Emergenze

IRAQ: NAHIRI ED I FERITI DELL’ATTENTATO NELLA CHIESA DI BAGHDAD (31.10.2010)


Ringraziamo sentitamente Mons. Libero Andreatta e l’Opera Romana Pellerginaggi per avere avuto la possibilità di prendere parte ad un Gesto profetico che ci ha permesso di visitare l’Iraq e la chiesa di Nostra Signora del perpetuo soccorso a Baghdad nella quale furono uccisi il 31 ottobre 2010 decine di fedeli che partecipavano alla messa domenicale. Con la carità di Santina siamo stati vicini ad una piccola bambina di nome Nahiri che ha visto il massacro del padre e del fratellino di tre anni Adam. La bimba con altri 26 feriti è giunta in Italia ed è stata assistita ai tempi dalla carità di Santina. Riporto qui una relazione sul viaggio durato una settimana dal 12 al 19 dicembre 2013 preceduto da una mia pagina di un piccolo dossier elaborato da me nel dicembre 2010 e mai pubblicato.

 

 

Ieri sera, in un gravissimo attentato nella cattedrale siro-cattolica di Bagdad, ci sono state decine di morti e feriti, fra i quali due sacerdoti e un gruppo di fedeli riuniti per la Santa Messa domenicale. Prego per le vittime di questa assurda violenza, tanto più feroce in quanto ha colpito persone inermi, raccolte nella casa di Dio, che è casa di amore e di riconciliazione. Esprimo inoltre la mia affettuosa vicinanza alla comunità cristiana, nuovamente colpita, e incoraggio pastori e fedeli tutti ad essere forti e saldi nella speranza.

 

 

Davanti agli efferati episodi di violenza, che continuano a dilaniare le popolazioni del Medio Oriente, vorrei infine rinnovare il mio accorato appello per la pace: essa è dono di Dio, ma è anche il risultato degli sforzi degli uomini di buona volontà, delle istituzioni nazionali e internazionali. Tutti uniscano le loro forze affinché termini ogni violenza! (Benedetto XVI Appello in occasione della preghiera dell’Angelus, il 1° Novembre 2010) . Si avvicina il Natale 2010 e con queste pagine Santina ed io vi vogliamo lasciare i nostri auguri.  Siamo di fronte ad una autentica strage – come ha detto il Pontefice nel Suo Appello che avete letto sopra – ad un dolore al di là di ogni considerazione. Un dolore raccapricciate, che provoca il mal di stomaco e l’indignazione. Quattro ragazzi di 16 anni sono stati i responsabili di questa catastrofe, il 31 Ottobre 2010 una graziosa chiesa di Baghdad si è trasformata in un orribile mattatoio! Morte, ma non la morte pulita dei nostri ospedali: una morte sporca, una morte acida e che brucia non solo le vittime, ma soprattutto chi rimane in vita, vicino ai corpi crivellati da proiettili o dalle spaventose esplosioni dei bambini-suicidi. Il tutto perché si è cristiani: si è uccisi e torturati solo per quello, un odio che arriva allo strumento più alto ed estremo che è quello di morire per far morire altri, una pazzesca e grottesca caricatura di religione integralista che sposa l’odio come modo di espansione.

Ventisei di questi sopravvissuti sono giunti a Roma per le cure. Spinto dal dolore e dall’esperienza di Santina, che apre agli altri e che esige da me una sempre maggiore compromissione con il dolore degli altri, ho incontrato questi feriti. Mi sono messo alla loro scuola, non tanto con il desiderio di aiutare, ma con il desiderio di imparare da loro il centro della vita che si chiama Fede in Gesù crocifisso. L’idea è stata quella prima di tutto di ascoltare i loro silenzi, di ammirare nelle diverse giornate trascorse con loro, le loro amare lacrime, di entrare nei loro cuori e di provare un profondo disagio per l’accaduto. Quel disagio che sconvolge le viscere e che impone di riflettere, pregare e di fare silenzio e digiuno. Si deve entrare con garbo e rispetto nelle loro vicende, non si deve fare domande, si deve leggere i loro volti, assaporare le loro angosce e pregare! Solo dopo si possono regalare gesti di solidarietà anche economica, tutti che provvengono dai denari delle vendite del libro La Speranza non delude. Per una fortuita coincidenza, ho tra le mani una copia in arabo del mio libro e lo posso regalare anche a loro. Il dolore di Santina, diviene così per me una nuova molla per fare il salto verso un’umanità sempre più sofferente e angosciata, portando una barlume di speranza.Questo commovente dossier è il frutto del mio incontro con loro, sono i loro racconti, che potrebbero davvero servici per prepararci al Natale, un Natale di condivisione e di sobrietà, per rispetto di questo vicende, di servizio e di umiltà. Queste pagine nell’inchiostro nero con le quali sono scritte, nascondono il rosso fuoco del sangue versato dalle persone che qui scrivono e parlano con la loro tormentata storia di sofferenza e dolore.

