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QUARTO ANNIVERSARIO MORTE DI SANTINA: 4 DICEMBRE 2016


invito-4-dicembre-2016

INDICAZIONI PER IL QUARTO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI SANTINA
Domenica 4 dicembre 2016
Ore 16.30 Basiliaca di San Pietro a Roma, Ingresso del Sant’Ufizio
Cari amici, vi aspetto numerosi! Da questa pagina stampate l’invito da presentare al Cancello del Sant’Ufizio. Per le targhe delle macchine dovete chiamare oggi la Signora Francesca Triunfo al numero +393290985258. Tre le caratteristiche della nostra festa che avrà la nota della SOBRIETA’:
1. PREGHIERA: la celebrazione della Messa da parte del nostro socio Padre Federico Lombardi. E’ anche domenica, il precetto domenicale dovrebbe essere un ulteriore invito a venire e fare la comunione chiedendo a Gesù di aiutarci ad essere fedeli alle nostre opere di Carità come Santina ci insegna.
2. CARITA’: niente cene quest’anno o paste all’amatriciana. No non possiamo permetterci cene di lusso al caldo e con un buon bicchiere di vino mentre i nostri fratelli a 50 km da noi soffrono fame e freddo! Regaleremo due mungitrici ad una famiglia di contadini provata dal sisma e la revisione dell’impianto per mungere nella stalla devastata dal recente sisma. Da Amatrie infatti verranno un gruppo di amici che ci diranno la loro testimonianza alla fine della Messa. saranno accompagnati dalla nostra socia Vania De luca, vaticanista di Rainews24

3. RIFLESSIONE: dopo la messa alle ore 18,00 nei locali della Parrocchia di San Pietro vi sarà una conversazione con Padre Federico Lombardi sul libro Dio asciugherà ogni lacrima, al quale il gesuita aveva scritto l’introduzione. Pensiamo di omaggiare a tutti coloro che vengono da Amatrice il libro con l’augurio che Dio possa asciugare le loro lacrime, come ha fatto con noi con le lacrime di Santina! Per tutti saranno invece a disposizione i primi due libretti della collana di VELAR °#VoltiDiLuce dal titolo HAZAR e GABY. Sono due donne eroiche le cui testimonianze ho raccolto a Mosul in Iraq e nello stato del Guerrero in Messico. Acquistatele per un bel regalo di Natale. Costano solo Euro 5. Come vedete: poco divertimento MA GRANDE SPESSORE UMANO , SPIRITUALE E CULTURALE. Venite numerosi e dimostrate a voi stessi la capacità di vivere l’avvento e la nostra festa associativa con verso spirito di povertà ed austerità, nell’apertura agli altri con gesti concreti di carità, quale la mungitrice

                                                                                                                                                                                                                           

TERREMOTO: UNA MUNGITRICE IN DONO DALLA FONDAZIONE SANTINA AD AMATRICE (ADNKRONOS, 02.12.16)
Fondi in favore di una famiglia di allevatori, domenica messa celebrata da padre Lombardi Roma, 2 dic. (AdnKronos)
Una mungitrice per una famiglia di allevatori, la cui stalla è stata completamente distrutta dal terremoto. E’ il dono che la fondazione Santina, presieduta da monsignor Luigi Ginami, fa ad Amatrice, in occasione della cerimonia dei suoi quattro anni di attività che coincidono con la scomparsa di Santina Zucchinelli, con una messa domenica nella basilica di San Pietro in Vaticano celebrata da padre Federico Lombardi, già direttore di Radio Vaticana e portavoce di Papa Francesco e ora presidente della fondazione Ratzinger nonché socio onorario della fondazione Santina. “Abbiamo scelto di sostenere una famiglia di Amatrice donando questo semplice strumento di lavoro, una mungitrice. Per loro e per la loro fattoria – spiegano alla fondazione Santina – significa scommettere sulla prosecuzione del piccolo allevamento e puntare su un oggetto simbolico, che nessun terremoto potrà portare via”.

