Catechesi

Presentazione del libro: QUANDO SONO DEBOLE E’ ALLORA CHE SONO FORTE, Roma 15 Dicembre 2011


Durante il tempo di Avvento abbiamo proposto  una presentazione ed una vendita per beneficenza del nuovo libro di Santina presso l’Arciconfraternita dei Bergamaschi a Roma, in Via di Pietra 70.

Il quotidiano di Bergamo L’Eco di Bergamo il giorno 19 dicembre 2011 a pagina 18 ha dedicato una pagina intera all’evento. Ringraziamo di cuore il Dottor Emanuele Roncalli, Inviato speciale del prestigioso quotidiano, e attraverso di Lui il Dottor Gandola e tutta la redazione del giornale. Ecco il significativo testo di Roncalli:

Storia di Santina. Il dolore sprona la carità di popolo

È da sei anni sulla sedia a rotelle e da lì sprona iniziative di carità, già sfociate in opere concrete. Ora aiuta la realizzazione di una casa per suore e un dispensario a Watamu (Kenya). Lei è Santina Zucchinelli, 86 anni, di Bergamo. La sua storia è raccontata dal figlio, monsignor Luigi Ginami, della Segreteria di Stato vaticana. Sulla sua vicenda hanno parlato, all’Arciconfraternita dei Bergamaschi in Roma, padre Federico Lombardi e monsignor Vittorio Nozza. Il messaggio del cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato.

Bertone: l’essere madre di un prete l’ha resa prediletta dal Signore

Emanuele Roncalli

DI EMANUELE RONCALLI

Comunica con silenzi e sorrisi. È anziana, debole e disabile. Ma la sua sofferenza provoca e dalla sedia a rotelle sprona iniziative di carità, già sfociate in opere concrete a favore di poveri e bisognosi Lei è Santina Zucchinelli, 86 anni, di Bergamo.Nel 2005 un’operazione a cuore aperto, il coma, 9 mesi in rianimazione, il lento recupero. Da 6 anni è in carrozzina. Non ama i proclami e i suoi messaggi non cercano palcoscenici o megafoni, le bastano due occhi, uno sguardo: un silenzio assordante che dice tutto. La sua storia è raccontata dal figlio sacerdote, mons. Luigi Ginami, da anni impegnato agli Affari Generale nella Segreteria di Stato del Vaticano. Sull’anziana mamma ha scritto numerosi testi, editi anche all’estero – Stati Uniti compresi – che sono ora un diario personale, ora un racconto a quattro mani, ora un colloquio intimo e spirituale. Il sito www.fondazionesantina.org  ne racchiude numerosi stralci. Una scelta – quella di narrare la quotidianità di Santina – non per innalzare su un piedestallo l’esile figura di una madre malata, ma per far comprendere come dalla disabilità possa scaturire qualcosa di grande, perché per dirla con il titolo dell’ultimo libro «Quando sono debole è allora che sono forte». Attorno al tema del volume e dell’esperienza della sofferenza, l’Arciconfraternita dei Bergamaschi in Roma ha ospitato una serata di riflessione alla quale non hanno voluto mancare relatori di primo piano, da Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede a mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana, oltre al vaticanista Fabio Zavattaro. Ha condotto la serata Alessandra Armellini. Il card. Tarcisio Bertone ha fatto sentire la sua voce unendosi al ricordo della figura e della storia «di una donna di grande fede e di valore umano e spirituale – si legge nel messaggio del Segretario di Stato del Vaticano -. L’essere madre di un sacerdote l’ha resa particolarmente prediletta dal Signore e meritevole di un giusto riconoscimento”. Mons. Nozza nel suo intervento ha riproposto parole evangeliche e la parabola del granello di senape, il più piccolo tra i semi che diviene pianta più grande di tutte, ricordando come dai piccoli gesti possono nascere grandi opere. «La carità di popolo è possibile da tutti – ha detto riferendosi all’esempio di Santina – e la fede si rende operosa nella carità». Mons. Nozza ha rimarcato poi alcune pagine del libro di Ginami, come le testimonianze dei medici e degli infermieri che si sono presi cura di Santina «la cui sofferenza provoca gesti di speranza».

