Preghiera

LA PREGHIERA DI ASSISI, Assisi 2-4 Settembre 2011


Padre Luigi Zucchinelli, missionario saveriamo e fratello di Santina, ha guidato i diversi momenti spirituali e di preghiera che ad Assisi si sono svolti per circa 150 persone dal 2 al 4 settembre 2011 in occasione del 25mo di ordinazione sacerdotale di Mons. Luigi Ginami. Per gentile concessione di Padre Zucchinelli pubblichiamo qui le due tracce di preghiera che il missionario saveriano ha tenuno nella chiesetta di San Damiano ad Assisi e di cuore ringraziamo.

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Rinnovo della promessa di obbedienza al Vescovo
Santa Maria degli Angeli, 3 settembre 2011

I. ASSISI – ADORAZIONE, VENERDI’ 2 SETTEMBRE 2011, ORE 21,30 CHIESA DI SAN DAMIANO
LA PREGHIERA
Celebrante:. Introduzione
Lettore: Nascita di una vocazione
In occasione della celebrazione del mio venticinquesimo di Messa, mi sono interrogato profondamente dove sia nata la mia vocazione, e la risposta che ho trovata è biblica”fin dal seno ti tua madre io ti ho chiamato”. Ho cercato di confrontare la vita semplice ed umile di Santina con la Sacra Scrittura ed ho trovato tre brani di sorprendente vicinanza.  Dei tre brani, quello di Anna, mamma di Samuele ben descrive la situazione della mia vocazione. La moglie di Elkana, Anna, ci dice la pagina sacra, non aveva figli; anche Santina scrive nella pagina del suo diario interiore che – sposata nel 1958 – per i primi due anni non riusciva ad avere figli. Anna compie con il marito un pellegrinaggio a Silo e Mamma compie un pellegrinaggio a Roma il 26 maggio 1960, in occasione della canonizzazione di San Gregorio Barbarigo. Anna nel tempio di Silo formula un voto: «Signore degli eserciti, se vorrai considerare la miseria della tua schiava e ricordarti di me, se non dimenticherai la tua schiava e darai alla tua schiava un figlio maschio, io lo offrirò al Signore per tutti i giorni della sua vita». Santina nella Basilica di San Pietro formula un voto: “allora ho fatto questo proposito: se avessi avuto un figlio lo avrei donato al Signore nel sacerdozio.” Anna torna a casa e “al finir dell’anno concepì e partorì un figlio”; Mamma torna a casa e il 13 gennaio 1961 partorisce un figlio, circa nove mesi dopo il suo voto. Anna dopo aver svezzato Samuele lo porta a Silo nella casa del Signore e lo consacra a Dio.  Santina quando avevo la tenera età di cinque anni mi porta alla Chiesetta di Nostra Signora dove inizio a fare il chierichetto tutti i giorni dai miei 5 anni e mezzo fino a giungere all’età di 11 anni: messa la mattina alle ore 8 e rosario e benedizione eucaristica tutte le sere, a 6 anni faccio la prima comunione come chierichetto, seguito da don Giacomo Brusadelli un anziano santo prete. Samuele segue la guida di Eli ed ascolta la voce di Dio che lo chiama. All’età di 11 anni entro in seminario, il 13 ottobre 1972 e divento prete il 21 giugno 1986. Queste righe non sono riflessioni profonde: sono il semplice e scarno dato che viene dalla storia delle due donne, una storia meravigliosa in cui si mostra come Dio in entrambi i casi forma i suoi chiamati prima della loro possibilità di scelta, su di una scelta e una volontà che precede il chiamato stesso ed è quella della madre. La fede di Anna e di Santina sono già una premessa alla risposta che poi l’eletto darà al momento della chiamata. Ma forse i due sì, quello di Samuele e quello di Anna, quello di don Gigi e quello di Santina si fondono e divengono nella mente di Dio un unico grande sì al suo progetto di salvezza. Forse oggi mancano vocazioni al sacerdozio perché mancano mamme come queste …

vedi alcuni secondi la chiesa di San Damiano:

Cel. O Gesù, Pastore eterno delle anime, ascolta la nostra preghiera per i sacerdoti! Esaudisci in essa l’infinito tuo desiderio medesimo! Non sono i sacerdoti il palpito tuo più tenero e delicato, l’atto d’amore, in cui si assommano tutti i tuoi amori per le anime? Confessiamo si,d’esserci resi indegni di avere santi sacerdoti. Ma la tua misericordia è infinitamente più grande della debolezza e della malizia nostra.
O Gesù, fa che ascendano al tuo sacerdozio quelli solo che da Te sono chiamati: illumina i Pastori nella scelta, i Direttori di spirito nel consiglio, gli educatori nella cultura delle vocazioni.
Donaci sacerdoti, che siano angeli per purezza, tutti perfetti nell’umiltà, serafini di santo amore ed eroi di sacrificio, apostoli della tua gloria e santificatori delle anime.
Pietà ti prenda di tanti ignoranti, cui debbono essere luce, di tanti figli del lavoro, che invocano chi, preservandoli dagli inganni, li redima nel tuo nome, di tanti fanciulli e di tanti giovani, che invocano chi li salvi ed a Te li conduca, di tanti che soffrono ed hanno bisogno di un cuore che nel Tuo li consoli.
Mira quante anime giungerebbero a perfezione per il ministero di santi sacerdoti!
O Gesù, abbi ancora una volta compassione delle turbe che han fame e sete! fa che il tuo sacerdozio tutto conduca a te questa languente umanità, sicché ancora una volta sia per esso rinnovata la terra, esaltata la tua Chiesa, stabilito nella pace il regno del tuo Cuore.
Vergine Immacolata, Madre dell’eterno Sacerdote, che ti avesti per primo figliuolo di adozione Giovanni, il sacerdote da Gesù prediletto, che ti assidesti nel Cenacolo maestra e regina degli apostoli, degnati di mettere sulle tue santissime labbra l’umile preghiera nostra, fanne tu proprio risuonare gli accenti al Cuore del tuo Figliuolo divino e con l’onnipotenza tua supplichevole ottieni alla Chiesa del tuo Gesù una perenne rinnovata pentecoste. Amen