Chi volesse approfondire il dossier può scaricare il file cliccando: Saydat al Nayat

 

GESTO PROFETICO DELL’OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI ALLA CASA DI ABRAMO

12 -19 DICEMBRE 2013

 

Sommario:

1. Le ragioni del pellegrinaggio

2. I partecipantI

3. Le tappe del pellegrinaggio

4. I doni benedetti dal Santo Padre

5. L’incontro con le comunità cristiane

6. L’incontro con le autorità religiose e civili

7. Il profilo archeologico e culturale

8. La dimensione spirituale

9. Il problema della sicurezza

10. Le prospettive del turismo religioso in Iraq

1. Le ragioni del pellegrinaggio

Su invito della Provincia di Thi-Qar e del Governo iracheno l’Opera Romana Pellegrinaggi (ORP), guidata dall’amministratore delegato e vicepresidente, Liberio Andreatta ha deciso di riprendere la tradizione, iniziata nel 1991, dei “gesti profetici”, cioè pellegrinaggi simbolici che richiamano con forza i segni biblici. Questa volta, a pochi mesi dalla canonizzazione di Giovanni Paolo II,  si è voluto portare a compimento un desiderio espresso nel 1999 dal pontefice polacco e mai realizzato a causa della guerra: il pellegrinaggio sulle orme di Abramo in Iraq. Il progetto è stato reso possibile grazie alla collaborazione di SudgestAid, società consortile, senza scopo di lucro, partecipata da agenzie pubbliche italiane che opera in Iraq in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri italiano.

 

 

Ecco la lettura del testo che sopra vi abbiamo proposto e che riguarda il massacro nella chiesa di Baghdad:

 

 

 

2. I partecipanti

La delegazione dell’ORP era composta da 20 partecipanti oltre il responsabile, monsignor Andreatta.

Di seguito l’elenco dei componenti:

– Mons. Luigi Ginami – Sacerdote della diocesi di Bergamo

– Sig.ra Antonella Cellini – Responsabile Organizzazione Tecnica dei Pellegrinaggi Biblici di ORP.

– Don Marco Valenti – Parroco in Roma. Rappresentante delle Parrocchie della Diocesi di Roma

– Don Gaetano Giovanni Biallo – Guida di Terra Santa. Rappresentante delle Guide degli Itinerari Biblici dell’ORP.

– Don Massimiliano De Luca – Responsabile Ufficio Pellegrinaggi dell’Arcidiocesi di Pescara – Penne e Rappresentante delle Diocesi della Regione Abruzzo.

– Don Marco Di Giorgio – Responsabile dell’Ufficio Pellegrinaggi dell’Arcidiocesi di Pesaro e Rappresentante delle Diocesi del Centro Italia

– Don Andrea Vena – Responsabile dell’Ufficio Pellegrinaggi della Diocesi di Concordia Pordenone e Rappresentante delle Diocesi del Nord Italia

– Don Vittorio Castagna – Responsabile dell’Ufficio Pellegrinaggi della Diocesi di Oppido Mamertina – Palmi e Rappresentante delle Diocesi del Sud Italia

– Valentina Caferri – Project Manager SudgestAid

– Maurizio Zandri – Direttore Generale SudgestAid

– Abrah Malik – Special Adviser SudgestAid

– Prof. Massimo Vidale, Archeologo Università di Padova

– Dott.ssa Sonia Mancini – Giornalista de “La7” e Addetta stampa dell’evento

– Giorgio Paolucci, quotidiano Avvenire

– Paolo Foschini, quotidiano Corriere della Sera

– Ignazio Ingrao, settimanale Panorama

– Luigi Ferraiuolo, giornalista Tv2000

– Dino Margutti, operatore Tv2000

– Emiliano D’Agostino, specializzato di ripresa Tv2000

– Cesare Martucci, fotografo ufficiale della Delegazione

 

3. Le tappe del pellegrinaggio

 