 

L'Eco di Bergamo 19-12-2011
L’Eco di Bergamo, 19-12-2011, pagina 18

 

«Bisogna volgere lo sguardo dal basso – ha ammonito -, dobbiamo metterci nella polvere delle nostre strade, guardare con la prospettiva degli esclusi, così come ha fatto Madre Teresa di Calcutta, la piccola matita di Dio». «Quello di mons. Ginami – ha esordito poi Padre Lombardi – è un libro singolare e personale, commovente, che ci fa partecipi del rapporto fra una madre disabile e il figlio prete. Qui emerge dirompente il tema della disabilità umana e al tempo stesso indica l’atteggiamento corretto e adeguato per andare incontro a disabili e anziani». «Ma questo volume – ha continuato il portavoce del Papa – è coinvolgente, per alcuni aspetti sconcertante, perché narra con trasparenza la quotidianità di Santina. Fa riflettere ed è adatto al tempo in cui viviamo: perché spesso i disabili sono emarginati e la cultura di oggi è incentrata più su altre cose. Quello del libro – e di Santina – è un messaggio forte e controcorrente ». E proprio alla madre di mons. Ginami ha poi rivolto la sua attenzione: «Lei è un’anziana debole, ma amata e apprezzata, quello del figlio è l’amore puro gratuito e disinteressato. Lei comunica con silenzi e sorrisi, sprigiona forza di spiritualità, è polo di attrazione e ristoro spirituale ». E P. Lombardi ha fatto tornare alla mente l’esempio di Giovanni Paolo II che è riuscito a comunicare con la sua sofferenza. «Ma Santina – ha concluso Padre Lombardi – è anche ispiratrice di rapporti e di iniziative di solidarietà ». Per questo ha invitato mons. Ginami ad allontanare i suoi dubbi, le sue paure quando pensa che le sue azioni – come l’accompagnare la madre in giro per il mondo facendo conoscere la sua storia – possano essere viste come un «accanimento terapeutico spirituale». Con il figlio, Santina – assistita da una donna peruviana, Olinda, suo angelo custode – ha compiuto una quarantina di viaggi da Oriente e Occidente (Lourdes, Gerusalemme, Mar Rosso, Grecia, Tunisia, Kenya per citarne alcuni) coprendo 100.000 km . Ha portato in ogni angolo del mondo la sua sofferenza e ha conosciuto quella degli altri. La sua presenza ha provocato il risveglio delle coscienze. Ha spronato gli animi. Ha contribuito a dare impulso a nuove iniziative di solidarietà. Mons. Ginami ha ricordato l’ultima intrapresa durante il recente viaggio in Kenya con Santina. È lì che hanno incontrato il parroco di Watamu e 250 bambini di un orfanotrofio: una comunità che ha ora bisogno di un alloggio per tre suore e una maestra, oltre a un dispensario più grande. Sono bastati i muti sorrisi di Santina a gettare in quella strada polverosa un altro seme di speranza. A provocare un nuovo gesto di carità.

Leggi e stampa l’articolo dal formato PDF cliccando qui sotto: L’Eco di Bergamo 19-12-2011

 

La sala del'oratorio
La sala dell’Oratorio dell’Arciconfraternita

 

Sede Arciconfraternita
La Chiesa dell’Arciconfraternita a Piazza Colonna – Via di Pietra 70 è sul retro

 

 

Ecco il cartoncino che indica lo svolgimento della serata, una serata alla quale hanno preso parte molte persone nella prestigiosa sede dell’Arciconfraternita dei Bergamaschi in Roma, in via di Pietra n. 70:

07 Invito Presentazione del Libro 15-12-2011

Cari Amici, vi è una bella sorpresa il Cardinale Tarcisio Bertone,  Segretario di Stato di Sua Santità, ha inviato  per l’evento della Presentazione del libro Quando sono debole è allora che sono forte un Messaggio autografo che ci onoriamo di pubblicare in questa pagina dedicata all’Evento. E’ un segno di viva cordialità e di vicinanza spirituale per il quale cordialmente ringraziamo Sua Eminenza, ecco il testo della Lettera:

presentazione libro

Dopo questa bella Lettera forniamo nella pagina il profilo dei tre relatori che presenteranno il libro.