Basilica di S. Maria degli Angeli, sabato 3 settembre 2011

Lettore: Amore verso Gesù Eucaristia
Francesco d’Assisi – racconta il suo primo biografo, Tommaso da Celano – “ardeva di amore in tutte le fibre del suo essere verso il sacramento del Corpo del Signore”. E “riteneva grave segno di disprezzo non ascoltare almeno una messa al giorno, se il tempo lo permetteva. Si comunicava spesso e con tanta devozione da rendere devoti anche gli altri”. … E voleva anche che si dimostrasse grande rispetto alle mani del sacerdote, perché a esse è stato conferito il divino potere di consacrare questo sacramento. “Se mi capitasse – diceva spesso – d’incontrare insieme un santo che viene dal cielo e un sacerdote poverello, saluterei prima il prete e correrei a baciargli le mani. Direi infatti:  Ohi! Aspetta, san Lorenzo, perché le mani di costui toccano il Verbo di vita e possiedono un potere sovrumano!”. In questa pagina è riassunto tutto il senso della vita eucaristica di san Francesco. Non manca proprio nulla:  la messa, la comunione, l’adorazione, il decoro dell’altare e delle chiese, la venerazione per i sacerdoti. ….Francesco non si stanca di raccomandare ai sacerdoti soprattutto l’umiltà, riferendo l’esempio di Gesù stesso il quale “ogni giorno si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine:  ogni giorno, infatti, egli stesso viene a noi in apparenza umile, ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote”. E le mani del sacerdote dovrebbero essere pure come quelle della Madonna, raccomanda il serafico padre, esprimendosi con queste parole sublimi:  “Ascoltate, fratelli miei. Se la Beata Vergine è così onorata, come è giusto, perché lo portò nel suo santissimo grembo (…) quanto deve essere santo, giusto e degno colui che tocca con le sue mani, riceve nel cuore e con la bocca e offre agli altri, perché ne mangino,  Lui non già morituro, ma in eterno vivente e glorificato, sul quale gli angeli desiderano fissare lo sguardo”.

Salmo 14
1 Cel.: Signore, chi abiterà nella tua tenda? Chi dimorerà sulla tua santa montagna?
1 Coro: Colui che cammina senza colpa, pratica la giustizia e dice la verità che ha nel cuore, non sparge calunnie con la sua lingua, non fa danno al suo prossimo e non lancia insulti al suo vicino.
2 Coro: Ai suoi occhi è spregevole il malvagio, ma onora chi teme il Signore. Anche se ha giurato a proprio danno, mantiene la parola; non presta il suo denaro a usura e non accetta doni contro l’innocente.
Cel..: Colui che agisce in questo modo resterà saldo per sempre.

Assemblea: Gloria al Padre

Assemblea:
Spirito Santo, guida forte e sicura dell’uomo in cammino verso la vita,  donaci sempre pastori santi, docili e umili nelle mani del Padre, amici fedeli,  uomini di preghiera, di lavoro e d’amore, affettuosi compagni di viaggio  con la luce della Parola e la forza dell’Eucaristia

