Regala un Sorriso

REGALA UN SORRISO IN KENYA: CAMPAGNA ADOZIONI 2014-2017


SCARICA IL MODULO E LE LINEE DEL NOSTRO PROGRAMMA DI ADOZIONE A DISTANZA

REGALA UN SORRISO IN KENYA PROGRAMMA IN TRE ANNUALITA’ PER 10 BAMBINI 2014 Ottobre 2017
L’importo di Euro 3000 è versato in un’unica soluzione di Euro 3000 allo scadere dell’anno

ANNUALITA’ DATA IMPORTO
PRIMA RATA 10 ottobre 2014-15 3000
SECONDA RATA 08 ottobre 2015-16 3000
TERZA RATA 20 ottobre  2016-17  3000
TOTALE EURO 9000

 

Se volete leggere tutto il bollettino potete cliccare qui: Newsletter Malindi Diocese JAN-FEB 15

TERZA ANNUALITÀ’ DEL PROGRAMMA REGALA UN SORRISO IN KENYA
In data 20  ottobre 2016, su mandato del Direttivo dell’Associazione – visto l’ecomiabile lavoro di James Katana Kazungu (Jimmy) che costantemente produce per whatapp informazioni aggiornate e fresche sui  10 bambini adottati a Masbaha in Kenya – il nostro Presidente  Luigi Ginami ha provveduto a bonificare sul conto della Diocesi di Malindi Euro 3000, quale terza  annualità di tre. Come nostra consuetudine alleghiamo in questa pagina prova dell’avvenuto versamento.

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SECONDA ANNUALITÀ’ DEL PROGRAMMA REGALA UN SORRISO IN KENYA
In data 7 ottobre 2015, su mandato del Direttivo dell’Associazione – visto il report di settembre 2015 riguardo i 10 bambini adottati a Masbaha in Kenya – il nostro Tesoriere Luigi Pacini ha provveduto a bonificare sul conto della Diocesi di Malindi Euro 3000, quale seconda annualità di tre. La nostra Segretaria Francesca Triunfo provvedeva al tempo stesso ad informare il Vescovo S.E. Mons. Barbara e la parrocchia di Masbaha dell’avvenuto pagamento. Come nostra consuetudine alleghiamo in questa pagina prova dell’avvenuto versamento.

ricevuta kenya 8 ottobre 2015 2da annualià

PRIMA ANNUALITÀ’ DEL PROGRAMMA REGALA UN SORRISO IN KENYA
In data 10 ottobre 2045, su mandato del Direttivo dell’Associazione   il nostro Tesoriere Luigi Pacini ha provveduto a bonificare sul conto della Diocesi di Malindi Euro 3000, quale prima  annualità di tre.  Come nostra consuetudine alleghiamo in questa pagina prova dell’avvenuto versamento

 

Bonifico Euro 3300 per Jarka

Oltre alla somma per le 10 adozioni a distanza il bonifico acclude una cifra di Euro 300 per l’intervento chirurgico sui timpani di Charles, che due benefattori hanno voluto donare.

charles per la visita dal'otorino

                                        Il piccolo Charles durante una visita per misurare l’udito

Questo è un breve video che esprime la gratitudine da parte dei nostri piccoli appartenenti al programma di adozione triennale.
NB il piccolo Sahidi, adottato in febbraio dalla Associazione, è stato preso in carico da Pierandrea e Cristina, che di cuore ringraziamo.

Il piccolo Sahidi è stato adottato come undicesimo bambino nel febbraio 2015, quindi la sua adozione finirà con il febbraio 2018

I. PROTOCOLLO SPERIMENTALE DELLE 10 ADOZIONI A DISTANZA IN KENYA
Abbiamo pensato di dare seguito alla nostra opera di solidarietà in Kenya con una nuova iniziativa della nostra ONLUS nei confronti della Diocesi di Malindi: le adozioni a distanza. Vogliamo colorire la nostra vicenda di solidarietà con i volti di dieci ragazzi: cinque bambine e cinque bambini, che vivono nelle vicinanze della Parrocchia di Msabaha e seguiti dal Centro Ushirichiano di Malindi. Nel soggiorno in Kenya con l’aiuto di Jarmilla Holkova (Jarka) volontaria e di James Katana Kazungu dipendente locale del Centro Ushirikiano (Il Centro Ushirikiano è collegato con l’Università di Santa Elisabetta pe le Scienze della Salute e Lavoro Sociale di Bratislava in Slovacchia e ha la sua sede all’interno della Parrocchia cattolica di Msabaha a mez’ora di strada da Malindi), abbiamo scelto dieci tra i casi di un certo significato per le gravi situazioni in cui versano i bambini: orfani con problemi di fame, HIV, infezioni, disagio psichico… Siamo stati in alcune loro misere capanne abbiamo fotografato la loro famiglia, le loro mamme ed abbiamo preso appunti sulle loro reali condizioni di vita. Siamo così in grado oggi di fornirvi dieci storie di miseria, sofferenza e di dolore che vogliamo condividere con voi. Nella speranza di poter fare del bene a questi bambini. Stiamo così formulando un protocollo sperimentale di adozione a distanza, già collaudato nell’iniziativa regala un sorriso in Brasile che si differenzi dalle altre diffuse pratiche di adozioni a distanza e proponiamo un cammino che si articola in alcuni importanti elementi.