12-13 dicembre – Partito da Roma Fiumicino, tranne due giornalisti giunti da Milano, dopo uno scalo e una notte a Dubai, il gruppo giunge a Bassora, nel sud dell’Iraq, dove viene accolto molto calorosamente dal vescovo ausiliare di Baghdad, monsignor Shlemon Warduni (che è rimasto con il gruppo per tutto il viaggio), un delegato del sindaco di Bassora, una responsabile dell’ufficio del turismo del Governatorato di Bassora (che ha seguito il gruppo per tutta la visita), il responsabile della Investment Commission della regione del Thi Qar e altre autorità. Monsignor Andreatta ringrazia per l’accoglienza e spiega il senso del viaggio: un itinerario di pace e di preghiera, fino alla casa di Abramo, un gesto di vicinanza e solidarietà con le comunità cristiane che vivono in Iraq e un’occasione di dialogo con gli esponenti delle altre religioni. Dopo un primo scambio di opinioni del vescovo e delle autorità con i giornalisti, in una sala dell’aeroporto, il gruppo accompagnato dalla scorta raggiunge la sede del Governatorato di Bassora, dove l’attende il Governatore, Majed Al-Nasrawe. Nel colloquio, seguito dalla conferenza stampa (alla presenza dei principali organi di stampa ed emittenti televisive irachene) mons. Andreatta e il Governatore sottolineano il comune impegno alla conoscenza reciproca come via della pace. Per il Governatore, Bassora è un esempio di convivenza tra cristiani e islam. Questi concetti vengono ribaditi anche nel corso della conferenza stampa. Il gruppo si trasferisce quindi nella chiesa dei cristiani caldei, alla quale è annessa anche una scuola. Partecipa la comunità cristiana del luogo ma anche le autorità civili che hanno accolto la delegazione all’aeroporto. Dopo pranzo il gruppo parte per Nassiriya dove si giunge in serata. Ad attendere la delegazione in hotel c’è il Governatore di Nassiriya che si dichiara molto interessato a questo primo tentativo di “turismo religioso” nella sua regione e promette che farà di tutto affinché questa esperienza possa ripetersi accogliendo abitualmente pellegrini.

14 dicembre – Al mattino, ai piedi della Ziggurat di Ur si svolge la cerimonia con le autorità civili. C’è un folto pubblico e sono presenti televisioni e giornalisti di tutto l’Iraq. Prende la parola per dare il benvenuto alla delegazione dell’ORP l’imam sciita Mohammed Mahdi Al-Nasiri, parlamentare e figura di riferimento nel panorama politico religioso del Sud del Paese. Nel suo discorso l’imam sottolinea il tema della fratellanza tra le religioni, il comune impegno per la pace e il no deciso al terrorismo. Di seguito interviene monsignor Andreatta che spiega il senso di questo gesto profetico e fa il parallelo tra questo pellegrinaggio e il pellegrinaggio che, negli stessi giorni, compiono i musulmani sciiti diretti alla città santa di Kerbala. Intervengono anche altre autorità civili, come l’assessore alla cultura di Ur dei Caldei, l’addetta al turismo e altre figure istituzionali. La banda intona gli inni nazionali e altri brani musicali. Prima del congedo l’imam consegna a tutti i membri della delegazione dell’ORP un astuccio con alcune medaglie commemorative. Terminato questo momento pubblico, la delegazione dell’ORP, in processione e recitando il Santo Rosario si dirige alla Casa di Abramo che dista poche centinaia di metri dalla Ziggurat. Giunti sul luogo, dopo una spiegazione storico-archeologica del prof. Massimo Vidale, monsignor Andreatta concelebra la Santa Messa con gli altri sacerdoti della delegazione. Sulla strada del ritorno la delegazione viene fermata dai pellegrini sciiti diretti verso Kerbala che invitano spontaneamente i partecipanti a sostare e bere del tè in una delle tende lungo la strada, approntate per il ristoro delle famiglie musulmane in cammino. E’ un momento molto significativo e non programmato di incontro e condivisione del significato del pellegrinaggio tra fedeli cristiani e musulmani. Il pomeriggio è contrassegnato da tre appuntamenti molto significativi. Si comincia con la visita presso la moschea sciita di Nassiriya dove la delegazione incontra lo sceicco Mohamed Baqir Al-Nasiri. Condannato a morte dal regime di Saddam Hussein, lo sceicco ricorda le ingiustizie e le persecuzioni subite. Baqir invita a fare memoria delle sofferenze patite “nella patria del padre dei profeti, Abramo” e auspica che tutte le confessioni religiose rifiutino radicalmente ogni estremismo. Prende la parola il vescovo ausiliare di Baghdad, Shlemon Warduni ed esprime il desiderio che tutte le religioni camminino mano nella mano per edificare un Iraq unito. Un auspicio ribadito anche da monsignor Andreatta nel suo intervento. Lo sceicco risponde quindi ad alcune domande dei partecipanti alla delegazione. Il secondo appuntamento pomeridiano è alla Camera di Commercio di Nassiriya. Un luogo molto importante per gli italiani: durante il conflitto, al posto di quell’edificio si trovava infatti la Multinational Specialised Unit, cioè la base dei carabinieri di fronte alla quale, il 12 novembre 2003, saltò in aria un camion pieno di esplosivo uccidendo 19 italiani, tra civili e militari, e 9 iracheni. Nel piccolo giardino di fronte alla Camera di Commercio, monsignor Andreatta pianta un ulivo in ricordo di quella strage. E il giornalista di Avvenire, Giorgio Paolucci, dona al presidente della Camera Commercio, Abdulrazaq Al Zuheere una copia dell’ultimo libro scritto dalla giornalista Lucia Bellaspiga con Margherita Coletta (vedova del brigadiere Giuseppe Coletta, ucciso nell’attentato) intitolato “Nassiriya, fonte di vita” (ed. Ancora). Il presidente della Camera di Commercio mostra alla delegazione l’aula polifunzionale donata dal Ministero degli Affari Esteri italiano e descrive le iniziative di cooperazione del Governo italiano per favorire lo sviluppo delle imprese nella regione del Thi Qar. Il terzo e ultimo appuntamento della giornata si svolge presso l’Università: la delegazione dell’ORP incontra rappresentanti di tutte le religioni presenti nella regione, musulmani sunniti e sciiti, cristiani e persino alcuni esponenti dell’antica comunità religiosa dei “mandei”, di ispirazione gnostica. Molto apprezzato è l’incontro con l’esponente sunnita che parla con insolita apertura e cordialità con la delegazione. In verità questo è l’unico incontro con la fazione sunnita presente in Iraq, per tale motivo si conserva il testo del breve intervento (si veda appendice sotto)