Lettore: La preghiera di Gesù Gv. 17

Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te.  Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo;  per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità. Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».
Breve riflessione personale
Lettore: L’esempio di una mamma: (Cfr Mons. Luigi Ginami, Quando sono debole, è allora che sono forte p. 44, Velar, 21 Giugno 2011)
Primato della preghiera su tutto
Per prima cosa Santina mi dice che la preghiera occupa il primo posto nella sua vita: alla domanda quale sia la cosa più importante nella vita, risponde: “La preghiera” ed al tempo stesso dice che la cosa più brutta è: “dimenticare la preghiera”
Valore della preghiera per i sacerdoti
In diverse occasioni Santina mi ricorda che per essere bravo sacerdote devo pregare. Mamma in questi giorni continua a ricordarmi come sia fondamentale nella vita del sacerdote la preghiera; alla mia ostinata e continua domanda risponde sempre in modo risoluto: “ per essere un bravo sacerdote devi pregare”. Alla domanda: mamma sarò sempre un bravo sacerdote? Risponde: “Si, ma devi pregare tanto”. E ancora: mamma cosa devo fare per essere un bravo sacerdote? “Stai con il Signore, prega molto”
Omelia
Lettore. Il Crocifisso
Anni ed anni fa, Santina faceva le pulizie nella Banca Cooperativa Diocesana per guadagnarsi da vivere e sfamare due piccoli bambini, che come vedova da sola cresceva con il sudore della fronte. In questi uffici un bel giorno decisero di cambiare arredamento: mobili, poltrone, vecchie librerie sarebbero state sostituite da nuovi, eleganti ed efficienti arredamenti. Si iniziò da un ufficio abbastanza ampio che aveva bisogno anche di tinteggiatura. I mobili furono accatastati fuori, in attesa di essere dismessi. Si era così creato un cumulo di armadi rotti uniti ad una sgangherata scrivania, ad una polverosa poltrona sgualcita, ed in un vecchio cestino di vimini per la carta era finito uno polveroso e sporco crocifisso. Dal cestino, usato per la carta, spuntavano i piedi del crocifisso, in mezzo a stracci impolverati usati dagli uomini di fatica per spostare i mobili. Il povero crocifisso giaceva in una situazione di totale squallore in mezzo ad una piccola catasta di mobili di legno rotti, assi schiodate, panni impolverati destinati tutti ad essere dismessi. Un ammasso di roba vecchia destinata ad essere distrutta e scartata. Santina scende la mattina per le pulizie ed incontra il Direttore della Banca: “Buongiorno Signora Santina, buon lavoro!” “Buongiorno Signor Direttore, di buonora questa mattina, vero?” “… Con gli operai qui in Banca per il cambio degli arredamenti è meglio dare un’occhiata, non si sa mai! Ad esempio, guardi quanta roba senza valore abbiamo scartato, tutta quella roba lì verrà distrutta e venduta come legna da ardere”. Santina guarda incuriosita verso la catasta di mobili e rimane perplessa … Si avvicina ai vecchi armadi, guarda con attenzione, poi vede il cestino di vimini. Si ferma, aguzza la vista e si chiede se quello che intravede sia veramente quello che pensa. “Signor Direttore posso guardare un momento?” “Faccia pure Signora!” Lentamente, sembra addirittura attenta a non voler far male al povero crocifisso – oppure semplicemente per paura di romperlo – estrae piano la croce dal cestino, poi toglie i panni luridi e il crocifisso appare: è un crocifisso abbastanza grande di circa 70 cm. E’ mal ridotto, sporco, con uno schizzo di vernice bianca su uno dei bracci. Mia madre devotamente si china e dà un bacio a Gesù. Poi alza i suoi bei occhi castani e guarda il Direttore, con un po’ di paura formula una domanda: “Signor Direttore, buttate via anche questo?” “Signora a dirLe la verità non avevo fatto proprio caso a questo vecchio e malandato crocifisso.” “Se lo buttate via, me lo posso prendere?” “Ma Santina! E’ vecchio e anche inutilizzabile, come si può appendere in un ufficio un tale crocifisso con una macchia di tempera bianca? Non serve più a niente! Se lo prenda pure se vuole …”Gli occhi di Mamma si riempiono di luce: “Grazie di cuore ragioniere. E’ il più bel regalo che mi poteva fare …” Santina risale le scalette di servizio interne e torna alla nostra mansardina. Sentiamo aprire la porta e noi bambini, io e mia sorellina Carolina, contenti andiamo incontro alla mamma che in una mano tiene il secchio con gli stracci e nell’altra, coperto da uno straccio pulito bianco, vi è uno strano oggetto. “Venite a vedere bambini cosa vi ha portato la vostra mamma …” Ho pensato che è un bel regalo per il Luigi e lo potremo mettere nella sua stanza …” Noi bambini siamo pieni di curiosità, cosa sarà quell’oggetto misterioso? “Mamma, facci vedere!” Urla piena di gioia la piccola Carolina. Lentamente Santina toglie il panno e noi bambini esclamiamo “oh … che grande crocifisso!” Mamma devotamente da un bacio e poi lo avvicina a noi due. “Mamma –  dico io – ma è tutto sporco!” “Proprio per questo dobbiamo baciare questo Gesù!” E poi non preoccuparti con una bella pulitina con acqua tiepida e olio di gomito toglierò la macchia bianca e puliremo bene questo Gesù. Questo regalo è per te, lo metteremo nella tua stanza, va bene?” E così dopo due giorni il crocifisso, senza più la macchia bianca e in discrete condizioni era appeso sopra il letto della mia camera. Iniziai così a pregare da piccolo e da ragazzo davanti a quel crocifisso, senza farci caso e un po’ come Don Camillo iniziai a parlare con Lui. Passarono gli anni e divenni uno studente di liceo al seminario e continuavo a pregare davanti a quel crocifisso. Un giorno mentre lo guardavo con attenzione nella preghiera, mi venne in mente un pensiero fisso: ma questo crocifisso di che epoca è? La domanda mi martellò il cervello durante la recita delle mie orazioni. Vicino a casa in Via Arena il signor Mandelli era un restauratore di mobili di oggetti di legno antico. Staccai il vecchio crocifisso e corsi nella sua bottega. “Signor Mandelli mi può dire qualche cosa di questo crocifisso?” “Dove lo hai preso, ragazzo?” “Con molta semplicità raccontai la storia di molti anni prima … “Lasciamelo qui, passa tra 15 giorni, ti farò sapere!”Tornai dopo 15 giorni “Buongiorno Signor Mandelli!” “Ah sei tu! Ho una sorpresa per te: ho finito ieri il restauro del tuo crocifisso … vedi là vicino alla boccetta del solvente, tra la lente d’ingrandimento e la lampada che uso per restauri minuziosi? Alza quel panno bianco.” Mi avvicinai con il cuore che batteva forte per vedere cosa aveva combinato l’esperto restauratore. Alzai il telo bianco e come anni prima non potei trattenere una esclamazione di sorpresa e stupore: ohh … ma è bellissimo!” Un meraviglioso crocifisso mi guardava con l’intensità di una scultura lignea antica in cui l’artista aveva messo tutta la sua bravura. Lo presi tra le mani e lo baciai. Guardai con fare interrogativo il restauratore che nel suo camice bianco era desideroso di darmi spiegazioni: “Quello che hai tra le mani è un crocifisso scolpito in legno della fine del ‘500 inizio del ‘600 ed ha un suo discreto valore, guarda che cura ha messo lo scultore nello scolpire il legno e nello stendere poi un appropriato colore!” “La tua mamma senza volerlo ti ha regalato un oggetto di grande valore, ma più grande valore è la sua fede che ha riconosciuto nel crocifisso sporco un valore spirituale tanto grande.Mi ha commosso il tuo racconto e sai cosa ti dico, davanti alla fede della tua mamma anche io ti faccio un regalo, non mi devi nulla per l’accurato lavoro svolto … ma quando sarai prete ricordati di me e tieni questo crocifisso vicino a te, mi hai capito? E ricorda sempre questo fatto e la fede di tua madre, va bene? Questa è la migliore ricompensa per il mio lavoro”. Uscii trepidante dalla bottega, entrai in casa e senza parlare, ma con gli occhi lucidi di commozione diedi un bacio a Santina. Oggi il crocifisso si trova appeso nella mia camera da letto: è l’ultimo volto che vedo la sera ed il primo che incontro la mattina, e come per don Camillo è diventato per me il mio migliore amico.