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– Prima di tutto la durata che proponiamo è quella di tre anni, sufficienti forse a comprendere un po’ meglio il vissuto dei nostri piccoli amici. Al termine dei tre anni proponiamo un viaggio organizzato dalla nostra Associazione ONLUS Amici di Santina Zucchinelli in Kenya per condividere nel tempo di 8 giorni, la vita misera delle capanne, del centro e della Parrocchia di Msabaha o di un’altra parrocchia. Questo itinerario si pone come un percorso educativo per coloro che decidono la strada delle adozioni a distanza e più che mirare a portare il bambino o la bambina in Italia per una settimana, creando grandi attese ed illusioni, ci proponiamo di portare le famiglie adottive in Kenya, nel tentativo di sperimentare cosa significhi il disagio e la miseria di tali piccoli amici.
– Il costo dell’iniziativa è di Euro 300 annuali (stiamo studiando la tempistica della erogazione, magari con frazionamenti semestrali o quadrimestrali…) e dopo aver compilato e firmato un modulo di adesione alla iniziativa di adozione a distanza, viene consegnato al genitore adottivo una Carta di adozione a distanza, in cui vi sono riportarti, quasi a modo di un passaporto, la fotografia ed i dati del bambino. Nel documento vi sono 4 pagine destinate ai tre anni di adozione (una pagina per anno) riportando i pagamenti sostenuti sull’IBAN della nostra ONLUS ed una pagina destinata al viaggio conclusivo con una sorta di promemoria di viaggio e di certificato stesso del viaggio in Kenya. I 300 euro non sono dati alle famiglie, ma il centro utilizza il denaro nel corso dell’anno per alimentazione, educazione e sanità.
– Nel corso di tre anni sono stabilite alcune tappe da realizzare. I genitori adottivi sono seguiti dalla Dottoressa Roberta barbaro, Responsabile del progetto di adozione a distanza, e dal Dottor Marco De Murtas, Neuropsichiatra dell’Ospedale Sant’ Eugenio di Roma. Con loro sono previsti colloqui mensili sul tema della adozione a distanza e su come valorizzarlo in termini di crescita spirituale personale.
– Le adozioni a distanza in Kenya hanno avuto un sorprendente successo attraverso il gruppo di 50 persone che usano whathapp. In meno di una settimana sono state effettuate cinque delle dieci adozioni a distanza prese in Africa. Un breve video di 3 minuti e la chat di whathapp hanno saputo sensibilizzare non in modo virtuale gli aderenti, ma in modo molto concreto. Ma whathapp sarà anche un efficace modo di contatto con i bimbi in Kenya attraverso il cellulare di Jimmy. Ogni genitore adottivo potrà inviare a Jimmy foto e ricevere altresì fotografie e sapere come sta il proprio bimbo. Ecco il numero che abbiamo attivato in Kenya +254 714691797. Registrando questo numero nel proprio telefono si potrà essere in contatto gratuito con Msabaha. Vi è solo un’ora di diversità in avanti.
– Strumento utile per tale adozione a distanza e che vorremmo in futuro utilizzare perché ora è alquanto problematico è il programma di Skype. Perché per una volta al mese si prevede nel prossimo anno un collegamento con il Kenya  in cui interagire con il bambino per una conoscenza più reale della situazione e per un momento di preghiera insieme.. Si tratta dunque nel programma completo di 36 connessioni a Skype in cui progressivamente si conoscerà il bambino, la bambina, la madre ed i fratellini. Due volte all’anno è previsto l’invio di un pacco dono, per Natale e per il compleanno del figlio adottivo. Naturalmente il contenuto dei pacchi sarà deciso con gli educatori del Centro  ed inviati al Centro stesso, non alle singole famiglie.

 

La pagina di Avvenire del 10-9-14
VUOI CONOSCERE I BAMBINI? GUARDA IL VIDEO PROMOZIONALE!

 

II. LA CAPANNA DI DANIEL
Sabato 16 agosto, con Jimmy, l’educatore del Centro che opera nella Diocesi di Malindi con il quale abbiamo iniziato un programma di adozioni a distanza, lascio la strada principale e iniziamo una lunga marcia a piedi per giungere alla capanna di un bimbo che si chiama Daniel. La natura è un incanto: felci, palme da cocco, mango, fiori colorati è un’armonia di colori da paradiso terrestre. Il viottolo in mezzo alla foresta è percorso da ragazze che portano sulla testa taniche di 30 litri di acqua per le necessità della propria capanna. In questa terra così bella l’acqua non vi è; anche se è un bene prezioso. Non vi è elettricità, non vi è acqua… ritornando in Italia mi ricordo l’incanto di poter abbassare l’interruttore e di avere luce la sera. Una meraviglia che purtroppo scordiamo, un gesto meccanico che diamo per scontato, ma che invece ha dietro di se una evoluzione e un impegno economico inimmaginabile. L’altra grande meraviglia che mi ha colto è quella di aprire il rubinetto e di veder scendere acqua, e questo già è una grande cosa, ma ancora di più il miracolo cresce quando penso che questa acqua non è sporca, ma perfettamente potabile: non è acqua cattiva che ti causa infezione nella pancia, con grandi dolori e gonfiori terribili. Infine questa buona acqua è anche calda o fredda! Triplice miracolo in un semplice gesto di aprire un rubinetto: acqua, acqua che è potabile, ed infine acqua che è anche calda o fredda a seconda delle necessità. Tutto questo pensavo già in Kenya mentre con Jimmy camminavamo lungo il sentiero africano. Ogni tanto dietro le felci si scorgevano le capanne di un villaggio di trenta, quaranta persone. Fumo di un fuoco sul quale si cucina… le donne sono intende a zappare la terra, alzano il viso e ci salutano. Il paesaggio è un incanto e mi dico guarda dove mi ha portato Santina! In un Paradiso terrestre per cogliere le povertà, per crescere umanamente e spiritualmente. Attraverso questa ONLUS Santina continua davvero ad essere viva. Affretto il passo, Jimmy è abituato a camminare e la distanza tra me e lui cresce. Siamo diretti a visitare la capanna di uno dei bimbi che entra nel nostro programma di adozione a distanza.