 

Ecco il profilo dei tre relatori:

MONS. VITTORIO NOZZA

 

Nato il 2 settembre 1948 a Spirano della Parrocchia di Verdello (Bergamo), ordinato sacerdote il 30 giugno 1973. Direttore della Caritas diocesana dal 1986 al 1998; Responsabile promozione Caritas Diocesane e Formazione in Caritas Italiana dal 1998 al 2001. Direttore nazionale di Caritas Italina dal 2001, Membro del Pontificio Consiglio “Cor Unum” dal 2002, Cappellano di Sua Santità dal 2002. Indirizzo Caritas Italiana, Via Aurelia, 796 00165  Roma

Nomina della CEI. Don Vittorio Nozza nominato direttore Caritas Il Consiglio permanente della Cei ha nominato ieri don Vittorio Nozza, della diocesi di Bergamo, direttore della Caritas Italiana. Don Nozza succede a don Elvio Damoli (nella foto), che ha concluso il suo mandato. Il presidente dell’ associazione, monsignor Benito Cocchi, ha rivolto da parte dei vescovi italiani gli «auguri per l’ impegnativo incarico» a don Nozza, e ha sottolineato l’ «unanime apprezzamento» per il lavoro svolto da don Elvio Damoli in questi cinque anni. Pagina 20 (26 gennaio 2001) – Corriere della Sera

 

Guarda la relazione di  Mons. Nozza ci scusiamo per il difetto del video sulla parte destra:

 

Ecco il testo dell’articolato intervento del Direttore della Caritas italiana:

La cultura della carità di popolo
“Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami” (Mt. 13,31-32). “Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata” (Mt. 13,33). “Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: ‘In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri’” (Mc. 12,41-43).

1. Le opere di MISERICORDIA – le opere della carità di popolo.

‘Il piccolo’ è la nota caratterizzante la vita e il racconto della vita contenuta nel libro di Luigi Ginami ‘Quando sono debole è allora che sono forte’. Frequentemente si pensa che per avere una comunità cristiana a servizio dell’uomo si debbano:

▪         costruire opere,

▪         costituire e avviare gruppi di volontariato in risposta a specifici bisogni,

▪         avviare iniziative organizzate da sostenere nel tempo anche con impegni sempre più gravosi.

Certamente tutto questo doverosamente va fatto, quando risulta essere necessario. Ma la gran parte dei credenti non sarà mai nella possibilità e non sarà mai chiamata a fare queste cose. E allora dovranno delegare gli altri? L’esercizio della carità non è delegabile perché essenziale alla vita cristiana, così come il nutrirsi e il respirare non è delegabile perché essenziale alla vita. La Parola di Gesù ci indica in modo chiaro, semplice e dentro ogni momento e occasione della nostra vita quotidiana il che cosa concretamente va testimoniato. Il Signore dopo averci preavvertiti che alla fine della nostra vita ci dirà: “Io ho avuto fame…, io ho avuto sete…,” dice: “Ogni volta che avete fatto questo al più piccolo dei miei fratelli l’avete fatto a me”. Ed egualmente: “Ogni volta che non l’avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli non l’avete fatto a me” (Mt. 25). Occorre fermare seriamente l’attenzione su quell’avverbio temporale ‘ogni volta’. Questi passaggi del Signore vicino a noi non sono opere programmate e organizzate, non sono neppure programmabili: sono momenti, occasioni di vita scomodi, disturbanti, provocanti il nostro quieto vivere. E’ proprio a questi passaggi, a queste presenze del Signore che occorre dire di sì, e dire di sì ogni volta. In una società fortemente frastagliata, dove il frenetico vivere quotidiano non facilita l’incontro tra persona e persona, è necessario recuperare e intensificare questa molteplicità di piccole azioni perché solo attraverso di esse è possibile costruire la solidarietà del quotidiano, di base, la solidarietà delle relazioni corte che educa ed apre alla carità nel mondo, alla carità universale. Solo attraverso questa solidarietà di base è possibile segnare l’intera nostra esistenza di carità e quindi renderla linguaggio visibile, vivo per gli altri, scelta solidale e stile di vita. “La fede che si rende operosa per mezzo della carità” (Gal 5,6). Questo è il distintivo cristiano: la fede che si rende operosa nella carità. Ciascuno di voi è chiamato a dare il suo contributo affinché l’amore con cui siamo da sempre e per sempre amati da Dio divenga operosità della vita, forza di servizio, consapevolezza della responsabilità (Udienza Benedetto XVI – 24.11.2011). Scorrendo le pagine del Vangelo, restiamo colpiti dai gesti di Gesù: gesti che trasmettono la Grazia; gesti educativi alla fede e alla sequela; gesti di guarigione e di accoglienza, di misericordia e di speranza, di futuro e di compassione; gesti che iniziano o perfezionano una chiamata a seguirlo e che sfociano nel riconoscimento del Signore come unica ragione del presente e del futuro. Quella dei gesti, dei segni è una modalità connaturata alla funzione pedagogica della Caritas. Attraverso i segni concreti, infatti, voi parlate, evangelizzate, educate. Un’opera di carità parla di Dio, annuncia una speranza, induce a porsi domande. Vi auguro di sapere coltivare al meglio la qualità delle opere che avete saputo inventare. Rendetele, per così dire, «parlanti», preoccupandovi soprattutto della motivazione interiore che le anima, e della qualità della testimonianza che da esse promana. Sono opere che nascono dalla fede. Sono opere di Chiesa, espressione dell’attenzione verso chi fa più fatica. Sono azioni pedagogiche, perché aiutano i più poveri a crescere nella loro dignità, le comunità cristiane a camminare nella sequela di Cristo, la società civile ad assumersi coscientemente i propri obblighi (Udienza Benedetto XVI – 24.11.2011).