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Intercessioni
Cel. La conversione di Francesco d’Assisi rimane legata alla contemplazione del Crocifisso nella chiesetta di San Damiano. Ecco come la ricorda Tommaso da Celano: «Era già del tutto mutato nel cuore e prossimo a divenirlo anche nel corpo, quando un giorno passò accanto alla chiesa di San Damiano, quasi in rovina e abbandonata da tutti. Condotto dallo Spirito, entra a pregare, si prostra supplice e devoto davanti al Crocifisso e, toccato in modo straordinario dalla grazia divina, si ritrova totalmente cambiato. Mentre egli è così profondamente commosso, all’improvviso – cosa da sempre inaudita! – l’immagine di Cristo crocifisso, dal dipinto, gli parla movendo le labbra.“Francesco, – gli dice chiamandolo per nome – va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina” (2Cel 10: FF 593).
Preghiamo Dio Padre per tutti i sacerdoti, i vescovi e il nostro papa Benedetto XVI perché sull’esempio di Francesco riparino la casa del Signore. Diciamo: Ascoltaci, Signore.
Let. Signore Gesù, unico ed eterno sacerdote, dona il tuo Spirito a chi hai chiamato per essere nella Chiesa e nel mondo segno visibile di te, buon Pastore; noi ti preghiamo. Ascoltaci, Signore.
Let. Signore Gesù, Pane spezzato per la vita del mondo, dona la tua grazia a chi spezza il pane dell’Eucaristia per far crescere la sua comunità nella fede, speranza e carità; noi ti preghiamo. Ascoltaci, Signore.
Let. Signore Gesù, Parola del Padre, dona la tua sapienza e umiltà a quanti ancora oggi mandi ad annunciare il Vangelo per educare i fratelli nella fede; noi ti preghiamo. Ascoltaci, Signore.
Let. Signore Gesù, servo per amore, rendi docili alla tua grazia i presbiteri che si mettono generosamente a servizio delle comunità affidate alle loro cure; noi ti preghiamo. Ascoltaci, Signore.

Preghiamo insieme
O Padre, fa’ sorgere fra i cristiani numerose e sante vocazioni al sacerdozio, che mantengano viva la fede e custodiscano la grata memoria del tuo Figlio Gesù mediante la predicazione della sua parola e l’amministrazione dei Sacramenti, con i quali tu rinnovi continuamente i tuoi fedeli. Donaci santi ministri del tuo altare, che siano attenti e fervorosi custodi dell’Eucaristia, sacramento del dono supremo di Cristo per la redenzione del mondo. Chiama ministri della tua misericordia, che, mediante il sacramento della Riconciliazione, diffondano la gioia del tuo perdono. Fa’, o Padre, che la Chiesa accolga con gioia le numerose ispirazioni dello Spirito del Figlio tuo e, docile ai suoi insegnamenti, si curi delle vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata.Sostieni i Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati  e tutti i battezzati in Cristo, affinché adempiano fedelmente  la loro missione al servizio del Vangelo. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.
Benedetto XVI