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Il sentiero lascia intravvedere in fondo una capanna. E’ una capanna misera e sembra proprio la capanna del piccolo Daniel. E’ difficile per me descrivere cosa succede nel mio cuore. La piccola e misera capanna affaccia su un piccolo spiazzo dove sorge un alberello; sotto quell’alberello vi è una curiosa panchina, si tratta di un tronco di albero tagliato a metà ed appoggiato da una parte si un altro ciocco di albero. All’ombra dell’albero vi è un piccolo bimbo di circa quattro anni, bellissimo, ma completamente solo, sembra abbandonato. E’ li tutto solo, nella capanna non vi è nessuno, mi si stringe il cuore e mi dico, ma io… lo porto via! Cosa fa qui un piccino tutto solo e indifeso? Daniel riconosce Jimmy e lo saluta festosamente, mentre rimane un po’ perplesso per il colore della mia pelle bianca. Jimmy mi presenta. Ora vedo bene il bimbo ha delle ciabattine blu ai piedi, un paio di jean sporchi e bucati, anche la camicetta ha perso tutti i bottoni ed è quindi totalmente aperta davanti, logora e sporca. Il bimbo appare trascurato, ma la situazione che Jimmy mi racconta è incredibile. Prendo in braccio il piccolo e me lo stringo forte e l’educatore inizia il racconto. “Monsignore, il bimbo è sieropositivo, sono in quattro fratellini, tutti piccoli e rimasti orfani. Il bambino sembra avere tra i tre ed i quattro anni. Il padre ha contaminato la moglie con HIV che aveva contratto in relazioni con altre donne. La mamma di Daniel si è poi ammalata di AIDS e recentemente è morta”. Jimmy mentre mi parla mi mostra una carta sulla quale sono raccolti i dati del bimbo forniti dalla mamma, che ormai è morta. Si riconosce un’impronta digitale con inchiostro verde… perché la mamma era analfabeta. Il bimbo che tengo in braccio è tenerissimo, lo guardo e mi sorride. Mi dico, ma che colpa ha di essere già infetto di HIV alla tenera età di tre o quattro anni? Lo bacio forte e ripetutamente come facevo con Santina. Ed ancora le medesime reazioni, Mamma con quei baci si apriva ad un sorriso solare ed il piccolo Daniel spalanca il volto ad un sorriso bianchissimo e pieno di dolcezza. Questo bimbo chissà quanto ha sofferto… Daniel mi prende per mano e mi fa entrare nella piccola e buia capanna. I quattro bambini vivono qui con la nonna Katsaka Kenga, una signora anziana per l’Africa, che ha sulle sue spalle i quattro bambini orfani perché il padre è fuggito e non si sa più nulla di lui. Jimmy mi dice che la nonna è una signora sensibile e buona che ha conservato in se il profondo spirito dell’Africa di servizio e generosità. La nonna non c’è perché sta svolgendo un lavoro saltuario. All’interno della capanna non vi è neppure un letto e Daniel mi indica come luogo dove dorme un cantuccio della capanna dove è steso un pezzo di plastica… la parete, fatta di rossa argilla screpolata lascia vedere da ampie fessure l’esterno; dunque il piccolo di notte non è ben riparato. Jimmy mi mostra la lampada al cherosene, la accende e subito si produce un fumo nero irrespirabile; in un altro angolo la parvenza di una cucina, un piccolo sacchetto bianco che contiene sale, un piatto, un cucchiaio ed un mestolo di legno lurido. Questa è la reggia di Daniel, in questa capanna vive questo angelo dagli occhi tristi e pensierosi, ma che un bacio trasforma in grandi diamanti di gioia. Daniel ormai ha preso familiarità con me nel tempo trascorso; mi prende per mano e mi conduce dietro la capanna, dove vediamo una specie di doccia, mentre non vi è traccia di servizi igienici. Ma il momento che più mi coglie di sorpresa è quando il piccolo Daniel nel campo vicino alla capanna con le sue manine nere lentamente sposta gli arbusti e le felci ed emerge una croce bianca di legno. Vi è scritto sopra Grace Kenga N.19.8. 2013 M.16.3.2014. Il bimbo con i grandi occhi mi fissa intensamente e con la manina mostra la croce… Chiedo a Jimmy: “Ma chi è?” “Padre l’AIDS ha ucciso la mamma di Daniel, ma prima di uccidere la mamma il mese scorso, aveva già ucciso la piccola figlia che è morta alla tenera età di sette mesi, infettata questa volta dalla mamma che l’aveva partorita. L’HIV si è trasformata poi velocemente in AIDS perché qui questi bimbi non mangiano e le difese immunitarie calano lasciando spazio alla malattia”. Rimango attonito davanti alla tomba della piccola bimba a pochi metri della capanna abitata da quattro orfanelli e da una nonna che anch’essa è sieropositiva per aver accudito amorevolmente la figlia. Chiudo gli occhi e mi raccolgo in preghiera davanti a quella tomba e ancora una volta, per l’ennesima volta in Africa non riesco a trattenere le lacrime. Piango, se ne accorge il piccolo e se ne accorge Jimmy che mi lascia solo con Daniel, lui mi tira i calzoni vuole venire in braccio e io voglio prenderlo in braccio, lo stringo forte, forte e singhiozzando bagno la sua faccina con le mie lacrime; lui utilizza un lembo sudicio della camicia per asciugarmi le lacrime io lo riempio di baci e chiedo a Gesù di illuminarmi su che cosa devo fare. E’ una provocazione potente, tutto questo mi scava il cuore e mi pone domande nel cervello che sembra impazzito. Jimmy ritorna con il fratellino di Daniel, mi asciugo con il fazzoletto il volto ed il ragazzetto, fratellino di Daniel ha nelle mani un disegno. Si tratta di un lavoro che il piccolo ha fatto con i pastelli alla missione dalla quale arriva e felice mi regala il suo capolavoro. Torno così in Italia con due tesori preziosi una è una camicia strappata di un bimbo di nome Charles e l’altro è il disegno fatto in una capanna da un piccolo bimbo africano dal cuore grande. Penso proprio che al piccolo Daniel: daremo per lui aiuto con una adozione a distanza! Magari me lo prenderò proprio io… Con 300 euro in un anno posso metterlo in un asilo e così non rimarrà più a casa da solo ed inoltre potrò dare a Lui un pasto caldo al giorno ed impedire che l’HIV presto diventi AIDS e un’altra croce bianca troppo presto venga piantata, come nel caso del piccolo angelo di Grace, volata in cielo con AIDS alla tenerissima età di pochi mesi. Mentre scrivo lontano dal villaggio di Daniel, qui a Roma penso a Daniel che questa notte dormirà in quella capanna su un pezzo di plastica e con spifferi di vento attraverso l’argilla screpolata. Guardo al disegno del fratellino e recito un’ Ave Maria… La mia sera si chiude con il pensiero ed il cuore in quella squallida capanna, dove la lampada al cherosene illumina la notte, dove quattro piccoli bambini dormono con la loro nonna, mentre fuori a pochi metri la croce della sepoltura di Grace ricorda che la morte in Africa è proprio fuori dalla porta, ma forse lo è anche in Italia solo che … non ce ne accorgiamo. “Signore proteggi quei piccoli quattro angeli, dai a loro un futuro di speranza”. Adottare un bimbo a distanza come Daniel, ecco quello che si può fare per l’Africa, per il Kenya, per il piccolo villaggio di Msabaha. Perché non adotti un bimbo a distanza, tu che hai letto fino a qui?