IL TERREMOTO NON È COLPA DI UN DIO CHE SI È DIMENTICATO DI NOI… TESTIMONIANZA DI MARIANNA ALLA SANTA MESSA IN SUFFRAGIO PER IL QUARTO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI SANTINA
Basilica di S. Pietro in Vaticano, Altare della Tomba,4 dicembre 2016 ore 17,00
Sono parole scarne ed essenziali quelle con cui Marianna ha ricordato, durante la messa per il quarto anniversario della morte di Santina, quella notte terribile del 24 agosto in cui ad Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto e in tutto il centro Italia la terra ha tremato travolgendo cose e persone, distruggendo sogni e speranze, seminando morte e distruzione. Altrettanto essenziale, quanto prezioso, nella sua semplicità, il dono di due mungitrici ricevuto dall’associazione, che consentirà a lei, a sua madre e a suo fratello, di continuare l’attività della piccola fattoria voluto da suo padre, prematuramente scomparso diversi anni fa. Ma più di tutto, attraverso questa storia, fatta di folti e persone concrete, conta il calore umano, la fraternità donata e ricevuta di una comunità che chiede di non essere lasciata sola nella faticosa opera di una ricostruzione non solo materiale. 

24 agosto 2016 h.3:36, questa data rappresenta l’anno zero, lo spartiacque tra ciò che era e ciò che sarà in futuro. Da questo momento in poi niente è più come prima, le nostre vite sono state sconvolte nel profondo: abbiamo perso amici, compaesani, il nostro paese e la nostra città. Il terremoto colpisce e distrugge qualunque cosa incontri, i sacrifici di una vita, già segnata da tanta salita; i sogni e le speranze di quanti rimangono inermi a chiedersi perché tanto dolore. Siamo vivi, certo nel corpo, ma la nostra anima, i nostri sentimenti sono persi, quasi ad essere sconvolti come quelle stesse macerie che ormai ricoprono il nostro territorio. Io stessa mi trovo spesso persa nei miei pensieri, ubriaca di solitudine, con un senso di vuoto che mi pervade. Penso : “ma a cosa sono serviti tanti sacrifici, tanti sforzi per avere una vita migliore? Affannata tra lavoro, studio, preoccupazioni per la mia famiglia. e poi, noi non abbiamo già sofferto abbastanza per la perdita di papà? Non ha potuto vedermi crescere e sostenermi nelle scelte, essere alla mia laurea e un giorno al mio matrimonio. Ha lasciato un vuoto incolmabile.” Ma mi ha trasmesso in eredità anche un grande senso di appartenza al mio paese, alla mia terra, alla nostre mucche e all’azienda che egli stesso da solo ha creato e da qui voglio ripartire  Il terremoto non è colpa di un Dio che si è dimenticato di noi… ma è l’uomo che è inadeguato con la sua opera, non è la natura ad essere matrigna, ma siamo noi esseri umani ad agire senza il suo rispetto Il primo momento di gioia, tra la disperazione delle notizie che arrivavano mano mano sulla perdita dei nostri amici, è stato vedere dalla finestrella della nostra chiesa, le statue della Madonna e della nostra patrona Santa Savina, ancora lì al loro posto, a vegliare sul loro paese e sui loro devoti fedeli. Santa Savina si è presa cura di noi e di mia madre tante volte. Ora intorno a noi c’è silenzio e desolazione, rotto solo dai rumori dei crolli e delle ruspe.ci aspettano periodi difficili, e l’inverno un po’ ci spaventa. Ma non siamo soli, anche da lontano i nostri compaesani vocetari non ci hanno mai abbandonato, ci sostengono e ci aiutano ad andare avanti. Collaborando per la sopravvivenza della nostra azienda e riempiendo i nostri cuori con il loro affetto. Altri aiuti ci sono pervenuti anche da molte persone che non ci conoscevano, come Don Gigi. Vi ringrazio a nome del nostro paese, della mia casa, e degli amici che non ci sono più.

 