Nel silenzio continuiamo la nostra riflessione personale
Noi  impariamo a pregare guardando Gesù. Lasciamoci guidare dal Vangelo di Luca, non perché questo sia l’unico che parla di Gesù che prega, ma perché è quello che ne parla più spesso Incominciamo con il battesimo di Gesù. Dice Luca:”Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo stava in preghiera il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea come di colomba e vi fu una voce nel cielo: tu sei il mio figlio prediletto in te mi sono compiaciuto.” (Luca 3,21-22). Forse non avevamo mai fatto caso che il battesimo di Gesù è un mistero di preghiera: “mentre stava in preghiera” “il cielo si aprì”. Fu la preghiera di Gesù a far aprire il cielo e a fare discendere per la prima volta in maniera visibile e pubblica lo Spirito Santo, l’effusione su Gesù, perché anche Gesù ebbe la sua effusione dello Spirito, il prototipo di ogni effusione dello Spirito è questa. Al capitolo 5 versetto 16 del Vangelo di Luca leggiamo:” La sua fama si diffondeva sempre di più. Folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro infermità, ma Gesù si ritirava in luoghi solitari a pregare”. Gesù non si lascia travolgere dalla folla che viene per ascoltarlo e per farsi guarire, ma si ritira a pregare. In quel momento le folle non venivano per i “pani”, ma per ascoltarlo e per farsi guarire dalle loro infermità, per un ministero sacerdotale, ma Gesù aveva fatto abbastanza e si ritirava in preghiera. Al capitolo successivo 6,12:”In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione”. Ecco il Gesù nascosto! “Quando fu giorno chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici ai quali diede il nome di apostoli”. Gesù fa di giorno quello che di notte ha visto in preghiera essere la volontà del Padre. Al capitolo 9 versetti 18 e 28-29.”Un giorno mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare i discepoli erano con lui pose loro questa domanda:”Chi sono io secondo la gente?”. “Otto giorni dopo questi discorsi prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e salì sul monte a pregare e mentre pregava il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante e si udì una voce dal cielo:”Questi è il mio figlio prediletto, ascoltatelo”.Anche la trasfigurazione è un mistero della preghiera di Gesù Gesù andò sul monte a pregare e pregando andò in fiamme. Come nel battesimo pregando squarciò i cieli e ne fece discendere lo Spirito Santo, qui pregando squarcia le pareti della sua umanità ,e la divinità, la luce del Padre, traspare all’esterno e folgora i discepoli che cadono a terra. Gesù non andò sul monte per essere trasfigurato,( questa fu la sorpresa del Padre), ma andò a pregare. Ancora al capitolo 11,1:”Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: Signore, insegnaci a pregare!.” Ed io mi immagino che i discepoli fecero questa domanda spinti da una cosa ben precisa, non da un ragionamento intellettuale(Giovanni ha insegnato a pregare dunque anche noi dobbiamo imparare a pregare) ma, ciò che suscitò in loro questa domanda fu il vedere pregare Gesù. Vedendo come Gesù pregava, cosa diventava quando pregava, i discepoli si accorsero che loro non avevano mai pregato in vita loro. Ebbero la nostalgia, il desiderio di pregare, di imparare a pregare e Gesù disse pregate così ”Padre nostro …” C’è ancora un’ultima annotazione nel Vangelo di Luca, 22,41, 2: “Giunto sul luogo disse loro: pregate per non cadere in tentazione. Poi si allontanò da loro un tiro di sasso e inginocchiatosi pregava: Padre se vuoi allontana da me questo calice.” Se a queste indicazioni del Vangelo noi aggiungiamo com’è nostro dovere un’altra notizia che non è nei Vangeli, ma che è certa,cioè che Gesù partecipava alla preghiera pubblica, alla preghiera liturgica come ogni pio israelita del suo tempo,che era almeno tre volte al giorno, al mattino al sorgere del sole, nel pomeriggio e la sera prima del riposo,se noi aggiungiamo queste preghiere pubbliche,ufficiali, allora noi abbiamo davanti il quadro di questo altro Gesù di cui parlavo Proviamo ad entrare dentro la preghiera di Gesù, cioè dentro i contenuti della preghiera di Gesù, cosa diceva Gesù quando pregava? I Vangeli ci danno una risposta a questa domanda perché leggendoli si scopre una cosa curiosa: in tutte le preghiere riferite a Gesù, c’è l’invocazione Abbà!, eccetto una, il grido sulla croce “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato” che è la citazione di un salmo. Tutte le volte che nei Vangeli viene riportata una preghiera di Gesù, il suo vertice è l’invocazione “Abbà”, “papà”.
P. Raniero Cantalamessa