III. LA CAMICIA LOGORA DI CHARLES
Il più bello e commovente regalo che mi sono portato a casa dal Kenya è una piccola camicia. E’ una camiciola a mezze maniche di un tessuto abbastanza robusto con un disegno di righe grigie e chiare. E’ un vestitino per un bambino di 5 anni. La camicia è chiusa, e due bottoni grigi abbottonano il collo. La caratteristica di questa maglietta è che è completamente logora, piena di strappi e buchi, in particolare uno strappo profondo sulla manica di destra. Ho dovuto lavarla a 100 gradi nel tentativo di pulirla. Apparteneva a Charles Safari, abbiamo fatto uno scambio: una camicia nuova rossa per la sua maglietta consunta, consumata e lurida. Ho voluto portarmi in Italia una pezzo concreto di miseria… un segno visibile di non aver sognato, di non essermi drogato avendo allucinazioni. Ogni volta che la guardo il cuore mi si riempie di amarezza e mi ritrovo a darle un bacio, per non dimenticare , per non trascurare, per non minimizzare Charles e la sua storia e la storia di tutti i bimbi che ho incontrato in Kenya. Sapete? Ho provato a fare una cosa; ho chiesto a tre amici che avevano bambini di 5-6 anni di far indossare loro questa camiciola e vedere come stavano… magari prendere una fotografia… Con un sorriso splendido, o con un secco no, o cambiando discorso, nessuno dei tre ha accettato. Nessuno ha accettato di far indossare per alcuni minuti uno straccio come quello! La povertà ci fa schifo. E’ proprio vera l’intuizione di Annalena Tonelli: Il drago, la bestia, l’essere infame è prima di tutto l’avidità, la sete di denaro e di potere. Charles non ha tenuto quella maglietta per alcuni minuti soli, ma per settimane, mesi,forse un paio di anni. La camicetta logora era l’unico indumento del piccolo: estate o inverno, notte o giorno: non pigiama, non indumenti del giorno, non vestiti per lo sport, non per il caldo ed il freddo… per la pioggia o il sole, per ripararsi dal vento; ma solo questa logora, lacera e sporca camicia, e questo piccolo non è una eccezione, no questo bimbo è la regola, la regola di una radicale miseria che coinvolge la stragrande maggioranza dei bimbi del Kenya.  Il piccolo segno che mi sono portato a casa lo porto con me agli incontri di promozione per il Kenya che ho iniziato ed è molto più eloquente delle storie che racconto o che scrivo, ma per il momento ancora nessuno disposto a mettere al proprio bambino la camiciola logora e stracciata. “Mio figlio, padre, non è uno straccione!” Invece Charles sì? …e perché? Dobbiamo riflettere davanti a questo pezzo di miseria che rifiutiamo o che lasciamo in Kenya: dobbiamo spalancare le porte alla miseria e farla nostra; solo così diventeremo più maturi ed equilibrati nella nostra vita caotica, dove non sappiamo più distinguere il superfluo dal necessario, oppure ancora in modo più grave preferiamo il superfluo al necessario. Questo avviene per la tua vita? Rispondi con onestà a te stesso. Sono gli identici interrogativi che mi poneva Santina con la sua straordinaria vita. Questa camiciola apparteneva al piccolo Charles ed alla sua vita di grave, severa sofferenza. Charles più o meno oggi ha 5-6 anni. La madre è fuggita di casa ed abbandona il bimbo che rimane con il padre, ma il papà sfortunatamente ha un grave incidente in moto, si sottopone ad un delicato intervento chirurgico e rimane disabile. Ad aggravare il problema è che Charles appartiene ad una serie di 7 fratellini o meglio fratellastri che il padre ha fatto con tre donne diverse, dalla prima donna fuggita il padre ha avuto Charles ed altri due bimbi; da una seconda donna han avuto altri due figli ed infine da un’ultima donna ne ha avuto altri due, un totale di sette figli conosciuti. La zia Christine, sorella del padre,  i prende cura dei bimbi per forza, ma mostra di non amarli e vive una profonda discriminazione tra i propri figli naturali e questi altri bimbi figli del fratello.