 

15 dicembre – La delegazione lascia Nassiriya per dirigersi verso la regione delle paludi della provincia di Thi Qar. Giunta ad Al Chibayish, visita il mausoleo edificato nel 2010 per ricordare le vittime del regime di Saddam Hussein. Si sosta per un momento di preghiera. Quindi tutti i partecipanti raggiungono il vicino approdo per salire sulle piccole imbarcazioni guidate dai Ma’dan, gli arabi delle paludi. A bordo di queste imbarcazioni si visita la suggestiva area paludosa dove i Ma’dan si dedicano alla pesca e all’allevamento delle bufale. Il pranzo si svolge in una caratteristica capanna locale. Il pomeriggio è dedicato a un lungo trasferimento verso nord per raggiungere la città di Najaf dove si trascorre la notte.

 

16 dicembre – Al mattino la delegazione visita la moschea di Alì a Najaf. C’è una folla immensa di pellegrini che si dirige verso questa moschea, il secondo luogo santo dell’Iraq sciita dopo quella di Husayn a Kerbala. Siamo infatti nei 40 giorni di lutto che seguono la ricorrenza dell’Ashura che, per gli sciiti, fa memoria del martirio dell’imam Husayn, figlio di Alì, e dei suoi 72 seguaci. Il precetto per gli sciiti è di recarsi in pellegrinaggio a Kerbala, poco distante da Najaf, dove è conservata la tomba di Husayn. Sono 30 milioni i pellegrini che in questo periodo dell’anno si recano a Kerbala, non solo iracheni, ma anche iraniani, pakistani e provenienti da altri Paesi musulmani. Intere famiglie con bambini al seguito viaggiano a piedi, portando bandiere nere a lutto. Lungo la strada sono state erette delle grandi tende dove, gratuitamente, i pellegrini possono trovare riparo e ristoro. Quelli che cercano una destinazione relativamente meno affollata puntano su Najaf. La moschea di Alì è talmente piena di fedeli che solo una parte della delegazione riesce ad entrare per cercare di visitare la tomba. In una sala attigua, al riparo dalla folla, lo sceicco Diaa Aldin Zain Aldin, segretario generale della moschea, un’autentica autorità a Najaf e nel mondo sciita, riceve i partecipanti. L’argomento della conversazione è il dialogo tra le religioni: “Noi musulmani, come voi, fratelli cristiani, siamo responsabili di camminare sulla retta via. E, tra i doveri di coloro che camminano sulla retta via, c’è quello di non fare del male agli esponenti delle altre religioni”, afferma lo sceicco. Monsignor Warduni, a sua volta, sottolinea il valore di questa coincidenza del pellegrinaggio dell’ORP alla Casa di Abramo e del pellegrinaggio degli sciiti a Najaf e Kerbala. Monsignor Andreatta spiega il significato del gesto profetico dell’ORP, ricorda che la delegazione ha pregato intensamente in questi giorni per la pace in Iraq e si augura che altri pellegrinaggi dei cristiani possano seguire in futuro nel Paese. Lo sceicco dona a tutti i partecipanti libri sulla storia della moschea e sui principi dell’islam. Quindi la delegazione si sposta a Babilonia. In uno dei palazzi che erano utilizzati per le cerimonie di rappresentanza del regime di Saddam Hussein, e ora passati al nuovo governo, si svolge un incontro molto toccante con le famiglie cristiane del luogo, presieduto dal nunzio in Iraq e Giordania, Giorgio Lingua. Sono appena 20 famiglie, un quarto di quelle che c’erano dieci anni fa. La delegazione dell’ORP prega insieme con questa famiglie: si recita il Padre Nostro, ciascuno nella propria lingua, italiano ed aramaico. In un palazzo vicino, sulle rive dell’Eufrate, si pranza insieme con le famiglie cristiane. Raccontano una situazione di vita molto difficile, si sentono discriminati per l’accesso ai posti di lavoro pubblici, temono per gli attentati che minacciano la sicurezza di tutti, sono tentati di lasciare il Paese per raggiungere i loro connazionali negli Stati Uniti e in Europa. Tuttavia cercano di resistere, non