II. ASSISI – ADORAZIONE, DOMENICA 4 SETTEMBRE 2011, ORE 10,30 CHIESA DI SAN DAMIANO
L’OBBEDIENZA
Celebrante: Introduzione
Lettore: Il regalo per il mio 25mo di Ordinazione sacerdotale
Gerusalemme, 21 Giugno 2011. Mi dirigo al Notre Dame l’albergo dove è alloggiata Mamma. Olinda e Santina sono pronte per il pranzo: ci ha inviato al Patriarcato Mons. William Shomali, mio caro amico e compagno di studi. Giungiamo un po’ accaldati, le suore ci offrono un buon aperitivo che ci rinfresca e poi ci mettiamo a tavola. Con il vescovo parliamo di quando eravamo giovani, dei nostri studi a Roma, parliamo di Santina e di Olinda. Mamma è felice! Ci guarda con i suoi occhietti vivaci e pieni di curiosità, Olinda è emozionata nel pomeriggio riceverà la Cresima. Ma quel pranzo rimarrà stampato nelle mia mente per sempre per il regalo che Santina mi offre. In tutta la giornata del 21 giugno Santina non pronuncia una parola, quasi a lasciar parlare la meraviglia ed il silenzio, per l’anniversario importante e per l’Unzione dei Malati che riceverà. L’unica parola che Santina pronuncia è nel pranzo con il vescovo ed è la risposta alla mia domanda. “William, sai che mia madre con il suo esempio mi insegna più ora di quando era giovane?” “Ne sono convinto don gigi, basta guardarla per sprofondare in una grande pace interiore: deve essere una donna che vive in una profonda pace e armonia per sopportare tutto quello che le fai fare, anche questo viaggio così lontano da casa, ma, guardandola, mi sembra proprio che valga la pena!” “E’ vero Eccellenza!” Guardo Santina che non ha smesso un momento di seguirci, la guardo dritta negli occhi e lentamente formulo una richiesta: “ Mamma, oggi è un giorno importante per me, come 25 anni fa venivo ordinato sacerdote. Ti chiedo un bel regalo per questo anniversario. Per piacere regalami un consiglio che possa ricordare tutta la vita: cosa devo fare per essere un bravo sacerdote?” La povera donna capisce l’importanza e la radicalità della domanda, sembra concentrarsi per alcuni secondi. Nella bella sala da pranzo regna il silenzio, tutti guardiamo ed attendiamo con curiosità la risposta di Santina. E la risposta giunge formidabile, chiara, forte ed essenziale: “Ubbidienza!” Grida mia madre con la sua voce roca e strozzata. Mi alzo in piedi e senza dire una parola do una carezza a Mamma. Proprio la sera nelle mani del Vescovo amico prometterò in ginocchio la mia obbedienza come regola di vita del prete.
Ce.l: O Gesù, sacerdote vero ed eterno, tu hai voluto istituire, nell’ultima cena con i tuoi apostoli, il sacramento del tuo Corpo e del tuo Sangue, come sacrificio perenne e hai comandato alla tua Chiesa di perpetuare l’offerta in tua memoria: Il tuo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci da forza; il tuo sangue per noi versato è nostra bevanda e ci lava da ogni colpa.
Noi ti preghiamo che questo grande mistero nutra e santifichi sempre i tuoi fedeli, perché una sola fede li illumini e una sola carità li riunisca su tutta la terra. Fa che accostiamo sempre con fede e con amore alla mensa di questo grande Sacramento, perché l’effusione del tuo Spirito ci trasformi in immagine della tua gloria.
Lettore. Santità del sacerdote
S. Francesco d’Assisi: E le mani del sacerdote dovrebbero essere pure come quelle della Madonna, raccomanda il serafico padre, esprimendosi con queste parole sublimi:  “Ascoltate, fratelli miei. Se la Beata Vergine è così onorata, come è giusto, perché lo portò nel suo santissimo grembo (…) quanto deve essere santo, giusto e degno colui che tocca con le sue mani, riceve nel cuore e con la bocca e offre agli altri, perché ne mangino,  Lui non già morituro, ma in eterno vivente e glorificato, sul quale gli angeli desiderano fissare lo sguardo”.
Salmo 118,1-42
1. Coro: Beato l’uomo di integra condotta, che cammina nella legge del Signore. Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti e lo cerca con tutto il cuore. Non commette ingiustizie, cammina per le sue vie
2. Coro: Tu hai dato i tuoi precetti perché siano osservati fedelmente. Siano diritte le mie vie, nel custodire i tuoi decreti. Allora non dovrò arrossire se avrò obbedito ai tuoi comandi.
1. Coro: Ti loderò con cuore sincero quando avrò appreso le tue giuste sentenze. Voglio osservare i tuoi decreti: non abbandonarmi mai.
2. Coro: Come potrà un giovane tenere pura la sua via? Custodendo le tue parole. Con tutto il cuore ti cerco: non farmi deviare dai tuoi precetti. Conservo nel cuore le tue parole per non offenderti con il peccato.
1. Coro: Benedetto sei tu, Signore; mostrami il tuo volere. Con le mie labbra ho enumerato tutti i giudizi della tua bocca. Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia più che in ogni altro bene.
2. Coro: Voglio meditare i tuoi comandamenti, considerare le tue vie. Nella tua volontà è la mia gioia; mai dimenticherò la tua parola.
1. Coro: Sii buono con il tuo servo e avrò vita, custodirò la tua parola. Aprimi gli occhi perché io veda le meraviglie della tua legge. Io sono straniero sulla terra, non nascondermi i tuoi comandi.
2. Coro: Io mi consumo nel desiderio dei tuoi precetti in ogni tempo. Tu minacci gli orgogliosi; maledetto chi devia dai tuoi decreti. Allontana da me vergogna e disprezzo, perché ho osservato le tue leggi.
1. Coro: Siedono i potenti, mi calunniano, ma il tuo servo medita i tuoi decreti. Anche i tuoi ordini sono la mia gioia, miei consiglieri i tuoi precetti.
2. Coro: Io sono prostrato nella polvere; dammi vita secondo la tua parola. Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto; insegnami i tuoi voleri. Fammi conoscere la via dei tuoi precetti e mediterò i tuoi prodigi. …
1. Coro: Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore, che io non resti confuso. Corro per la via dei tuoi comandamenti, perché hai dilatato il mio cuore.
2. Coro: Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti e la seguirò sino alla fine. Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge e la custodisca con tutto il cuore.
1. Coro: Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi, perché in esso è la mia gioia. Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti e non verso la sete del guadagno.
2. Coro: Distogli i miei occhi dalle cose vane, fammi vivere sulla tua via. Con il tuo servo sii fedele alla parola che hai data, perché ti si tema.
1. Coro: Allontana l’insulto che mi sgomenta, poiché i tuoi giudizi sono buoni. Ecco, desidero i tuoi comandamenti; per la tua giustizia fammi vivere. …
2. Coro: Sarò sicuro nel mio cammino, perché ho ricercato i tuoi voleri. Davanti ai re parlerò della tua alleanza senza temere la vergogna.
1. Coro: Gioirò per i tuoi comandi che ho amati. Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo, mediterò le tue leggi. Gloria ..