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Il piccolo Charles viene portato alla missione per un aiuto, ma la zia dice che il bimbo non necessita della scuola perché è sordomuto. Jarka conduce il bambino all’ospedale e lì vi è la drammatica costatazione che nelle orecchie del bimbo sono stati infilati semi di un albero che l’hanno reso sordo. Con un doloroso lavaggio i semi vengono rimossi, ma si causa una forte infezione che viene curata ancora oggi con antibiotici… il bambino è visibilmente sofferente, gli orecchi sono pieni di pus. Charles ha avuto un danno psicologico ed è isolato, non sa parlare e spesso si isola dal gruppo degli altri bimbi del centro di Jarka e Jimmy. I suoi occhi sono tristi anche per un altro doloroso problema. I suoi piedini sono stati aggrediti da una cimice che si chiama Chigoe (Tunga penetras). Questa cimice entra attraverso il tessuto molle delle unghie e poi depone le uova, tali uova si schiudono e si nutrono della carne all’interno del dito scavando e svuotando dal di dentro la carne. Si deve incidere e liberare il dito dalle micidiali uova, ma tale operazione spesso provoca per la cattiva igiene una infezione al piedino e così il bimbo ha i suoi piedini torturati da infezioni e dal Chigoe. Prendo delicatamente il piedino di Charles, guardo quelle escoriazioni sporche, guardo quei tagli profondi nelle dita e sulla pianta dei piedi. Fanno ribrezzo nel primo momento. Il bimbo si tocca il piedino dolente e mi spalanca lentamente i suoi bellissimi occhioni pieni di un oceano di sofferenza. La carne dei piedi è attraversata da piaghe, da pelle morta e ricresciuta sulle escoriazioni, la terra ricopre quelle piaghe delle sue piccole dita. Mi chino fino ai suoi piedini per vedere meglio, ma non riesco a vedere bene, le lacrime mi velano gli occhi e una di esse cade proprio sul suo piedino, per nasconderla mi avvicino e do un grosso bacio nella speranza di non far male a quel piedino con il gesto passionale. Rialzo lentamente la testa e mi sento riempito di una formidabile energia.

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Charles dammi la tua camicia, voglio regalartene una nuova, ma voglio portare a casa la tua storia, voglio aiutarti, voglio non dimenticarmi di te!!! Dei tuoi piedini, delle tue orecchie, della tua sofferenza, essa mi cura, mi rende ridicolo. Sono sicuro che nel giudizio finale Gesù mi chiederà conto se sono stato capace di far fruttare il mio incontro con te. Piccolo Charles… in quel giorno meraviglioso e formidabile, davanti a Gesù prendimi per mano e ricorda a Lui il mio stupido bacio, ma dato con il cuore. Sono sicuro che Gesù gradirà il tuo essermi avvocato e protettore e per quel solo bacio mi sconterà una enorme quantità di peccati che si scioglieranno come la neve al sole, per la tua intercessione piccolo angelo di luce. Ed anch’io voglio vivere la mia vita ritornando al mio bacio ai tuoi piedini martoriati ed impegnarmi più a fondo nella mia vita cristiana.I giorni seguenti, mentre facevo la valigia a Malindi per tornare in Italia, piegavo con estrema cura lo straccetto di camicia di Charles. Ed il ricordo andava al bimbo di 5 anni che aveva toccato il mio cuore e lo aveva risanato. Strinsi forte al petto quella camiciola e la riempii nuovamente di baci, per liberare il cuore dal superfluo e per capire il necessario della vita. Ogni giorno la sera prima d dormire ho davanti agli occhi questa logora camicia e prima di dormire le do un bacio, mi sembra di baciare il piccolo Charles ed avverto il caldo e sereno sorriso di Santina che dal cielo protegge i suoi piccoli e protegge il proprio figlio. OK, Santina adotterò anche questo bambino… 300 Euro in meno ma un sorriso in più nel cuore.

