Regala un Sorriso

ADOZIONI A DISTANZA 2015-18: REGALA UN SORRISO IN PERU’:


REGALA UN SORRISO IN PERU’
Viene proposto il programma di adozioni a distanza dal nome Regala un sorriso in Perù. Dieci bambine sono state seguite con Euro 300 all’anno.

SCARICA IL MODULO E LE LINEE DEL NOSTRO PROGRAMMA DI ADOZIONI A DISTANZA
Se vuoi approfondire il tema delle adozioni a distanza in Perù puoi cliccare su questo nostro nuovo link: Regala un sorriso in Perù, prova ti troverai in un mondo meraviglioso di immagini, di videoclip e tesi che ti affascinerà!Dopo la bella esperienza iniziata in Brasile ed anche in Kenya abbiamo pensato di estendere la nostra esperienza anche al Perù ed abbiamo preso in adozione a distanza dieci ragazze che hanno alle loro spalle storie orrende. Per comprendere bene la vita di queste dieci ragazze sarà molto importate capire che la popolazione dell’Altipiano delle Ande è connotata dalla presenza dell’etnia Aymara, alla quale appartengono Lourdes, Ana Luz e Yenifer e da quella Quechua, alla quale appartiene ad esempio Sonia. L’ambiente culturale è molto importante e lo dobbiamo ben studiare per entrare poi in rapporto con la mentalità andina. Iniziamo dall’etnia Aymara.  prima di leggere la pagina concedetevi qualche minuto con il seguente video per vedere le immagini della meravigliosa terra dove vivono le nostre dieci ragazze, vi colpirà molto…

 