vogliono abbandonare la terra dei padri, la culla delle religioni e delle civiltà. Nel pomeriggio la delegazione dell’ORP, accompagnata dalle autorità locali, visita la meravigliosa area archeologica di Babilonia intorno al palazzo di Nabucodonosor, con le preziose spiegazioni dell’archeologo Massimo Vidale. Purtroppo non c’è tempo per recarsi nell’altra area archeologica vicina, dove ci sono i resti della torre di Babele. La delegazione deve infatti raggiungere Baghdad, dove arriva in serata. Prima di ritirarsi in hotel a Baghdad, la delegazione sosta presso la sede della nunziatura dove il vescovo ausiliare Warduni concelebra la Messa con gli altri sacerdoti partecipanti. Al termine della celebrazione giunge anche il nunzio Lingua che offre un piccolo rinfresco e si intrattiene con i partecipanti descrivendo la situazione dei cristiani oggi in Iraq.

 

17 dicembre – E’ la giornata culminante del pellegrinaggio: la delegazione incontra le comunità cattoliche locali e visita le quattro cattedrali della città, recando i doni benedetti dal Santo Padre. La prima tappa è presso la cattedrale siro-cattolica, Nostra Signora della Salvezza, dove la delegazione viene accolta dal’arcivescovo Ephrem Yousif Abba Mansoor. Il parroco, padre Ansaar Safeed, racconta la tragica strage del 31 ottobre 2010, quando un gruppo di terroristi armati fece irruzione nella chiesa, durante la Messa domenicale, e prese in ostaggio i fedeli per ore. Quando le forze di polizia tentarono di intervenire per liberare gli ostaggi, i terroristi si fecero saltare in aria con le cinture piene di esplosivo. Morirono 45 fedeli, tra i quali anche un bambino di tre mesi e uno di tre anni. Anche il vescovo Warduni porta la sua testimonianza su quelle drammatiche ore. Accanto alla nuova chiesa è stato costruito un santuario che raccoglie le spoglie dei sacerdoti uccisi nell’attentato, i resti degli arredi e dei libri sacri imbrattati di sangue, i biglietti scritti dagli ostaggi mentre erano in mano ai terroristi. Si prega insieme nel santuario in ricordo delle vittime.La delegazione si reca quindi nella cattedrale dei cattolici di rito armeno, dove viene accolta dall’arcivescovo Emmanuel Dabbaghian che offre un piccolo rinfresco e accompagna la delegazione a visitare la cattedrale. La terza tappa è presso la cattedrale latina: ad accogliere i partecipanti al pellegrinaggio c’è l’arcivescovo Jean Benjamin Sleiman, con la comunità religiosa locale e i giovani studenti della scuola gestita dalla suore. I bambini eseguono i canti di Natale. La delegazione si affaccia quindi presso il nuovissimo centro sportivo, appena inaugurato, dono della Conferenza episcopale italiana.Si prosegue quindi per un incontro con Ammar Al Hakim, leader del partito sciita Isci, attualmente all’opposizione. La delegazione si reca successivamente presso il ministero degli affari religiosi, per un altro incontro con il responsabile del settore che si occupa dei rapporti con gli sciiti (la “Shiite Trust Authority”), Saleh Al Haiden. Nel corso dell’incontro si unisce anche il responsabile del settore dei cristiani. Segue il pranzo offerto dall’Autorità.Nel pomeriggio c’è la solenne celebrazione presso la cattedrale caldea di Baghdad, presieduta dal patriarca, cardinale Louis Raphael Sako. Concelebrano gli arcivescovi degli altri riti, il nunzio apostolico, il vescovo ausiliare e i sacerdoti partecipanti al pellegrinaggio. La Messa è animata dalla comunità locale. Al termine della funzione, monsignor Andreatta consegna i doni benedetti dal Papa e destinati alle quattro cattedrali della città.La cena è offerta dalla comunità caldea alla presenza del patriarca, degli arcivescovi, del nunzio, delle autorità civili e di rappresentanti delle comunità musulmane. Si chiude così la visita della delegazione dell’ORP a Baghdad.