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IV. UN TESORO PREZIOSO: LE STORIE DI RISIKY, BRYAN E HALUWA, EMMA E SONIA, BARAKA, SAHIH, I NAOMI
Il futuro del Kenya, sono convito, è nelle mani dei suoi bambini. Nel viaggio abbiamo voluto scegliere 10 bambini tra le storie più difficili e di sofferenza e le abbiamo volute portare in Italia per affidare a qualche persona generosa e buona che le voglia seguire. Vorremmo rendere vera la frase della missionaria italiana Annalena Tonelli che dice: In tutta la vita non c’è cosa più importante da fare che chinarsi perché un altro, cingendoti il collo, possa rialzarsi.“Due di queste storie sono quelle di Charles Safari (5-6 anni) e di Daniel Kenga (4 anni) che abbiamo raccontato nei paragrafi precedenti. Ma abbiamo ancora otto bambini con storie di grande sofferenza alle quali possiamo fare del bene. Sono un tesoro prezioso e l’ascolto e l’accoglienza di queste storie fa bene a noi. Ci mettiamo in ascolto della loro vita in atteggiamento di preghiera e riflessione.

RISIKY
è il nome di una bellissima bimba di sette anni nata, il 12 aprile 2007, per la quale vorremmo pagare l’asilo e un pasto caldo al giorno. In famiglia sono sei fratellini, ma il padre Kahindi Alex è alcolizzato. Prima che il padre fosse dipendente dall’alcol, la famigliola viveva in una relativa serenità. Con l’avvento di questo vizio, anche la mamma di Risiky cambia vita ed inizia a vendere alcool, compie lavori saltuari e per arrotondare la donna compie furtarelli. Il padre è un uomo violento e picchia i figli, non porta alcuno stipendio in casa chiedendo alla moglie  di darle da mangiare. La povera capanna cade letteralmente a pezzi e i bambini vivono in uno stato di miseria e grave trascuratezza.

BRYAN ED HALUWA
sono due fratellini. Li abbiamo voluti adottare insieme. In famiglia sono sette fratelli e sono orfani. La situazione è molto triste perché la mamma analfabeta è morta di AIDS due mesi fa; si chiamava Kahaso . Alla morte della madre il padre è scappato dalla famiglia. E’ il fratello più grande, che si chiama John, che potrebbe prendersi cura di loro, ma va a scuola ed ancora deve terminare la sua formazione, dunque il suo aiuto è insufficiente. La madre morta di AIDS era molto buona e si prendeva cura anche dei figli che il marito aveva avuto da una precedente relazione con un’altra donna. Contagiata dall’HIV, trasmesso dal marito, la donna si riduce ad uno scheletro per l’AIDS ed all’età di 42 anni muore. Gli zii e le zie dei sette fratelli non hanno alcuna voglia di aiutare i ragazzi. I bambini dormono dove possono. Ad aggravare la situazione avviene il seguente fatto. Il Centro per venire incontro alla miseria dei ragazzi costruisce una piccola capanna, ma i ragazzi sentono voci all’interno della capanna e tutto il villaggio dice che per la magia nera la casa è infestata dal demonio e quindi nessuno vi abita. Padre Ilary, il parroco di Msabaha presto andrà per una benedizione nel tentativo di far rientrare i ragazzi in casa. Purtroppo la mentalità che si lega alla magia nera è ancora molto presente in questi villaggi africani fuori dal mondo.In questa situazione drammatica ecco la storia del piccolo Bryan che ha solo 3 anni, ma già è sieropositivo. Ci siamo prima di tutto preoccupati di aiutare il più piccolino dei sette fratelli, sia perché è il più piccolo, sia perché è sieropositivo. Per Bryan sarà importante andare all’asilo, mangiare un pasto caldo e ricevere le medicine. Fino a qui tutto bene, ma il bimbo è troppo piccolo per andare da solo all’asilo perché ha solo tre anni, ed allora parlando con Jarka abbiamo deciso di aiutare, con una seconda adozione a distanza anche Haluwa che ha nove anni e può recarsi alla scuola secondaria ed al tempo stesso accompagnare il piccolo Bryan malato. Pensiamo così che con due adozioni a distanza possiamo essere un aiuto significativo per il gruppo dei sette ragazzi orfani e senza una fissa dimora.