2. Le opere di MISERICORDIA impegnano a…

Servire ed educare al bene comune. L’educare al bene comune, che è opera di Chiesa, di “un cuore che vede” (DCE, 31b), impegna a percorrere alcune strade necessarie: la strada della scelta preferenziale dei poveri; la strada della destinazione universale dei beni; la strada della globalizzazione dei diritti; la strada di una nuova ‘città’, di un nuovo territorio, di una nuova politica. Poiché “L’amore sarà sempre necessario, anche nella società più giusta” (DCE).

Assumere la sfida di impastare emergenza e quotidianità.

Oggi c’è bisogno che prevalga una ‘pedagogia di fatti quotidiani’ che entrino tra le pieghe della società. L’esperienza delle piccole comunità radicate in un territorio ci consegna la concreta possibilità di promuovere la carità di popolo: una diffusa solidarietà di quartiere, contrada e condominio e una cultura dell’ospitalità fatta di ascolto, di sospensione del giudizio sulla diversità dell’altro, di simpatia e inclusione.

Amare il Sud del mondo.

Ci appare come una sorta di ‘emergenza quotidiana’, seppure nella consapevolezza che alcuni passi in avanti sono stati compiuti. Enorme è il vuoto che accompagna questi mondi in termini di informazione, formazione e politica. Grandi domande sono dentro le nostre comunità, anche nei contesti giovanili, in particolare sull’insostenibilità morale di questa tragica spaccatura tra i sommersi dalla fame e i salvati dallo sviluppo. Nodi aperti sulla globalizzazione e sulle grandi questioni planetarie.

A partire da questo scenario mondiale, quali sfide?

* La sfida dell’informare. Rinnoviamo lo slogan del ‘conoscere per amare’: l’impegno da portare avanti è combattere le banalizzazioni, i fraintendimenti, le culture dell’intolleranza, sia quando sono prodotti avanzati dell’industria della comunicazione che quando sono frutto delle paure, delle frustrazioni e dei luoghi comuni, entrambe da ascoltare evitando i soli comportamenti di condanna, ma da affrontare nel confronto forte, pacato e motivato.

*  La sfida dell’educare. È l’imperativo che ci dovrà accompagnare nei prossimi anni. Educare a nuovi stili di vita, personali e comunitari, nell’oggi e nel qui del nostro tempo; all’ecumenismo, al dialogo tra le religioni, all’interculturalità, alla pace; alla responsabilità, alla cittadinanza consapevole, alla mondialità, alla carità e fraternità.