I. INTRODUZIONE AYMARA E QUECHUA

AYMARA
Gli Aymara sono una popolazione che vive prevalentemente nelle vicinanze del Lago Titicaca. In realtà non identifica un sottogruppo etnico vero e proprio, ma comprende l’insieme degli individui che, pur appartenendo a differenti sottogruppi etnici, hanno come lingua madre una lingua appartenente alla famiglia aymara. Altre popolazioni, o sottogruppi etnici, come i Qullas, i Lupaqas, i Qanchis, i Carangas, i Lucanas, i Chocorvos e i Chichas rivendicano la propria identità aymara, anche se non parlano più la lingua dall’epoca della colonizzazione spagnola. La maggior parte degli Aymara vive nei pressi del Lago Titicaca in particolare nelle isole e nella parte meridionale del lago. La distribuzione di questo popolo è principalmente nell’altipiano andino. I centri aymara sono generalmente piccole realtà rurali. Tuttavia sono presenti anche grossi centri urbani con notevole presenza di questa popolazione. I vari popoli appartenenti agli Aymara veneravano numerose divinità locali oltre ai culti, diffusi in tutto il territorio andino legato all’agricoltura e al culto dei defunti. Thunupa, le cui sembianze sono scolpite nella puerta del Sol di Tiahuanaco, personifica vari agenti naturali (sole, vento, pioggia, grandine) di vitale importanza per il mondo agricolo. Anche il culto della Pachamama (Madre Terra), presente anche nella mitologia incaica, era estremamente diffuso in quanto legato alla produzione agricola e al rapporto con la natura. Alla Pachamama vengono fatte numerose offerte (ch’alla) di origine vegetale (ad esempio foglie di coca) e animale (ad esempio un feto di lama). Il culto dei morti si concretizzava nel mondo aymara con la costruzione di chullpa, tomba-templio la cui grandezza era proporzionale all’importanza del defunto durante la sua vita terrena. Le chullpa più importanti sono quelle di Silustani e Cutimbo, nei pressi di Puno da dove vengono le dieci ragazze. Le divinità locali erano spesso montagne protettrici (dette Awki o Achachila). Ogni montagna, ogni cima ha un nome locale che, anche oggi, viene invocato a protezione della zona. Erano presenti anche divinità maligne (conosciute come Anchanchu ó Saxra) che abitavano il sottosuolo. Venivano venerate anche divinità minori (chiamate Phuju) che abitavano le sorgenti d’acqua. Uno stretto legame intercorre tra la religiosità aymara e la medicina tradizionale. Questa, legata alla natura e alle invocazioni divine, viene praticata dagli yatiris (saggi). Immediatamente dopo la colonizzazione, le autorità religiose e politiche spagnole costrinsero alla conversione gli aymara e distrussero icone, templi e chullpa. Una parte non minoritaria della Chiesa cattolica dissentì da questo comportamento a tal punto che gesuiti e francescani evangelizzarono gli aymara senza costringerli a ripudiare la loro religione tradizionale e “cristianizzando”, talvolta, le divinità tradizionali. Ad esempio Thumpa venne trasformato in Apu Qullana Awki (Creatore del mondo) e venerato come Dio, per il Cristianesimo, e Pachamama venne venerata come Vergine Maria. Dalla nascita delle repubbliche andine fino a metà del XX secolo il sincretismo religioso veniva praticato clandestinamente. Oggi è frequente che durante feste cattoliche vengano offerte alla Pachamama. Le Chiese protestanti non vedono, invece, di buon occhio il sincretismo religioso e, per questo, hanno proibito ai credenti di rivolgersi alla medicina tradizionale. Un aspetto interessante di questa mescolanza tra la religiosità tradizionale e quella cristiana sta nel fatto che al Natale non viene data molta importanza dai contadini aymara, i quali vivono molto più intensamente il Carnevale, epoca di fioritura ed il carnevale a Juliaca è la festa più grande dell’anno. Nelle grandi città, invece,  il discorso cambia in quanto le tradizioni agricole sono meno sentite. Secondo le credenze di questo popolo l’individuo è legato da una stretta relazione con il contesto sociale che lo circonda, ciò ammette che ogni tipo di malattia che colpisce anche un solo membro della comunità inevitabilmente coinvolge l’intero villaggio: conflitti interiori o familiari, mancate preghiere agli spiriti della natura, compromettono il benessere dell’intera popolazione. Questo porta a capire i significati dei simbolismi e dell’accettazione di forme simboliche di cura (possessione, sciamanesimo, danza…) degli aymara che, trovano un ponte di collegamento tra mondo umano e mondo degli spiriti, quest’ultimo reale quanto quello degli uomini; per cui qualunque spirito delle acque, delle colline, delle cime innevate se non opportunamente venerato potrebbe scagliare la sua ira verso gli abitanti che, inevitabilmente, andrebbero incontro a sicure malattie. L’unico modo per prevenirle e ripristinare la salute è soltanto attraverso mistici rituali come danze, preghiere, esorcismi e infusi magici, che portano al contatto spirituale uomo, natura e divinità. Nella visione magico-religiosa aymara l’uomo è concepito come l’insieme di tre forze vitali alma, animo e corpo materiale dove i due elementi vitali si incarnano. L’alma o athunajayo permette il movimento e il pensiero; l’animo juchchui ajayo, è il fluido che dà consistenza al corpo e fuoriuscendovi, pur non causando la morte genera malesseri vari, dall’innalzamento della temperatura, alla nevralgia, ad un disagio corporeo diffuso. Quando si parla di perdita d’anima tra gli aymara, si può quindi intendere la sottrazione del juchchui ajayo, che permette alla vittima di rimanere in vita, anche se colpiti da malattie più o meno gravi. La danza e la musica hanno sempre avuto notevole rilevanza tra i popoli andini, così come tra gli Aymara. La musica andina che conosciamo oggi è comunque differente dall’antica musica del periodo pre-colombiano. Non erano infatti presenti gli strumenti a corda, come il charango, ora molto diffusi. Quest’ultimo è uno strumento della famiglia dei liuti costruito originariamente con la corazza di armadillo. Sembra sia stato realizzato per la prima volta a Potosí nel XVII secolo ispirandosi alla vihuela, molto diffusa tra la nobiltà spagnola.