EMMA E SONIA
sono due gemelline nate l’11 settembre 2009. In Africa è abbastanza facile incontrare ancora oggi bambini di cui non si sa con precisione quando sono nati, perché non vi è ancora la cultura di trascrivere in un registro la data di nascita del bimbo. Di queste due bellissime bimbe sappiamo non la data di nascita, ma la data in cui sono state messe in incubatrice. La storia delle bimbe è molto triste. Sarebbero dovute morire se una persona di cuore non le avesse raccolte e portate in un ospedale. La mamma non stava bene prima del parto, ma non aveva soldi per il trasporto in ospedale. La gravidanza si complica e la donna a 16 anni partorisce prematuramente e poi muore il giorno dopo per il sopraggiungere di una infezione. Le piccoline sono premature e le loro condizioni di salute si aggravano, una zia s’impietosisce e le porta in ospedale dove vengono salvate, ma ora vivono in condizioni di assoluta precarietà in una capanna che cade a pezzi, vengono seguite in qualche modo dalla nonna che si chiama Kanze Masha Sirya. Per le due piccole e incantevoli gemelline dal sorriso di paradiso vogliamo pagare l’asilo e un pasto caldo al giorno.

BARAKA
è un ragazzo di 15 anni. La famiglia è molto povera e sono quattro fratelli. Il padre è malato mentale e la madre soffre di una grande anemia e di esaurimento nervoso. La madre è tornata solo da un mese dall’ospedale, si fa sfruttare e non può garantire un’entrata sufficiente per la crescita dei quattro figli. Baraka ha terminato la scuola primaria e con questa adozione ci proponiamo di poter far frequentare a Baraka una scuola professionale con la quale aiutare la famiglia. Per il momento i ragazzi vivono in una capanna da amici e conoscenti e non hanno una loro propria dimora. Il ragazzo avrebbe bisogno anche di una bicicletta in seconda mano per andare a scuola.

SAHIHI
ha 14 anni. In Africa la donna per avere rispetto ed un qualche valore deve essere madre. Nel caso della madre di Sahihi la donna era mentalmente malata ed incapace di intendere e di volere. I parenti ed i vicini hanno costretto la donna ad avere ben due figli, che ora è totalmente incapace di accudire. La situazione è drammatica perché nessuno si occupa dei due fratelli e di conseguenza con questa adozione a distanza ci proponiamo di pagare per Sahihi una scuola primaria ed un pasto caldo, nell’intento di trovare presto a lui un lavoro con il quale possa mantenere l’altro fratellino.

NAOMI
è una  bimba che ha solo cinque anni, ma è già sieropositiva. Sono cinque fratellini, gli altri con una adeguata protezione non sono stati contagiati. Il padre infedele ha portato in casa il virus HIV. La mamma si prende cura dei cinque  bambini, anche se sembra che ora il padre sia tornato a vivere in famiglia. Questa bambina più degli altri fratellini necessita di una buona alimentazione per poter disporre di una adeguata difesa immunitaria, essendo affetta da HIV. Con l’adozione vorremo pagare alla bimba l’asilo e un pasto caldo al giorno.

Questa è la panoramica dei 10 bambini che ho portato virtualmente in Italia nella speranza di trovare presto per loro adozioni a distanza che possano veramente cambiare la vita di questi piccoli. In uno sguardo complessivo sintetico si tratta di due gemmelline Sonia e Emma, scampate miracolosamente alla morte; di due fratellini Haluwa e Bryan, che è sieropositivo. Oltre al piccolo Bryan anche Naomi e Daniel (di cui abbiamo approfonditamente descritto lo situazione nella sua misera capanna) sono sieropositivi. Risiki è una bimba che ha cinque fratellini ed il padre alcolizzato; mentre Baraka e Sahihi sono i due ragazzi più grandi ed hanno rispettivamente 15 e 14 anni, per loro ci proponiamo di poter regalare una scuola professionale con la quale imparare un mestiere ed aiutare i propri fratellini. Per ultimo, tutti ricorderete Charles e il suo grave problema all’udito ed ai piedini morsi, consumati e piagati dal Chigoe.

LETTERE DI ACCORDO DELLE NOSTRE ADOZIONI

 

Lettera al Vescovo di Malindi

 

 

Lettera del 27-9-14 a Jarka da parte del Presidente dell’Associzione
Carissima Jarka, buongiorno.
Ti invio in allegato la lettera quadro per  i pagamenti della nostra Associazione. I dieci bambini: Sonia ed Emma, Bryan ed Haluwa, Daniel, Naomi, Charles, Sahihi, Baraka e Risiki sono stati tutti adottati. Il che significa che noi abbiamo Euro 3000 da inviarti da suddividere in 10 parti: 300 per ogni bambino. Se riceveremo dovute ricevute di pagamento di come i soldi sono stati spesi, unitamente a precisi resoconti di come sta il bambino e la bambina, la nostra ONLUS anche il prossimo anno verserà altri 3000 Euro, fino al compimento del terzo anno. Il quadro del nostro impegno è semplice e coerente e ben circoscritto. Ti chiediamo il massimo rigore nella gestione delle somme erogate per ottenere anche nei prossimi ani concreti aiuti economici. Sarà compito del Direttivo valutare, anno per anno, se erogare o meno l’annualità sulla base di come effettivamente i denari sono stati spesi. Noi non siamo una ONLUS ricca e raccogliere soldi oggi non è facile e devo rendere conto ai nostri benefattori e soprattutto a Dio e… alla Santina. Naturalemnete, come ben sai troverai tutto nel nostro sito internet che ti invito a visitare https://www.fondazionesantina.org
Ti allego la lettera di accordo che ho inviato al Vescovo e ti chiedo di inviarmi una lettera di conferma per avvenuta ricezione.
Buona domenica in Gesù Risorto!
Don gigi