* La sfida dello stimolare le istituzioni e dei difendere diritti dei più deboli. Le istituzioni rinnovino le loro scelte e i loro approcci per la promozione della pace internazionale; tengano alta la vigilanza sul commercio internazionale delle armi; rilancino le politiche sia di riduzione dei sistemi protezionistici dei commerci occidentali sia gli aiuti diretti allo sviluppo nei paesi più bisognosi.

In questo cantiere aperto il contributo dei credenti, sul piano etico e spirituale, culturale, economico e politico è essenziale per concorrere ad orientare il cammino dell’umanità, poiché:

▪         Lo ‘sguardo dal basso’, questo sguardo dei ‘piccoli della terra’ non si programma, ma accade. Non è un evento straordinario, per particolari categorie di persone. Ha a che fare con la vita di tutti i giorni. Mettiamoci dunque a terra, mettiamoci nella polvere delle nostre strade e in quelle del mondo: “avete occhi e non vedete”, continua a dirci l’itinerante maestro di Galilea.

▪         “Aveva occhi e vedeva”, è l’elogio più bello fatto a Madre Teresa di Calcutta da un acuto osservatore della vita come Pier Paolo Pasolini, che di lei ha scritto “Suor Teresa è una donna dall’occhio dolce, che, dove guarda vede e discerne”. Questo è molto diverso di tanta beneficenza che dà qualcosa “senza vedere” e quindi senza mai incontrare e illuminare veramente il volto e la storia dell’altro.

▪         Francesco, il poverello di Assisi, abbraccia il lebbroso amaro e ne ha in dono la dolcezza: “quello che prima, alla vista, pareva amaro mi fu convertito in dolcezza dell’anima e del corpo”. Francesco ha la chiara percezione che il lebbroso, l’escluso della polis, è brutto a vedersi, amaro ad abbracciarsi, ma sa che è portatore di una bellezza segreta.

▪         “Resta un’esperienza di eccezionale valore l’aver imparato … a guardare i grandi eventi della storia universale dal basso, dalla prospettiva degli esclusi, dei maltrattati, degli impotenti, degli oppressi e dei derisi, in una parola, dei sofferenti … Tutto sta nel non far diventare questa prospettiva dal basso un prender partito per gli eterni insoddisfatti, ma nel rispondere alle esigenze della vita in tutte le sue dimensioni; e nell’accettarla nella prospettiva di una soddisfazione più alta, il cui fondamento sta veramente al di là del basso e dell’alto” (Dietrich Bonhoeffer).

 

 

PADRE FEDERICO LOMBARDI S.J.

 

Federico Lombardi (Saluzzo, 29 agosto 1942)  è un gesuita e teologo italiano, attuale direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Dopo aver conseguito la laurea inmatematica , ha compiuto gli studi teologici in Germania.  Successivamente è stato collaboratore della rivista dei gesuiti de La Civiltà cattolica.  Nel 1984 è stato eletto provinciale dei gesuiti in Italia , carica che ha ricoperto finoal 1990.Nel 1990 diventa direttore dei programmi della Radio Vaticana, della quale è tuttora direttore generale. Dal 2001è anche direttore generale del CTV (Centro Televisivo Vaticano) .  L’11 luglio 2006, Papa benedetto XVI  lo ha nominato direttore dellaSala Stampa della Santa Sede, in sostituzione di Joaquin Navarro-Valls.   È nipote di Riccardo Lombardi, anch’egli gesuita, instancabile propagandista soprannominato “il microfono di Dio” , e del giuristaGabrio Lombardi.

Guarda la relazione di Padre Lombardi (prima parte nel video precedente). Ci scusiamo per il difetto del video sulla parte destra:

 

 

 

 

 

DOTT. FABIO ZAVATTARO

 