QUECHUA
Per popolo Quechua si intende l’insieme degli individui che, pur appartenendo a differenti sotto-gruppi etnici, hanno come lingua madre una lingua appartenente alla famiglia quechua e costituiscono la maggioranza della popolazione di Perù, Bolivia ed Ecuador. I Quechua provengono probabilmente da una piccola regione nell’altipiano andino nel Perù meridionale. Hanno costituito il gruppo etnico più importante dell’impero Inca tanto che la loro lingua si è imposta come lingua ufficiale dell’impero. Le popolazioni Quechua abitano una zona delle Ande centrali che occupa diversi stati sudamericani come Perù, Bolivia ed Ecuador. Nonostante le diversità sul piano etnico e linguistico, i vari gruppi etnici Quechua condividono numerose caratteristiche culturali comuni. Tradizionalmente l’identità Quechua è orientata su base locale e, in ogni caso, fortemente legata al sistema economico della comunità. Nelle regioni meridionali degli altopiani il sistema economico è basato sull’agricoltura, mentre nelle regioni settentrionali di Puno è basato sull’allevamento e la pastorizia. La tipica comunità andina si trova in luoghi di elevata altitudine e ciononostante include la coltivazione di diverse varietà di cereali. La terra appartiene, in generale, all’ ayllu, la comunità locale, ed è coltivata collettivamente oppure ridistribuita su base annuale. I grandi proprietari terrieri, a cominciare dall’epoca coloniale e poi in maniera più intensa con la nascita degli stati sudamericani indipendenti, si sono appropriati di tutta o di gran parte della terra coltivabile e costretto le popolazioni autoctone a lavorare per loro. Le aspre condizioni di sfruttamento hanno portato ripetutamente a rivolte da parte dei contadini che sono state soppresse con la forza. La più grande di queste rivolte ebbe luogo nel biennio 1780-1781 sotto la guida di Tupac Amaru II. Alcuni contadini indigeni occuparono le terre dei loro antenati e espulsero gli hacendados nella seconda metà del XX secolo, come per esempio nel 1952 in Bolivia sotto il governo di Víctor Paz Estenssoro o nel 1968 in Perù sotto il governo di Juan Velasco Alvarado. Le riforme agrarie inclusero espropriazioni ai danni dei grandi proprietari terrieri e in Bolivia la terra venne ridistribuita alla popolazione indigena come proprietà privata. Questa redistribuzione marcò un momento di discontinuità con la tradizionale cultura Quechua e Aymara basata sulla proprietà comune, anche se in alcune regioni remote sono stati ripristinati gli ayllu, come nella comunità peruviana dei Q’ero.

20160620_231002Incontro con le 10 ragazze di Puno durante il 16mo viaggio di solidarietà, Lunedì 20 giugno 2016