18 dicembre – La delegazione lascia Baghdad e ritorna in Italia facendo scalo a Dubai.

 

4. I doni benedetti dal Santo Padre

 

Mercoledì 4 dicembre, prima dell’udienza generale, il Santo Padre ha incontrato la delegazione dell’ORP e ha benedetto i quattro doni che sono stati consegnati alle comunità cattoliche di Baghdad. Si tratta di una statua di Giovanni Paolo II destinata alla cattedrale caldea; un reliquiario con la reliquia di Giovanni Paolo II (una piccola porzione della veste intrisa di sangue che Wojtyla portava il giorno dell’attentato) per quella siro-cattolica; un’icona processionale opera dell’artista Maria Teresita Ferrari Donadei, che rappresenta da un lato Cristo pantocratore e dall’altro Maria Madonna della Passione, destinata alla cattedrale armena e infine una lampada della pace per la cattedrale latina. “Giovanni Paolo II non ha potuto visitare l’Iraq da vivo come avrebbe voluto a causa della guerra, vi giunge finalmente da santo con la sua statua e la sua reliquia”, spiega monsignor Andreatta.

 

5. L’incontro con le comunità cristiane

 

I due momenti culminanti del pellegrinaggio sono stati la visita alla Casa di Abramo e l’incontro con le comunità cristiane irachene duramente provate dalla guerra, decimate dall’emigrazione e intimidite dal susseguirsi degli attentati. Come descritto nel paragrafo 3 (“Le tappe del pellegrinaggio”), a Bassora, Nassiriya, Babilonia e Baghdad la delegazione dell’ORP ha incontrato e ha avuto continui scambi con i rappresentanti di queste comunità. La presenza del vescovo ausiliare di Baghdad, Shlemon Warduni, durante tutto il corso del viaggio ha favorito e arricchito l’incontro con i cristiani iracheni. La visita delle quattro cattedrali cattoliche di Baghdad è stato uno dei momenti più emozionanti del pellegrinaggio. Ogni incontro con queste comunità nelle diverse località dell’Iraq è stato contrassegnato da momenti liturgici molto partecipati e molto intensi, fino alla Santa Messa finale nella cattedrale caldea. Gli stessi fedeli di queste comunità, accompagnati dai loro vescovi e sacerdoti, hanno più volte sottolineato l’importanza di questa visita, che ha infuso in loro forza e coraggio. Le televisioni e i giornali iracheni hanno dato molta visibilità a questo pellegrinaggio e ciò ha rappresentato un contributo a rafforzare lo status di queste comunità in contatto con Roma. Pochi giorni dopo la partenza della delegazione dell’ORP, il governo iracheno ha riconosciuto il 25 dicembre come festa nazionale.

 

6. L’incontro con le autorità religiose e civili

 

Il dialogo ecumenico e quello interreligioso sono stati altri due aspetti qualificanti del pellegrinaggio. La delegazione ha incontrato esponenti delle diverse confessioni cristiane, musulmani sciiti e sunniti, persino rappresentanti dell’antica comunità religiosa dei mandei. Il dialogo con i leader islamici è stato molto intenso e, come descritto nel paragrafo 3 (“Le tappe del pellegrinaggio), è servito a ribadire con forza il comune impegno delle religioni nella lotta al terrorismo e nella costruzione di un futuro di pace per l’Iraq. I due momenti principali del dialogo con il mondo islamico sono stati l’incontro con lo sceicco Mohamed Baqir Al-Nasiri presso la moschea di Nassiriya e con lo sceicco Diaa Aldin Zain Aldin, segretario generale della moschea di Najaf. Molto significativo anche il momento in cui, spontaneamente, un gruppo di pellegrini sciiti diretti a Kerbala, ha fermato la delegazione dell’ORP per invitarla a sostare in una tenda lungo la strada.