Lettore: Luca 22,39-46
Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all’angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».
Breve pausa di riflessione
Lettore: Filippesi 2,5-11
Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù,il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.
Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre
Breve pausa di riflessione
Lettore: La vera letizia
Lo stesso [fra Leonardo] riferì che un giorno il beato Francesco, presso Santa Maria [degli Angeli], chiamò frate Leone e gli disse: “Frate Leone, scrivi”. Questi rispose: “Eccomi, sono pronto”. “Scrivi – disse – quale è la vera letizia”. “Viene un messo e dice che tutti i maestri di Parigi sono entrati nell’Ordine, scrivi: non è vera letizia. Cosi pure che sono entrati nell’Ordine tutti i prelati d’Oltr’Alpe, arcivescovi e vescovi, non solo, ma perfino il Re di Francia e il Re d’lnghilterra; scrivi: non è vera letizia. E se ti giunge ancora notizia che i miei frati sono andati tra gli infedeli e li hanno convertiti tutti alla fede, oppure che io ho ricevuto da Dio tanta grazia da sanar gli infermi e da fare molti miracoli; ebbene io ti dico: in tutte queste cose non è la vera letizia”. “Ma quale è la vera letizia?”.“Ecco, io torno da Perugia e, a notte profonda, giungo qui, ed è un inverno fangoso e così rigido che, alI’estremità della tonaca, si formano dei ghiacciuoli d’acqua congelata, che mi percuotono continuamente le gambe fino a far uscire il sangue da siffatte ferite. E io tutto nel fango, nel freddo e nel ghiaccio, giungo alla porta e, dopo aver a lungo picchiato e chiamato, viene un frate e chiede: “Chi è?”. Io rispondo: “Frate Francesco”. E quegli dice: “Vattene, non è ora decente questa, di andare in giro, non entrerai”. E poiché io insisto ancora, I’altro risponde: “Vattene, tu sei un semplice ed un idiota, qui non ci puoi venire ormai; noi siamo tanti e tali che non abbiamo bisogno di te”. E io sempre resto davanti alla porta e dico: “Per amor di Dio, accoglietemi per questa notte”. E quegli risponde: “Non lo farò. Vattene al luogo dei Crociferi e chiedi là”. Ebbene, se io avrò avuto pazienza e non mi sarò conturbato, io ti dico che qui è la vera letizia e qui è la vera virtù e la salvezza dell’anima”.
Omelia:
Riflessione personale: “In virtù dell’obbedienza, imparerai ad amare. A rinunciare a te stesso per fare ciò che piace ai tuoi fratelli e a Dio, ad amare il tuo prossimo come te stesso e Dio al di sopra di tutto, ad andare d’accordo con gli altri per agire insieme in comunione di ascolto secondo il piano di Dio. Il Padre attende così la tua libera cooperazione al suo disegno d’amore. I tuoi fratelli aspettano la tua libera partecipazione alla comunione, in questo amore. Più obbedirai, più amerai. Più amerai, più la tua vita obbedirà. Amore e obbedienza si equivalgono. Quindi, se vuoi amare, sii obbediente.”
Provo a chiedermi:
Per me l’obbedienza è una idea o un atto?
Vedo nell’obbedienza un limite o la possibilità di esprimere meglio la mia libertà? Obbedisco perché devo o perché voglio?
Come mi confronto con il “Sta scritto” di Gesù? Il nemico ci spinge a credere che non è andare contro Dio se si fa ciò che si vuole: ma sarà proprio vero? Cosa vuole il Signore? Che diventi mio il suo volere liberandomi dal mio capriccio
Chiamato ogni giorno all’obbedienza in tante situazioni del vivere, mi trovo spesso ad obbedire per paura, o per amore?
Cerca di pensare maggiormente al fatto positivo dell’obbedienza.
Preghiamo insieme: Santa Maria, Donna Obbediente Santa Maria, donna obbediente,  Tu che hai avuto la grazia di “camminare al cospetto di Dio”,  fa’ che anche noi, come Te,  possiamo essere capaci  di “cercare il suo volto “. Aiutaci a capire che solo nella sua volontà possiamo trovare la pace. E quando Egli ci provoca a saltare nel buio per poterlo raggiungere, liberaci dalle vertigini del vuoto, e donaci la certezza  che chi obbedisce al Signore non si schianta al suolo, come in un pericoloso spettacolo senza rete, ma cade sempre nelle sue braccia.
Don Tonino Bello

Nel silenzio continuiamo la nostra riflessione personale.
Gesù è definito dalla Scrittura «l’obbediente». Il vero fondamento dell’obbedienza cristiana non è un’idea di obbedienza, ma è un atto di obbedienza; non è un principio («l’inferiore deve sottostare al superiore»), ma un evento; non è fondato su un «ordine naturale costituito», ma fonda e costituisce, esso stesso, un nuovo ordine; non si trova nella ragione, ma nel Kerigma e tale fondamento è che «Cristo si è fatto obbediente fino alla morte» (Fil 2,8 > nella riflessione personale è utile, a questo punto, riprendere l’inno del capitolo secondo della lettera ai Filippesi); che Cristo «imparò l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono» (Eb 5,8-9). Il centro luminoso da cui prende luce tutto il discorso sull’obbedienza nell’epistola ai Romani, è Rm 5,19 «Per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti». Per il Nuovo Testamento, l’obbedienza di Cristo non è solo il più sublime esempio di obbedienza, ma è il suo fondamento.