La lotta per il diritto alla terra rappresenta una costante di tutte le comunità quechua ed è combattuta senza tregua ancora nel XXI secolo. Per quanto riguarda la condivisione comune del lavoro nelle comunità andine esistono due modalità differenti: nel caso del Minka, le persone svolgono insieme un progetto per il comune interesse. Ayni, invece, è la reciproca assistenza, in cui i membri della Ayllu aiutano una famiglia a portare a termine un grande progetto privato, come la costruzione di una casa, e in cambio viene promesso un aiuto dello stesso tipo per un progetto analogo. La disintegrazione dell’economia tradizionale, per esempio, regionalmente con lo sfruttamento delle risorse minerarie, ha determinato la perdita progressiva di un’identità etnica comune ma anche dell’uso della lingua quechua. Tale perdita è inoltre il risultato di una continua e sostenuta migrazione verso le grandi aree urbane, specialmente Lima, che ha visto prevalere i modelli sociali della cultura spagnola sopra quelli della società andina. Secondo alcune stime le popolazione di Lingua quechua è compresa tra nove e quattordici milioni di persone che abitano Perù, Bolivia, Ecuador, Cile, Colombia e Argentina. I vari dialetti quechua odierni sono in alcuni casi tanto differenti tra loro che non è possibile alcuna mutua comprensibilità. Questi dialetti derivano dalla lingua quechua parlata nell’impero inca di cui era oltre che la lingua più diffusa anche la lingua ufficiale. Il quechua non era la lingua esclusiva degli Incas ma era parlata anche da alcune popolazioni che ne sono stati i tradizionali rivali: gli Huanca, i Chanka e i Cañaris. Il quechua era inoltre parlato già prima degli Incas di Cusco, per esempio, i Wanka, mentre altre popolazioni, specialmente in Bolivia ma anche in Ecuador, adottarono il quechua solo con l’avvento dell’impero Inca o in un periodo successivo. In epoca moderna il quechua è lingua ufficiale in Perù e in Bolivia. Tutti i Quechua delle Ande professano, almeno formalmente, la religione Cattolica sin dall’epoca coloniale. Ciononostante, forme religiose tradizionali persistono in diverse regioni, mescolate ad elementi cristiani. Le tradizioni religiose dei Quechua sono condivise da altri gruppi e sottogruppi etnici delle Ande, in particolare quella per Pachamama, la Madre Terra, dea della fertilità in onore della quale vengono bruciate offerte e libagioni in maniera regolare. Anche gli apu, gli spiriti della montagna, occupano una posizione privilegiata nella tradizione andina, così come altre divinità minori locali che sono ancora venerate specialmente nel Perù meridionale. Alcuni miti sono poi collegati al genocidio subito ad opera dei conquistadores spagnoli. In particolare quello di Nak’aq o Pishtaco, il macellaio, un assassino bianco che succhia il grasso fuori dal corpo degli indigeni che uccide. Nel mito di Wiraquchapampa, i Q’ero, descrivono la vittoria degli apu sopra gli invasori spagnoli. Dei miti ancora diffusi, quello di Inkarrí è particolarmente interessante e forma un elemento culturale di collegamento fra i Quechua che abitano la regione compresa tra Ayachuco e Cusco. Un altro esempio tipico è quello del pellegrinaggio verso il santuario del signore di Qoyllur Rit’i, nella valle del monte Sinakara, vicino a Cusco, e che mescola elementi panteistici a motivi tipicamente cristiani. Ancora in tempi recenti, i quechua continuano ad essere vittima di conflitti politici e di persecuzioni etniche. Durante la guerra civile che ha insanguinato negli anni Ottanta il Perù, la lotta tra il governo centrale e i terroristi di Sendero Luminoso ha fatto innumerevoli vittime tra i civili. Secondo alcune stime i Quechua hanno subito oltre settantamila morti, dove le parti in guerra hanno coinvolto prevalentemente creoli e mestizos. La politica di sterilizzazione forzata, durante la presidenza di Alberto Fujimori, coinvolse quasi esclusivamente donne Quechua ed Aymara su un totale di duecentomila trattamenti. Il regista boliviano Jorge Sanjines cercò di portare all’attenzione del grande pubblico la questione delle sterilizzazioni forzate già nel 1969 attraverso il film in lingua quechua Yawar Mallku. Una costante discriminazione etnica continua ad essere perpetuata anche a livello parlamentare. Quando i neoeletti membri del parlamento peruviano, Hilaria Supa Huamán e María Sumire, prestarono giuramento per il loro incarico in lingua quechua, il presidente del parlamento, Martha Hildebrandt, e il parlamentare Carlos Torres Caro rifiutarono il loro discorso di accettazione.

II. L’ ORFANATROFIO DELLE FIGLIE DELLA CARITÀ DI SAN VINCENZO DE PAOLI

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Le 10 ragazze che abbiamo deciso di adottare sono ospiti delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, che arrivarono a Puno nell’anno 1875. Esse accudivano l’ospedale San Juan De Dios ed assistevano cento ragazze della scuola elementare e primaria. Il 24 ottobre 1935 la Signora Maria Conception Miranda Oblitas di 78 anni lasciò in testamento diverse proprietà affinché fossero vendute e con il ricavato si istituisse una scuola professionale per ragazze orfane Miranda Oblitas. Suor Alizon intraprese così la costruzione del Laboratorio Scuola Miranda con il contributo di altri benefattori e della medesima Congregazione. La costruzione fu completata nel 1935. Il 15 agosto 1939 aprì così la Escuela Taller Miranda con le prime sei orfane e gradualmente il numero delle orfane o abbandonate è aumentato. Nel 1953 le suore lasciarono l’ospedale e si dedicarono completamente alla scuola. Molte delle ragazze vengono da ambienti di povertà della città di Puno oppure dalle campagne povere dove gelo, grandine siccità e inondazioni rendono la vita difficile unitamente ad una politica agraria inesistente. Manca poi una adeguata formazione culturale della popolazione con ripercussioni molto pesanti sul vivere civile. Le ragazze possono così godere di istruzione per asilo, scuola elementare e media e possono imparare lavori domestici.