Fabio Zavattaro (Roma, 2  novembre 1952) è un giornalista italiano.  Dopo la laurea, ha avviato la sua carriera di giornalista professionista scrivendo per una piccola agenzia di stampa. Dal 1979, ha iniziato a collaborare con il quotidianoAvvenire   occupandosi inizialmente di cronaca e politica estera e quindi, dal 1983, dedicandosi all’informazione vaticana. È rimasto ad Avvenire  fino al 1991, raggiungendo la nomina di vicecaporedattore della redazione romana del quotidiano. Successivamente, è stato assunto in Rai, iniziando dalla radio, al GR2. Passa al Tg1 nel 1995, continuando ad occuparsi dell’informazione relativa alla Santa Sede. Quale inviato di Avvenire prima, e della Rai successivamente, ha seguito dal 1983 i viaggi del Papa, in Italia e all’estero, diventando uno dei vaticanisti italiani maggiormente accreditati. È stato il giornalista italiano più a contatto con la Santa Sede durante il periodo dell’agonia e della morte di Papa Giovanni Paolo II  I, così come per il conclave successivo, che nel 2005  ha visto l’elezione al soglio di Pietro del Cardinale Joseph Ratzinger, che ha assunto il nome di Benedetto XVI .

 

Guarda la relazione di Zavattaro (prima parte nel video precedente). Ci scusiamo per il difetto del video sulla parte destra:

 

GALLERIA FOTOGRAFICA DELL’EVENTO

Ed ecco le foto dell’evento raccolte nella seguente galleria:

« di 2 »

QUOTIDIANO IL TEMPO 23  DICEMBRE 2011

Sempre per parlare dell’evento è apparso un bell’articolo sul quotidiano di Roma Il Tempo  a pagina 45, ecco una riproduzione in Jpg

 

Il tempo 23-12-2011
Santina e Don Ginami in giro per il mondo con la fede

 

Il problema. La soluzione. L’affanno inganna e porta ipadreterni su strade obbligate, anguste e buie. Tristi. Poi c’è un’altra Via. Quella del Padreterno che don Luigi Ginami in «Quando sono debole è allora che sono forte» (edizioniVelar) racconta con centomila chilometri percorsi in giro per il mondo con la madre di 86 anni in carrozzina. Lei, Santina Zucchinelli, disabile silenziosa e sorridente dopo l’intervento a cuore aperto subìto sei anni fa. Lui. il figlio, impegnato nella segreteria di Stato del Vaticano, instancabile missionario della malattia miracolosa descritta in numerosi altri libri pubblicati anche all’estero. Miracoli di beneficenza e di salute ispirati da una donna che, attraverso i suoi diari, dimostra che nulla è impossibile a Dio. Durante la riflessione sul libro all’Arciconfraternita dei Bergamaschi in via di Pietra a Roma guidata da Alessandra Armellini, il messaggio del segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, fotografa ed esalta l’ordito: l’essere madre di un sacerdote l’ha resa particolarmente prediletta dal Signore e meritevole di un giusto riconoscimento. Madre e figlio(immaginate Sant’Agostino e le preghiere della madre affinché la strada si svelasse) impegnati ogni santissimo giorno a evocare la frase di San Paolo nella lettera ai Corinzi che dà il titolo al libro. Come può la debolezza essere manifestazione della forza? Accettando il disegno che Dio ha per ciascuno di noi, aiutandosi con quel diario interiore che Benedetto XVI invita a tenere per cogliere i segni dell’Assoluto nella nostra piccola vita. Presenza invincibile. Santina e il figlio scrivono diari di pellegrinaggi (quindici dal marzo 2008) che muovono le coscienze e portano quelle sopite in attesa di speranze ad agire controcorrente. Sostegno, ottimismo, carità, fede. Soluzioni fuori dal comune. Mente e cuore aperti alla certezza che il male costruisce recinti e prigioni mentre il bene è in finito. «La fede – sintetizza mons Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana – si rende operosa nella carità, l’unico atto possibile indistintamente a ogni uomo fonte di sollievo immediato e garantito. Come fa bene e fa riflettere vedere all’opera una donna anziana e disabile nel tempo in cui viviamo. «Un’azione sconcertante -secondo Padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede – in un mondo che spesso emargina i disabili ed è concentrato su altro. Altro da sé. Santina e Luigi, mentre camminano e scrivono, fanno zoom. Qualche dettaglio appare nel cuore di chi legge. Accade che il dispensario di un orfanotrofio per 250 ragazzi aMida in Kenia possa essere ristrutturato e ampliato. Con i soldi del libro.

Leggi l’articolo nel formato pdf: Il Tempo 23-12-2011