In che cosa consiste l’obbedienza di Cristo?
Da bambino obbedì ai genitori; poi, da grande, si sottomise alla legge mosaica, al Sinedrio, a Pilato … Ma San Paolo pensa all’obbedienza di Cristo al Padre. Quella di Gesù è presentata e considerata come l’antitesi di quella di Adamo. Si legge infatti nella lettera ai Romani «Come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti» (Rm 5,19; cfr 1 Cor 15,22). A chi disobbedì Adamo? A Dio. All’origine di tutte le disobbedienze c’è una disobbedienza a Dio e all’origine di tutte le obbedienze c’è l’obbedienza a Dio. S. Francesco dice che la disobbedienza di Ada della scienza del bene del male chi si appropria della sua volontà» (dalle Fonti Francescane). Si capisce allora in che cosa è consistita l’obbedienza di Gesù, nuovo Adamo. Egli si è espropriato della sua volontà, si è svuotato (ekénosen): «Non sia fatta la mia, ma la tua volontà», disse al Padre (Lc 22,42); e ancora: «Non sono venuto per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 6,38). Dice Sant’Ireneo: «il male è disobbedire a Dio e obbedire a Dio è il bene».

Quale posto ebbe l’obbedienza nella vita di Gesù?
«Mio cibo è fare la volontà del Padre» (Gv 4,34). L’obbedienza di Gesù Cristo al Padre si esercita soprattutto attraverso l’obbedienza alle parole scritte. Basti ricordare il «Sta scritto!» delle tentazioni nel deserto (Lc 4,4.8.12). Le parole di Dio, sotto l’azione attuale dello Spirito, diventano veicoli della vivente volontà di Dio e rivelano il carattere «vincolante» di ordini di Dio. Nel racconto del deserto delle tentazioni Luca, dopo aver detto che «il diavolo si allontanò» (Lc 4,12), introduce il ministero pubblico presso la sinagoga in Galilea «con la potenza dello Spirito Santo ». Lo Spirito Santo è dato a coloro che si sottomettono a Dio (At 5,32). Lo attesta anche San Giacomo: «Sottomettevi a Dio, resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi» (Gc 4,7). L’obbedienza di Gesù si esercita, in modo particolare, sulle parole che sono scritte di lui e per lui nella legge, nei profeti e nei salmi e che egli, come uomo, scopre a mano a mano che avanza nella comprensione e nel compimento della sua missione. Gli atti di obbedienza di Cristo dipendono dalla profezie. La grandezza dell’obbedienza di Gesù, oggettivamente si misura «dalle cose che patì» e soggettivamente dall’amore e dalla libertà con cui obbedì. San Basilio distingue tre disposizioni con cui si può obbedire: 1) per paura del castigo (schiavi); 2) per il premio (mercenari);3) per amore (disposizione dei figli). In Gesù è somma l’obbedienza filiale, anche nei momenti più estremi non si spegne mai il grido «Abba! »; «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato? » è l’esclamazione che tutti ricordiamo sulla croce (Mt 27,46), ma aggiunge subito «Padre nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46). Sulla Croce Gesù si abbandona a Dio che lo abbandonava nelle nostre mani. Il castigo che ci dà salvezza, la roccia della nostra salvezza. L’obbedienza è il tipo di fede necessario quando la parola rivelata non contiene tanto una verità di Dio da credere, quanto una volontà da compiere. L’obbedienza è una virtù positiva, non negativa o rinnegativa: la sua eccellenza tra le virtù è fatta derivare dall’eccellenza del bene al quale con essa si rinuncia, che è il bene della propria volontà: bene, questo, più grande delle cose esteriori, alle quali si rinuncia con la povertà, e del proprio corpo, al quale si «rinuncia» con la castità. Nella visuale biblica fare la volontà di Dio è più importante del non fare la propria volontà. La salvezza viene dal fare la volontà di Dio e non dal non fare la propria volontà. Nel Padre nostro noi chiediamo che «sia fatta la sua volontà» e, in questo, chiediamo la cosa positiva e non quella negativa. In Gesù si coniugano l’obbedienza e il sacrificio in modo da dire che ciò che Dio cerca nel sacrificio, è l’obbedienza. Il sacrificio della propria volontà è il mezzo per arrivare alla conformità con la volontà divina. Ci ha salvato non la morte di Gesù ma la sua obbedienza fino alla morte. Il Signore ci chiede obbedienza per aumentare la nostra fede (vedi Gn 22: Abramo sul monte Moira con Isacco). L’obbedienza è il sì nuziale della creatura al suo Creatore, obbedienza che prepara e anticipa già qui, anche se in modo ancora imperfetto, l’unione finale delle volontà che costituisce l’essenza della beatitudine eterna. Per il fatto che esistiamo manifestiamo l’immagine di Dio, ma è nell’obbedienza che ne manifestiamo anche la somiglianza. Somigliamo a Dio perché vogliamo ciò che vuole Lui.
P. Raniero Cantalamessa

Foto Assisi 150