Le autorità civili hanno seguito con molta attenzione questo pellegrinaggio. Da segnalare, in particolare, gli incontri con i governatori di Bassora e di Nassiriya, gli esponenti del parlamento iracheno, il responsabile della Investment Commission del Thi-Qar, espressione di una grande attenzione del tessuto amministrativo e governativo iracheno a questa esperienza. Tutti si sono impegnati a fare il massimo per favorire l’accoglienza di altri gruppi di pellegrini dall’Italia, in un prossimo futuro. Il Governatore di Nassiriya, regione dove sorge la Casa di Abramo a Ur, ha esaminato con la delegazione dell’ORP le iniziative da intraprendere per predisporre l’accoglienza dei pellegrini già nei prossimi mesi se la situazione generale del Paese lo consentirà. Le autorità irachene hanno mostrato la chiara volontà di voler sostenere il turismo, in particolare quello religioso, quale importante risorsa per l’economia nazionale.

 

7. Il profilo archeologico e culturale

 

La ziggurat e la casa di Abramo a Ur, il palazzo di Nabucodonosor, la torre di Babele, le paludi della provincia del Thi-Qar, le rive del fiume Eufrate, sono aree dal profondo interesse storico e naturalistico, sicuri punti di forza per lo sviluppo del turismo, non solo religioso, in Iraq. La presenza nella delegazione dell’archeologo Massimo Vidale, che può vantare una lunga esperienza di scavi in Iraq e in Iran, è stata molto utile per valorizzare l’aspetto archeologico di questo pellegrinaggio. La visita infatti è stata sempre accompagnata dalla lettura delle pagine bibliche che citano quei luoghi. Il Giardino dell’Eden, la città e la casa di Abramo ad Ur dei Caldei, la torre di Babele, la città di Babilonia, il Palazzo del re Nabucodosor, ricordati nella Bibbia, si svelano agli occhi del visitatore aiutandolo a contestualizzare meglio anche i passi della Sacra Scrittura. Certamente si tratta di luoghi e di scavi archeologici che andrebbero assai meglio valorizzati e custoditi dalle autorità irachene. Ma i Governatori, così come i vari responsabili delle autorità in campo turistico e amministrativo, hanno confermato alla delegazione dell’ORP l’impegno a tutelare e promuovere meglio questi luoghi, già a partire dai prossimi mesi, grazie a opportuni stanziamenti.

 

8. La dimensione spirituale

 

La dimensione spirituale è stato un aspetto caratterizzante molto intenso e profondo di questo pellegrinaggio. La Messa quotidiana, i frequenti momenti di preghiera con le comunità cristiane incontrate, la lettura dei passi biblici nei luoghi visitati hanno contribuito a dare una significativa impronta spirituale a questo viaggio. Una scelta che è stata molto apprezzata dai partecipanti. Il Rosario e la Messa presso la Casa di Abramo, la preghiera nel santuario dedicato alle vittime della strage dei cristiani nella chiesa di Nostra Signora della Salvezza a Baghdad, la celebrazione finale nella cattedrale caldea di Baghdad sono stati momenti di profondo raccoglimento e di spiritualità che hanno fatto di questo pellegrinaggio un’importante esperienza di fede e di condivisione. Anche il profilo del dialogo ecumenico è stato indubbiamente arricchito da questi momenti.

 

9. Il problema della sicurezza

 

Il timore degli attentati, così come un’oggettiva recrudescenza delle turbolenze interne in vista delle elezioni parlamentari del prossimo 30 aprile, hanno consigliato di accompagnare l’itinerario della delegazione dell’ORP con la presenza, discreta ma professionale, di una scorta permanente, garantita dalle autorità irachene. Il convoglio della delegazione, costituito da automobili e pulmini, è stato sempre scortato da agenti locali. Le autorità di polizia di ciascuna regione attraversata dal pellegrinaggio prendevano in consegna la delegazione e la scortavano in ogni spostamento. Controlli di sicurezza erano garantiti anche all’ingresso di ciascuna delle funzioni religiose celebrate nelle chiese cristiane e, come di consueto, gli stessi luoghi di culto erano posti sotto la protezione delle forze dell’ordine. La presenza della scorta non ha tuttavia impedito gli incontri e gli appuntamenti previsti dal programma del pellegrinaggio, anzi ha reso più rapidi e spediti gli spostamenti da un luogo all’altro.