III. IL PROFILO DELLE DIECI RAGAZZE
Questo  breve video  vi mostra le dieci ragazze, anch’esso è importante per una buona scelta. Guardate il video con calma, alcune volte, raccoglietevi in preghiera; essa è molto importante, lo Spirito Santo vi consiglierà bene…

IV. REGALA UN SORRISO IN PERU’. PROGRAMMA IN TRE ANNUALITA’ PER 10 BAMBINI

2015 MARZO 2018

L’importo di Euro 3000 è versato in un’unica soluzione di Euro 3000 allo scadere dell’anno

ANNUALITA’ DATA IMPORTO
PRIMA RATA 12 Marzo 2015 -16 3000
SECONDA RATA Marzo 2016-17  (7-4-16)  3000
TERZA RATA Marzo 2017-18 (14. 2. 2017  3000
TOTALE   EURO 9000

Ricevuta 2014.

BONIFICO PRIMA ANNUALITA’ VERSATA ALL’ORFANOTROFIO DELLE FIGLIE DELLA CARITÀ DI SAN VINCENZO DE PAOLI DI PUNO

BONIFICO SECONDA ANNUALITA’ VERSATA ALL’ORFANOTROFIO DELLE FIGLIE DELLA CARITÀ DI SAN VINCENZO DE PAOLI DI PUNO
Durante l’anno scolastico vi è stato il cambio della Superiora dell’orfanotrofio e Suor Maria ha lasciato il posto a Suor Flora. Abbiamo così dovuto prendere accordi con il Vescovo di Puno per inviare all’Episcopio la seconda annualità per le dieci ragazze. 

Bonifico bambine di Puno

Ecco il documento che comprova l’erogazione della seconda annualità, avvenuta in ritardo per il passaggio di consegne delle due superiore. Il pagamento è stato effettuato il 7 aprile 2016

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Santa Messa celebrata nella Cappella del Taller Miranda il 20 giugno 2016

 

BONIFICO TERZA ED ULTIMA ANNUALITA’
In seguito al recente viaggio in Perù nel mese di Dicembre, il Presidente, accompagnato dal Dottor Emanuele Berbenni e dal Dottor Giacomo Passera Ha incontrato le dieci ragazze del programma di Adozione a distanza triennale che con questo anno di chiude. Il viaggio aveva di particolare attenzione e contesto lo sfruttamento dei minori in Perù e nel libretto Santiago si è provato con molta cura ed attenzione la situazione di estrema difficoltà in cui vivono i bambini. In seguito all’incontro cn la comunità e con suor Flora si è inviato al Vescovo di Puno Euro 3000 per le dieci bambine. A tale nostro invio il Vescovo Carrion ha risposto con molta precisione e cura, in modo lodevole. Ecco la documentazione che comprova il dono del denaro all’orfanotrofio per le quote delle dieci ragazze.


I
l Vescovo di Puno accompagna questo documento ufficiale con una mail molto precisa che vi riporto:
Estimado Mons. Luigi Ginami: Primeramente deseo hacerle llegar mi fraterno y cordial saludo por la Pascua. Permítame rendir cuenta de la transferencia para el Taller Miranda:

  • el 14 de febrero llegó la transferencia a la cuenta del Obispado en el  Banco Continental al cambio del día ($ 2,927.73 USD), equivalente a los 3,000 Euros.
  • Al percibir que el cambio monetario era demasiado bajo, solicité al banco una explicación por escrito. A respuesta llegó el 24 de marzo último (ver pdf)
  • Hoy, he realizado la entrega a la superiora de la comunidad de las Hijas de Caridad (ver pdf)

Espero que esté conforme a sus deseos.  Sin embargo, para otra ocasión que decidan transferir algún dinero, mejor lo hagan en USD, para evitar impases y falta de claridad. E per precisione il vescovo aggiunge il documento della banca che lo prova: