irripetibili, quella lingua entra nel pensiero di Maria e il suo volto si vela di tristezza. È la anziana donna inizia a parlare, rispondendo con una mesta cantilena che padre Dominic puntualmente traduce. “Arrivarono una mattina gli agenti del nuovo Regime, iniziarono padre con voce gentile e persuasiva, mi chiedevano di scrivere su un pezzo di carta che io non ero cristiana e che se facevo questo subito mi avrebbero restituito il lavoro e la casa. Non ebbi un secondo di esitazione e risposi che io ed i miei 5 bambini eravamo cattolici e che mai avrei scritto quell’ atto di ripudio della mia fede! Gli occhi di Maria si fanno forti, il suo sguardo diventa tagliente e mette soggezione. La donna è guidata da una formidabile convinzione interiore che piano piano comincio a identificare. Quando padre risposi in modo così chiaro e forte, il tono di quegli uomini cambiò ed iniziarono ad ingiuriare me ed i miei figli e mi dissero che l’ avrei pagata molto cara. Uscirono sbattendo forte la porta e dopo tre giorni tornarono con una lettera nella quale era scritto che dovevo immediatamente abbandonare la città è che mi avevano destinato in una zona della foresta ad ottanta chilometri da Saigon. Mentre la donna racconta e padre Dominic traduce, mi vengono in mente i profughi cristiani di Mosul, che recentemente nell’ anno 2014, dovettero lasciare tutto per il nome di Gesù. Padre Dominic pensa che non abbia capito è cosi mi ripete la traduzione che appunto scrupolosamente sul quaderno… Maria continua: in due giorni misi insieme tutta la nostra povera roba, le cose più semplici, alcuni vestiti logori, le pentole i materassi e caricai tutto su di un carretto e sotto la terribile afa uscii da Saigon, con i miei cinque bambini, il mio grande cappello a cono in fronte e con le lacrime che mi rigavano gli occhi. La strada a quei tempi, ma anche oggi non era comoda, il carretto trainato da un bue faceva fatica e alle mie spalle la città mentre alla mia detersa ed alla mia sinistra le enormi estensioni verdi delle risaie. Dopo due giorni di cammino arrivammo nei pressi del villaggio di Vung Tau, dove il governo ci aveva imposto di vivere. Il campo in cui eravamo stati destinati era di una estensione di 22.000 acri, ma circondata dai controlli dell’ esercito, in poche parole una grande prigione a cielo aperto. Guardo con dolcezza quella donna e provo una sorta di ammirazione!

Così semplice e così umile ma con nel cuore una fede così forte e salda, provo una grande invidia e penso alla mia vita in cui essere cristiano non comporta alcun sacrificio, mentre per Maria questa scelta ha significato grandi privazioni ed umiliazioni. Respiro forte e mi rendo conto che questi viaggi in giro per il mondo sono dei ricostituenti formidabili per me! Ne avverto quasi la necessità, la necessità che viene dal confrontarmi con questi sconosciuti giganti della fede! Regalo una carezza alla anziana e lei mi restituisce un delicato sorriso. Il caldo è proprio forte e Maria con la solita cantilena vietnamita dice al figlio qualche cosa… Giacobbe esce e dopo pochi minuti rientra con due grandi noci di cocco una per padre Dominic ed una per me. Non vi posso dire la gioia di bere quel latte di cocco buonissimo e rinfrescante… Ringrazio cordialmente il figlio e la nostra chiacchierata continua, fuori sulla casupola vicina sventola la bandiera rossa con la stella gialla del regime comunista. Non mi devo dimenticare che questa terra vive ancora in un regime in cui essere cristiani non è scontato e semplice. Proprio mosso da questa convinzione continuo ad interrogare la buona anziana. Maria raccontami della tua giornata di preghiera. Pregavi in quel tempo? È come facevi? Dominic traduce alla donna la mia domanda ed il dialogo lentamente attraverso la complessa traduzione linguistica continua. “Don gigi, prima di tutto non vi erano chiese e non potevamo assistere alla messa perché non vi erano sacerdoti. Allora una volta al mese, proprio solo per ascoltare la messa a piedi venivo a Saigon: impiegavo un giorno per venire ed un altro giorno per tornare. In quella occasione mi confessavo anche e facevo la comunione. Dunque tu ti confessavi una volta al mese? Si padre… Io sentivo tanto il bisogno della confessione! Penso a noi in Italia ed al nostro sentire bisogno di confessione è un sorriso mi appare sulle labbra. ma di che cosa avrà dovuto chiedere perdono questa santa donna? E noi invece in Italia, molte volte non abbiamo più neppure il senso del peccato! Quindi Maria tu prendevi i tuoi piccoli bambini e ti facevi tutta la strada solo per venire a Messa? Si padre, e non era semplice e facile arrivavo a Saigon morta di fatica e ritornavo a Vung Tau più stanca della partenza, ma con una grande pace nel cuore! La vita a Vung Tau non era facile pericoli di ladri, di animali della foresta come serpenti e tigri, cinghiali selvatici… Dopo cinque anni a Vung Tau, il regime ci impose di spostarci in un’ altra zona chiamata Phu My… Anche qui le condizioni di vita erano di profonda miseria! Coltivavo un po’ di riso è un po’ di mais con il quale davo da mangiare ai miei figli, ma non bastava mai, condividevamo baracche con altre famiglie che erano segregate non per motivi religiosi, ma perché legate al precedente regime di Saigon e quindi anche la convivenza con loro era dura è difficile.Maria dimmi, dove trovavi la tua forza? Dove trovavi la forza per sfamare cinque figli e non perderti di animo? Maria fa una pausa di lungo silenzio e poi mi risponde con una semplice e sola parola: preghiera! la mia unica forza era ed è la preghiera! Ogni mattino iniziavo a pregare alle ore 3. Che cosa? Chiedo… Ho capito bene Dominic: pregava alle tre del mattino?

Il Padre sorride e ripete, hai capito bene pregava alle tre. E come pregavi? padre ogni mattino alle tre recitavo il rosario completo con 150 ave maria, poi il venerdì aggiungevo la via crucis. Poi iniziavo le faccende domestiche ed alle sei del mattino svegliavo i miei bambini e con loro recitavo le preghiere della mattina, dopo le preghiere della mattina andavo al duro lavoro nel campo di riso, sotto il sole e con fotte umidità lavoravo duramente. Lavorare nella risaia non è un bel mestiere sei sempre con i piedi nell’ acqua stagnante, senza contare pericoli di malaria e di insetti dannosi legati al clima insalubre. Poi ritornavo dai campi e dopo il magro pasto dato ai miei figli, che io spesso saltavo, pregavo ancora per una ventina di minuti… Ed infine la sera padre, prima di dormire tutti insieme io ed i miei figli recitavamo il rosario e le preghiere… La donna improvvisamente si interrompe e parla con il figlio, lui si allontana e ritorna dall’ altra stanza con un libri uno logoro, usato e vecchio. La donna lo prende in mano e lo bacia dicendomi questo è il libro della mia preghiera, e mentre dice così dalla tasca estrae il rosario e questo è il mio rosario: questi sono stati i miei strumenti di preghiera in quegli anni e lo sono tutt’ora. Sono incuriosito dal piccolo libricino me lo faccio dare, è proprio logoro ed usato ed è datato 1965. Lo guardo con profonda commozione e grande venerazione, lo bacio, lo ribacio, lo fotografo e nelle foto qui allegate ve Leo voglio mostrare. Questo piccolo libro in cui vi sono preghiere, via crucis, canti, salmi, litanie ai santi durante il tempo della persecuzione comunista iniziata nell’ anno 1975, è stato per Maria un’ ancora di salvezza: senza possibilità di andare a messa, di pregare insieme lei con questo libretto ha continuato a pregare ad essere fedele al suo dio, a vivere in profonda unione con Lui! Che meraviglia questa donna… Veramente una grande donna sconosciuta e non vissuta centinaia i di anni fa, ma una anziana che vive la nostra stessa epoca e che può raccontare quanto avvenuto quaranta anni fa! Quando incontro persone forti come queste mi rendo conto che il loro esempio è il loro coraggio è così grande da non temere nulla. E mi ripeto nel cuore, certo questi sono i personaggi che segnano la vita, questa è una donna che costruisce la chiesa e io sono così onorato e felice di averla incontrata! Il tempo si fa breve e Padre Dominic mi dice che dobbiamo visitare un’ altra famiglia in cui una giovane donna Nam Ahn si è convertita al cristianesimo, non voglio,perdere quella storia… Ma per finire chiedo a Maria? Ed oggi Maria come vivi la tua fede? Dopo due anni a Phu My, ci concessero di rientrare a Saigon, in questa piccola e povera casa dove abito, i miei figli sono cresciuti ed ora loro tutti e cinque mi aiutano a vivere e si prendono cura di me, ed io ora, smesso il lavoro nelle risaie e nei campi, mi dedico tutta al signore: pulisco la chiesa una volta la settimana, insegno un po di catechismo ai piccoli e sono responsabile di un gruppo di laici carmelitani da diciotto anni. Penso di fare bene con i miei 77 anni don gigi, cosa ne pensi? Mentre Nguyen Thang Tran, Maria, mi parla provo una forte scossa nel cuore… A settantasette anni, tre anni prima della malattia Santina puliva la chiesa, organizzava la pesca di beneficenza missionaria e insegnava catechismo ai bambini della prima comunione. guardo negli occhi Maria e le dico: la tua storia di questi ultimi anni è così simile a quella di Santina , mia mamma, che mi hai commosso. Certo mia madre non ha vissuto la persecuzione come te, ma anche lei ha vissuto una vita dura e di rinuncia e in questo siete uguali! Finisco di bere il latte di cocco, mi inginocchio davanti alla donna e le chiedo la benedizione. Lei lentamente mi fa il segno di croce sulla fronte e con esso mi trasmette una grande pace. La abbraccio teneramente e con profonda commozione salgo in jeep, un’ altra storia meravigliosa ci attende, ma questa ve la racconto nel prossimo dispaccio. Qui è tardissimo, seduto per terra per godere un po’ di fresco chiudo l’Ipad da questa terra così lontana dall’ Europa ma che tanto a noi insegna e nel cuore ho la convizione che la mia cara Maria è “fragile, ma portatrice di un Tesoro che la rende grande” proprio come la frase di Papa Francesco scelta per questo viaggio ci suggerisce. Buona notte dal Vietnam… Non ho nessuna voglia di ritornare! Chissà che una volta non torni più da questi viaggi che incantano il cuore, se fosse così non dimenticatevi presto di me! O almeno ricordate i bei volti di speranza che vi ho raccontato da queste terre, e Maria, basta guardarla è proprio uno di questi!