 L’UNITA’ DI VITA. TREVIRI, GERMANIA, 30 APRILE 2016
Per prepararci spiritualmente alla data del quarto anniversario della morte di Santina, propongo un brano di un mio scritto del 30 aprile 2012, mentre mi trovavo in Germania a Treviri con Santina. Siamo nella Cattedrale davanti alla Sacra Tunica di Gesù, esposta alla venerazione di tanti pellergini giunti da ogni parte di Europa e del mondo. Per meglio situare questo brano mi permetto di suggerire anche un vidoreportage del 39mo viaggio di Santina. Santina sarebbe morta 7 mesi dopo.Oggi parliamo molto delle divisioni nella Chiesa e tali divisioni fanno molto soffrire i cristiani. Se tutto ciò è vero, è ancor più vero che noi stessi siamo profondamente divisi. L’uomo di oggi vive in sé stesso profonde divisioni e contrasti tra ciò che vuole realizzare e quello che invece deve vivere, tra la sua idealità e la realtà di ogni giorno. Tali divisioni provocano nella persone profondi guasti talvolta insanabili; nella psichiatria si parla di schizofrenia, di comportamenti psicotici… L’uomo di fede è invece capace di unità. L’unità di vita è stata una delle profonde ispirazioni che hanno animato un grande santo del Novecento, il Fondatore dell’Opus Dei, Josemaria Escrivà de Balaguer. Scriveva a tale proposito il Santo: “Tutto il panorama della vita cristiana, quell’unità di vita che ha come nerbo la presenza di Dio nostro Padre, può e deve divenire una realtà quotidiana”( E’ Gesù che passa, Ares, Milano, 1982). Per comprendere a fondo l’importanza del messaggio di San Josemaria, non possiamo non far cenno al periodo storico in cui visse. Siamo nel Novecento, quando si avvertivano fortemente le ripercussioni nell’animo della gente, degli eventi terribili della Seconda Guerra Mondiale. Anche se in quella situazione sono fioriti santi come Massimiliano Kolbe ed Edith Stein, cominciavano però a serpeggiare convinzioni che allontanavano da Dio o, se non proprio da Dio, certamente dalla Chiesa, con inevitabili nefaste conseguenze. Anche la cultura rimase coinvolta in questo malefico turbine, impregnando così i vari aspetti dell’esistenza, sin addentro alla famiglia. Svuotamento del senso di umanità e spersonalizzazione caratterizzano questo periodo e con ciò anche il conseguente arrembaggio più o meno disperato: e ancora preoccupazione, ansia, sfiducia; solitudine, incomprensione, freddezza, sospetto; diffidenza, tornaconto, furbizia. Insomma, un diffuso “s-concerto”. È a questo punto che il Signore, nella sua Provvidenza e Misericordia, suscitò San Josemaria, per restaurare le sorti di un’umanità sbandata, confusa, sradicata dai suoi valori. Ecco allora che affiora, quasi cardine della sua predicazione, quel che egli chiamò “Unità di vita”, cioè la coerenza. In una parola, il “Concerto”. Ecco alcune formidabili espressioni che ho trovato nei suoi scritti:“Il Signore ci vuole molto umani e molto divini.” “Non vi è contrapposizione tra il servizio a Dio e il servizio agli uomini.” “Il nostro cammino sulla terra in ogni occasione e in ogni tempo è per Iddio.” Presupposto dell’unità di vita è allora la presenza di Dio, con una orazione costante: “Tutta la giornata può essere tempo di orazione:dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina.” “La preghiera – sosteneva – deve essere come il battito del cuore, il pulsare delle arterie.” La presenza di Dio comporta a sua volta Rettitudine d’intenzione: “Purificate l’intenzione svolgendo le vostre occupazioni per amore verso Dio”. Guardo Santina; è per me in questi anni un grande esempio. Ogni viaggio con mia Madre diviene per me occasione per interpretare la Vita con il Suo esempio. I nostri 39 viaggi hanno sempre avuto la caratteristica di provocare in me una riflessione sistematica sui fatti vissuti, ma in questi ultimi quaderni sembra che Dio voglia ogni volta indicarmi una pista di riflessione: le mie ansie, oppure il valore silenzio come è avvenuto negli scorsi quaderni, ed ora il tema dell’unità interiore della persona. Questo è davvero un tema affascinate, penso che la realizzazione umana di una persona non consista nel proprio personale successo, nella sua carriera, nel denaro, nel potere o nel piacere, essi non regalano felicità, ma solo piacere. La vera felicità risiede in una profonda armonia e unità interiore che oggi purtroppo è tanto difficile da trovare.