 

10. Le prospettive del turismo religioso in Iraq

 

Al termine di questo pellegrinaggio la domanda è se si tratta di un’esperienza che si può ripetere e aprire in maniera stabile a gruppi di pellegrini che vogliano ripercorrere le orme di Abramo. In particolare rappresenterebbe un utile completamento degli attuali pellegrinaggi in Giordania. Per le comunità cristiane in Iraq sarebbe certamente un grande aiuto e una straordinaria fonte di speranza. Le autorità civili irachene sono molto interessate allo sviluppo del turismo, a cominciare da quello religioso, e pertanto si sono dichiarate disponibili a mettere a disposizione tutto ciò che occorre per poter realizzare questi pellegrinaggi. L’offerta, dal punto di vista alberghiero, è ancora piuttosto limitata ma c’è l’impegno, da parte delle autorità locali, di migliorarla in breve tempo. Lo stesso dicasi per la gestione dei siti archeologici. L’incognita principale resta, come è noto, quella della sicurezza. Tema sul quale è molto sensibile anche il Ministero degli Affari Esteri italiano. L’avvicinarsi delle elezioni parlamentari, previste il 30 aprile, insieme con il conflitto in Siria influiscono certamente sulla stabilità dell’area. La conferenza di Ginevra e lo svolgimento della tornata elettorale potrebbero tuttavia consegnare, nella tarda primavera, un quadro più chiaro e più stabile dell’Iraq. In questo contesto l’ipotesi di proporre a gruppi limitati e selezionati l’esperienza del pellegrinaggio sulle orme di Abramo, in abbinata a quello in Giordania (tagliando fuori, magari per il momento, la stessa città di Baghdad) potrebbe essere praticabile. E sarebbe certamente un modo per lasciare meno soli i cristiani che vivono nella terra dove tutto è iniziato. L’Opera Romana Pellegrinaggi è pronta a raccogliere questa sfida senza tuttavia voler assolutamente mettere in pericolo l’incolumità di quanti le si affidano per arricchire la propria esperienza di fede con un pellegrinaggio.

 

APPENDICE

Traduzione del discorso del rappresentante sunnita in Iraq.

 

Nel nome di Dio, il Clemente e Misericordioso.

Ogni lode è per Dio, il Signore dell’Universo, e pace e benedizione su Muhammad, il sigillo dei profeti, sulla sua famiglia ed i suoi compagni.

Così come la pace, la grazia divina e le benedizioni siano con tutti voi.

Il nostro Signore, Glorioso ed Altissimo, rivelò al suo Messaggero il seguente verso: “O gente del Libro[1], venite ad un accordo equo fra noi e voi, decidiamo cioè di non adorare che Dio e di non associare a Lui cosa alcuna, di non sceglierci fra noi padrone alcuno che non sia Dio. Se poi non accettano dite loro: testimoniate almeno che siamo completamente sottomessi alla volontà di Dio[2]. Questo prezioso passo coranico apre le porte ad uno scenario di possibile convivenza tra individui appartenenti a confessioni religiose diverse sulla base del principio di adorazione del Dio Unico, a cui nulla può essere associato, e sulla base del rispetto dei principi che regolano la vita dell’uomo, inseguendo il bene reciproco e favorendo l’interesse dell’umanità.

La religione islamica impone l’osservanza dei principi di equità e giustizia in tutte le sfere dell’esistenza umana (anche a livello prettamente teologico), dato che è assolutamente vietato fare distinzioni tra i diversi profeti, così come recita il seguente verso coranico: “Il Messaggero di Dio crede in ciò che gli è stato rivelato dal suo Signore e così tutti i credenti credono fermamente in Dio e nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri e nei suoi messaggeri. Essi professano: non facciamo distinzione alcuna fra tutti i Messaggeri che Dio ha inviato, e dicono: abbiamo udito ed obbediamo; perdono, o Signore, poiché tutti a te ritorniamo[3].

Da qui nasce il nostro comune dovere, o fratelli, ossia quello di alimentare la nostra speranza e di diffondere la cultura del dialogo reciproco e della convivenza partendo proprio dalle case e dalle scuole, in modo che i nostri figli e le generazioni successive possano abituarsi alla convivenza, al mutuo rispetto, alla fiducia reciproca, al dialogo interreligioso ed al bene dell’umanità fin dalla più tenera età e liberi da ogni sorta di pregiudizio.

La pace sia con voi.


[1] Col termine “Gente del Libro”, la giurisprudenza islamica si riferisce ai fedeli di quelle religioni che fanno riferimento a testi ritenuti di origine divina dallo stesso Islam, ovvero la Tōrāh per gli ebrei, il Vangelo per i cristiani, l’Avesta per gli zoroastriani o il Veda per gli induisti.

[2] Corano, Sura III, versetto 64.

[3] Corano, Sura II, versetto 285.