Risposta di Jarka del 28 settembre 2014
Carissimo Don Luigi, buona sera! Grazie, grazie, grazie! Sono molto felice io e insieme a me tutti i colleghi del Centro Ushirikiano per 10 bambini con delle storie di vita molto difficili ma adesso sono proprio fortunati! La luce di Dio e entrata nelle loro vite giovani – e questo attraverso di voi. Grazie per le persone buone che hanno aperto il cuore per dare una mano e offrire un futuro migliore a nostri bambini! Con delle ricevute siamo soliti di essere molto rigorosi, poi anche il nostro Centro provienne da un paese non tanto ricco, Slovacchia, cosi sappiamo bene quanta fatica si fa oggi di raccogliere i soldi per le opere di carita. I soldi saranno usati con tanta prudenza e premura. Credo che la nostra cooperazione sara trasparente e fruttuosa per tutte due parti e che davvero vedremmo i frutti del nostro e vostro impegno. La lettera di accordo inviata a Vescovo ho ricevuta e stampata, grazie. E veramente Risorto! Buona domenica!
jarka

 

 

Lettera del  18-19 Novembre 2014
Cara Jarka, sono contento che siano arrivati Euro 3300 per i bambini che abbiamo adottato a distanza nella parrocchia di Msabaha dove avete il vostro Centro sociale. Con la presente lettera volevo dirti che la SIGNORA CATERINA PIANTONI curerà la contabilità delle nostre adozioni. Invia quindi a Lei le ricevute delle tue spese. Caterina verrà a Malindi probabilmente nel mese di dicembre e verrà a incontrare i 10 bambini. Mettetevi d’accordo per un appuntamento… Nel Comitato per le adozioni a distanza il Dottor De Murtas e la Dottoressa Barbaro hanno contattato tutti e dieci i genitori adottivi ed hanno fornito loro il numero di Jimmy con il quale potranno entrare in contatto con i loro bambini. TI ho inviato anche la lettera di risposta che Mons. Assessore a nome di papa Francesco aveva inviato al Vescovo Mons. Barbara per i vostri bambini. Mi sembra che le cose stiano andando molto bene. Ti volevo proporre una cosa, perché non fai fare un bel disegno ai 10 piccoli in modo che Caterina li possa portare a coloro che hanno adottato i bimbi? Grazie di cuore attendo una tua risposta e nuovamente ti prego di prender contatti con la Signora Piantoni. Un cordiale saluto e il ricordo nelle preghiera. Don gigi

 

Carissimo don Luigi, grazie, e una buona notizia che la signora Catherina viene a trovarci! Cosi ci conosceremo e mettiamo daccordo personalmente. I disegni li faremmo, e molto buona idea, faremmo qualcosa per Natale. Solo per favore noi siamo qui fino a 15 dicembre, poi io vado per il Natale in Slovacchia e il nostro Centro sara chiuso fino a Gennaio 6. La lettera scritta nel nome di Papa Francesco hai inviato tramite e-mail? Non l’ho ricevuta, o magari e stata inviata tramite la posta? Grazie! Nel prossimo e-mail mando un po di foto nel allegato, per f avore fammi sapere se sono arrivati. Dei dieci bambini alcuni andranno a scuola solo da gennaio – adesso l’anno scolastico e finito e incommincia a 6 gennaio. I soldi sono arrivati quanto il terzo trimestre era gia a metà – pero abbiamo pagato il terzo trimestre per Sahihi Gona e per Charles Safari. Riziki, Emma, Sonia e Naomi sono riuscita a mettere nella scuola tramite un aiuto di un mio amico, che ci ha aiutato e ha pagato il terzo trimestre per loro quando i soldi da voi non avevamo ancora. Cosi per loro i soldi da voi useremo da gennaio per anno scolastico 2015, oppure adesso per prendere quello che avranno bisogno da gennaio – scarpe, borsa di scuola, libri, quaderni… Baraka, Daniel, Haluwa e Brian andranno a scuola solo da gennaio, al’inizio di nuovo anno scolastico. Daniel, Haluwa e Brian pero abbiamo messo nel frattempo nelle scuole statali almeno per non rimanere a casa e per imparare qualcosa. Per favore ancora una domanda – non so come fare con la ricevuta per la bicicletta di Baraka, se coprirla con i suoi 300euro, ma poi non so se bastera per le rette scolastiche e cose per la scuola per tutto l’anno. Questa settimana andremmo con lui a fare le spese – c’e una lunga lista che ci hanno dato a scuola delle cose che dovremmo aquistare, come le scarpe e vestiti di protezione per le lezioni pratiche, attrezzi per il lavoro che imparera, quaderni, … Grazie tantissime per quello che fatte per i nostri bambini, Dio ti benedica e con te tutti i genitori adottivi! Grazie!
jarka