Siamo a Treviri, lunedì 30 aprile. La commozione è fortissima, dopo un lungo e faticoso viaggio posso ammirare l’antica reliquia della tunica senza cuciture di Gesù, sono commosso con la lacrime agli occhi e rimango senza fiato a contemplare il grande reliquiario in legno e plexiglass. Una tunica senza cuciture! Esclamo dentro di me, una antica tradizione mi dice che sia di Gesù… una tunica senza cuciture è difficile da realizzare si deve essere dei bravi tessitori della Galilea del I secolo dopo Cristo. E’ un manufatto di lavoro difficile e lungo, non è semplice come confezionare un mantello unendo diverse parti: il progetto è diverso e più difficile, si deve pensare in modo diverso e si deve mettere tanta fatica e maestria, proprio per questo la tunica ha un suo valore, paragonato al mantello che i soldati dividono seguendo le cuciture… e poi proseguo nella mia incantata riflessione davanti all’antico pezzo di stoffa: la tunica è giunta fino a noi perché era un pezzo unico, perché aveva un suo valore intrinseco ed il valore intrinseco era la sua unità. Forse nella Vita la cose che sono destinate a superare i secoli e gridano eternità sono quelle cose che sono costruite con un progetto diverso dalle altre che compongono in se pezzi diversi, sono realtà progettate su un disegno di Unità come bene ha capito San Josemaria Escrivà de Balaguer. La mia commozione è forte e con devozione in ginocchio insieme a Santina prego, prego per le tante intenzioni che ho nella testa. Guardo Santina e la vedo faticosamente stringere le mani in preghiera, è assorta e concentrata e con grande forza ammira la tunica. Non so se la mia commozione sia più grande nel guardare alla tunica tessuta in un unico pezzo, oppure guardando Santina e la sua vita tessuta tutta d’un pezzo! Ancora una volta mia Madre nella sua infinita debolezza diviene la mia Maestra, e Santina insegna con l’esempio. Una donna molto anziana, 86 anni, totalmente disabile, malata, incapace di parlare, di mangiare da sola, che deve essere cambiata, che vomita, che tossisce, la cui respirazione viene compromessa talvolta dalla salivazione, una donna che è capace di convivere con il dolore lanciante, con la difficoltà, con il disagio e con la disabilità è lì davanti alla antica tunica. Guardo nuovamente la Reliquia e guardo Mamma e come un lampo capisco… Mamma ha costruito la sua vita su un progetto diverso da quello dei vestiti costituiti da diverse parti e uniti da cuciture, come il mantello… Santina ha pensato la sua vita su un progetto di unità, è una donna profondamente unificata. In Lei è divenuta vita l’aspirazione di Josemaria Escrivà de Balaguer: “Tutto il panorama della vita cristiana, quell’unità di vita che ha come nerbo la presenza di Dio nostro Padre, può e deve divenire una realtà quotidiana”. Niente infatti è più lontano da lei della schizofrenia… Nella sua vita il suo semplice pensiero di Fede è stato sempre vita. Non ha mai seguito denaro, potere, carriera, non ha tentato di raggiungere queste diverse mete del vivere umano per poi cucirle insieme in un progetto di piacere e di bella vita, ma il progetto di felicità di Santina ha un’unica tessitura, quella della Fede, una Fede granitica e solida nella quale non esiste la dimensione del dolore, della sofferenza, della fatica come componenti separate di una esistenza disperata, ma mia Madre con la forza della Fede ha tessuto la tunica della sua vita fondendo, ma non confondendo l’esperienza del dolore, della solitudine, della fatica. Tutto questo ha portato Santina lontano dal successo e dalla affermazione personale, ed ha percorso il sentiero dimenticato del nascondimento, dell’umiltà e del fallimento che l’ha condotta al suo calvario ed a vivere quella dolorosa Via Crucis che da quasi sette anni pazientemente sopporta. Forse anche Lei come Gesù oggi è in cima al suo Calvario di sofferenza ed offre a me la Sua tunica prima di morire, mi commuovo profondamente e non riesco a trattenere le lacrime… Nel duomo di Treviri guardo ora con venerazione mia Madre e la tunica della Sua vita, con grande lentezza mi avvicino alla sua guancia e le regalo un bacio ed una carezza. La guardo e i suoi occhi si riempiono di luce e di gioia. Ecco il volto di una donna profondamente unita a Dio, di una donna felice e piena di serenità, una donna piena di stile e di eleganza nella sua deforme situazione di minorità. Guardo a Lei e capisco meglio la Vita e capisco meglio la Tunica e partecipo con più fede alla Passione di Gesù. E’ una strada in salita per me uomo diviso e schizofrenico, ma Santina ancora una volta mi guarisce con la sua preghiera e la sua Fede, regalandomi in Germania un momento di alta spiritualità. Asciugando le lacrime di commozione usciamo dalla bellissima Cattedrale con una forza nuova, con un energia spirituale rinnovata: a Treviri, nella Sacra Tunica, Santina mi ha mostrato come la vocazione del cristiano e di un sacerdote è quello di vivere una vita interiore profondamente unificata come ha fatto Lei, come ha fatto San Josemaria e tanti santi.
Treviri, Germania, 30 aprile 2016

Santina in preghiera sfila con i migliaia di pellegrini davanti alla reliquia
Santina in preghiera sfila con i migliaia di pellegrini davanti alla reliquia